Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Loano, commosso addio al caro Enzo


Il parroco che ha celebrato le esequie funebri, in una chiesa assai affollata, ha ricordato: “…la fede ci aiuta ad essere più buoni…”. Come non riflettere che tutto ha una fine e per la tradizione cristiana è utile pensare più all’anima che all’edonismo pagano e alle frivolezze del consumismo. Enzo Cappelluto ormai dovrà vedersela con il Padreterno dei credenti, giudice Supremo, mentre, sulla terra, ai suoi cari, agli amici, a chi lo stimava mancherà il suo sorriso affettuoso, amabile, benevolo, spontaneo, dolce e gentile. Passati gli anni della gioventù, della spensieratezza, Enzo sapeva essere modesto, accomodante, generoso, tenace, appartenendo ad un ceto sociale non comune. Non è casuale se mai prima d’ora molti esponenti del mondo imprenditoriale savonese si sono ritrovati a Loano, in segno di stima a chi se n’è andato, si sono stretti ai cari parenti che lo piangono: dalla vedova Franca Roveraro visibilmente provata, pallida, dimagrita, sguardo spento e malinconico, tristezza, sinonimi di un dolore resistente ed inguaribile, alle figlie non più ragazzine, con la responsabilità di mamme e di aziende che papà aveva creato.

Il fotorepoter veterano di questa provincia, Silvio Fasano, in sella da 55 anni, non ha voluto mancare neanche in questa circostanza. Ho voluto, con il suo lavoro di volontario, dare testimonianza ai presenti e alle future generazioni  di un avvenimento luttuoso e di  significativa partecipazione. Saranno le figlie, i nipoti a raccontare e tramandare chi era papà e nonno Enzo. Cosa è stato capace di realizzare nella vita con l’obiettivo di nuovi traguardi, nuove ambiziose mete. Con la tenacia, l’intraprendenza, lo spirito di iniziativa; la scommessa con il rischio, tra successi ed immancabili delusioni, qualche amarezza. Un bilancio materiale ed umano positivo, si direbbe. Nipoti che potranno narrare cosa ha rappresentato, per loro, nonno Enzo, con le sue premure, le sue ansie, le sue carezze, animo buono, preoccupato ed attento nel volerli felici e sereni, educati non solo alle coccole, far tesoro dei valori che si imparano da adolescenti e si possono praticare da adulti.

Enzo mancherà ai suoi diletti famigliari (certamente anche al figlio primogenito che vive a Milano, nato prima del  matrimonio e che non può essere considerato alla stregua di disgrazia, tanto meno un fardello ingombrante); mancherà alla comunità loanese come accade ogni volta che perde uno dei suoi ‘figli migliori e benemeriti’, rappresentativi di una Loano che sa operare ed essere orgogliosa. Enzo non è andato all’estero a godersi le sue fortune, successi e conquiste imprenditoriali; ha investito e si è prodigato, magari ha sofferto, ha lottato, per quel benessere personale che va di pari passo con chi sa creare sviluppo, posti di lavoro, ricchezza.

Tra i presenti, uomini d’affari anche noti per il loro passato e presente, professionisti,  semplici cittadini, il sindaco Pignocca, il suo vice Lettieri, Angelo Vaccarezza. I più hanno staccato la spina dal mondo che li aveva visti impegnati, spesso protagonisti o citati dalle cronache locali.

Enzo, con i suoi 74 anni compiuti, ha continuato a restare sulla plancia di comando finchè le forze e la salute hanno tollerato, alle prese con nuove sfide, con le preoccupazioni che si incontrano lungo il cammino di una esistenza attiva. Chissà se avrebbe immaginato che nel suo ultimo viaggio verso un aldilà ignoto, sarebbe stato ‘onorato’ da tanti amici, amiche; tutti uguali quando siamo rinchiusi in quella bara che ci accomuna. Resta per ognuno di noi l’eredità dei sentimenti, di quella riconoscenza che può accompagnarci nei secoli a venire. Enzo riposa e ringrazia chi c’era e chi l’ha ricordato anche solo per una manciata di secondi, salutandolo col cuore. A cominciare dal quel cronista ormai vecchietto che l’aveva incontrato, la prima volta, da giovanissimo corrispondente del Secolo XIX, nel ‘vecchio’ porticciolo turistico di Loano. Una serata di allegria, un brindisi sulla ‘dimora’ galleggiante. La sorte gli dato la precedenza, in attesa che in incognito chiami anche noi. (luc.cor.)

 

 


S.Fasano

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