Nessun trionfalismo per una notizia data in esclusiva da trucioli.it (blog montanaro) sulla messa in vendita della montagna di Monesi (esclusa la zona edificata) di proprietà dei fratelli Terenzio ed Enrico Toscano. Solo l’orgoglio professionale di non perdere la presa sulla ‘piccola Svizzera’ che tanti trombettieri decantano a parole, nei fatti campa cavallo. Le 16 mila visite a trucioli.it raggiunte fino ad oggi dimostrano quanto esteso sia l’interesse dei cittadini, liguri e piemontesi o magari dall’estero, per la sorte di un nome che è storia, con un passato di locomotiva di due intere vallate: Arroscia e Alto Tanaro. E dietro l’angolo avanza in uno dei tanti ‘silenzio stampa’ lo spettro che anche nella prossima stagione sciistica non si possa raggiungere Monesi ( via San Bernardo di Mendatica) perchè la ‘variante’ all’abitato della vecchia Monesi, incontra difficoltà e dunque va a rilento. Sarebbe un’altra sciagura. Mentre arriva la buona novella che è tornata transitabile, da mercoledì, la Monesi – Limone anche sul versante imperiese. Il presidente della Provincia Natta merita un plauso convinto.Il Secolo XIX del 7 luglio, a firma del corrispondente Ino Gazo, titola: “ La Valle Arorscia reclama aiuti. Obiettivo: sopravvivere al futuro. Per ridare vita alle aree depresse servono 9 milioni di euro. Patto tra sindaci a Pieve di Teco. Presto l’incontro con la Regione”. Nessuno cita Monesi, nessuno cita che se Marco Scajola, potente ed ascoltato assessore regionale forzitaliota, firma 78 annunci dell’ufficio stampa per aiutare i ‘poveri’ ed abbandonati proprietari di stabilimenti balneari della Liguria a vincere la battaglia contro la Bolkestein, non resterà sordo a quelle aree dove da piccolo trascorreva l’infanzia estiva con la nonna. E papà Alessandro, onorevole democristiano, benemerito ex vice presidente Carige, ha comprato e venduto l’alloggio a Monesi di Triora negli anni giusti, prima che arrivasse il deserto. Basterebbe invogliare qualche migliaio di bagnanti nel mare verde dell’entroterra per risolvere qualche problemino di sopravvivenza.
Il Comune di Mendatica si è mosso facendo del suo meglio, la Provincia assicura abbia fatto altrettanto e così pure la Regione che può contare sull’appoggio di tre big imperiesi, tutti in giunta (Viale, vice presidente e leghista Doc, Scajola FI, Berrino FD è lui l’assessore ai Trasporti, alla Promozione turistica e al marketing territoriale). Le nostre fonti solitamente informate descrivono questa situazione. La ‘bretella’ è stata ‘progettata’ di 3 metri di larghezza e ha avuto il consenso di tutti i titolari delle aree interessate. E’ sorto un primo problema sulla ‘proprietà’ della strada, se è provinciale come la n. 100 franata, occorre prevedere la larghezza di legge di 10 metri, in quel caso un cittadino originario di Mendatica, ma residente del comprensorio di Pieve di Teco, si sarebbe messo di traverso: ” Tre metri va bene, dieci metri no, fate l’esproprio”. E qui entrerebbero in ballo possibili tempi lunghi della causa, seppure accelerata quando c’è di mezzo l’interesse pubblico. Si aggiunga che la variante interessa terreni da decenni abbandonati e dove gli avi seminavano grano, avena, patate. Di fronte a questa problematica, la Provincia si sarebbe detta disposta a rinunciare alla sua giurisdizione su tutto il tratto di strada fino all’abitato di San Bernardo, in quel modo l’opera già finanziata con 500 milioni della Regione, questo l’annuncio stampa di due settimane fa, potrebbe ricadere nella totale competenza del Comune, rimanere nei tre metri, dunque senza l’ostacolo dell’unico privato (pure simpatizzante leghista) che si metterebbe di traverso. In tutto questo però il fattore tempo gioca un ruolo importantissimo.
Nonostante nelle sue dichiarazioni, Marino Armondi, titolare di Noir Srl la società che ha in appalto dalla Provincia di Imperia gli impianti sciistici, continui a ripetere il concetto di “Monesi come grande opportunità per rilanciare il comprensorio”, non ha finora speso una parola, forse per scaramanzia, sul rischio che non si arrivi in tempo a ‘sfruttare‘ la prossima stagione invernale, augurando tutti copiose nevicate. Eppure non è un aspetto di poco conto, è un’urgenza di assoluta priorità e tutti, diciamo tutti, dovremmo essere impegnati affinchè siano superate tutte le pastoie burocratiche e non.
Ferruccio Dardanello, presidente della Camera di Commercio di Cuneo, intervistato da Imperia Tv nei giorni del convegno brigasco, a Upega, dice di essere “fiducioso e ottimista per natura, è il mio Dna”. E ha aggiunto: “Il futuro delle Alpi del Mare ci regalerà pagine importanti per dare finalmente prospettive ai giovani, mentre l’Europa ci aiuta”. Dardanello che è stato presidente delle Camere di Commercio italiane, fa molto affidamento sul ‘bollino Unesco’ per le Alpi del Mare, il cui iter è in corso e si dovrebbe concludere entro l’anno. “Questo riconoscimento – ha rimarcato – ci regalerà occasioni interessanti per dare prospettive di lavoro alle nuove generazioni. Non è più un sogno. L’agricoltura dei monti – sic ! ndr– è un paniere unico al mondo, lavoreremo per un trend che può offrire prodotti unici, quali il tartufo, il vino, i funghi; ci sono eccellenze con certificazioni di qualità, con la certezza di provenienza dei prodotti, bisogna far presto, servo un progetto complessivo“.
E l’intervistatore Andrea Pomati, capo redattore di Imperia Tv, collaboratore de La Stampa ed Il Secolo XIX, considerato il principe dell’informazione ponentina, già intravvede per queste terre da decenni abbandonate “un ritorno all’economia agricola, alla campagna e forse grazie ai giovani anche alla pastorizia”. Ha parlato di “patrimonio Unesco- Alpi Liguri alla stregua di un’azienda meravigliosa che può tornare a far crescere la Valle Arroscia e la provincia di Imperia”. Se lo sostiene un giornalista esperto della sua caratura bisognerebbe credergli. Del resto il suo editore, il cav. Francesco Zunino, dice di “amare la montagna imperiese più di ogni altra cosa e nonostante le colpe e le incapacità dei politici, intravvedo con la nostra collaborazione televisiva grandi opportunità di ripresa…”.
L’augurio è non si tratti solo di ‘sponsorizzare’, anche grazie agli introiti pubblicitari, le sagre e feste di paese, che nonostante tutte le buone volontà del mondo non hanno finora creato un posto di lavoro in più, né si sono viste riaprire strutture alberghiere ricettive, le sole capaci di creare posti di lavoro, attrarre correnti turistiche. Eloquente il caso di Cosio d’Arroscia dove dopo la chiusura di Ilva il paese è rimasto senza un albergo, ha un ristorante dei fine settimana molto apprezzato per la qualità dei menù ed un agriturismo. Qui è attiva una Pro Loco che da Imperia Tv propaga fiducia, impegno, strategie vincenti, coesione sociale. Ogni tanto sarebbe giusto fare un bilancio dei risultati socio economici. Il sindaco di Cosio ha spesso parlato in Tv di promozione utile a spingere giovani coppie a scegliere come dimora il paese, ospitare nuove famiglie con bambini. Non conosciamo i traguardi raggiunti sul fronte immobiliare. Speriamo di non ritrovarci con qualche delusione, con la chiusura degli eroici titolari di negozi di alimentari, bar e tabacchi.
Non mancano, a torto o ragione, neppure le cassandre e di recente avevano diffuso notizie ‘allarmistiche’ sulla Limone – Monesi, definita molto pericolosa dopo la tragedia dell’auto francese precipitata nel burrone, con due anziane donne morte, c’è chi invoca via Facebook la chiusura. Chi ha scritto la notizia sul Secolo XIX e La Stampa, chi ha ascoltato Imperia Tv, gli organi di informazione più seguiti e letti, oltre ai giornali on line, ha appreso che a dare l’allarme dell’incidente, testuale “era stato un agente di polizia penitenziaria fuori servizio, Giacomo Romeo, in forza al carcere di Sanremo, che stava transitando in motocicletta”. Sarà anche così, ma forse c’è un difetto di ‘fonti di informazione’ se a trucioli risulta una versione piuttosto divergente. Spieghiamo perchè, proseguendo nelle lettura degli articoli ‘autorevoli’, firmati da colleghi professionisti: ” Sulla Toyta Land Cruiser precipitata nel dirupo, con un volo di una sessantina di metri, viaggiavano infatti in cinque, tutti pensionati che avevano deciso di fare una gita….Si sono salvati quelli rimasti nell’abitacolo che, intrappolati e gementi, hanno dovuto attendere l’arrivo dei soccorritori per essere estratti da ciò che restava dell’auto….I feriti sono una donna francese di 64 anni ed un uomo di origini italiane di 83 anni, entrambi trasportati a bordo dell’elicottero, trasferiti all’ospedale Santa Corona ed un terzo occupante nell’ospedale Santa Croce di Cuneo….”.
Le fonti del Comune di Briga Alta e dall’ospedale Santa Corona danno una versione piuttosto diversa. La Toyota, a trazione integrale, era condotta da un 83 enne; ad un centro punto hanno incrociato un’altra vettura proveniente da Limone e diretta a Upega. Dove c’era la deviazione obbligatoria, nonostante gli stessi giornali avessero annunciato l’avvenuta inaugurazione della Limone – Monesi per il 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, riparata dalla frane. Cosa che non era vera in quanto il tratto finale verso Monesi, nelle proprietà dei fratelli Toscano, era ancora interessato da frane consistenti ed occorrevano lavori di un certo impegno assegnati ad una ditta di Nava.
Un occupante del Fuori strada francese, è sceso per facilitare la manovra tra le due auto. Pare esclusa la retromarcia, semmai l’accostamento al ciglio-strada. Cosa è poi accaduto ? Lo racconta il testimone francese: “Terminata la manovra, l’auto che abbiamo incrociato ha proseguito regolarmente, io attendevo di risalire sulla nostra vettra quando la ruota posteriore sinistra, ma forse anche quella anteriore con le marce automatiche innestate, ha iniziato a ‘perdere presa’ e scivolare. E’ stato un attimo, davanti a me il vuoto, l’auto carambolava…è sopraggiunto un motociclista …. io davo l’allarme…una scena terribile..poi i soccorsi, ero sotto choc….“.
Dunque pare escluso un guasto al sistema frenante, semmai una disattenzione, accostandosi troppo ai limite di sponda e quando si è trattato di ripartire le trazione integrale ha portato la vettura ha perdere la presa e precipitare.
Si è scritto, nei giorni successivi, che la Monesi – Limone è pericolosa ed andrebbe chiusa. Chi lo dice ? Non è cambiato nulla rispetto a prima, c’è una vistosa presenza di cartelli che indicano l’assenza di protezione, l’obbligo di procedere a bassa velocità tenendo conto che ci sono tratti che si affacciano su precipizi. Non è da oggi che quell’arteria, pur al centro di un robusto intervento regionale, resta ad alto rischio. Basti pensare al dramma di cui si era involontariamente macchiato Beppe Grillo. Un’arteria, con pedaggio, che con la chiusura di Monesi resta in parte monca e depotenzia i passaggi che lo scorso anno hanno raggiunto quota 3500. Si aggiunga che l’arteria del Garezzo che consentiva il percorso, panoramico e suggestivo, dal Colle Melosa, da Triora e Molini di Triora resta chiusa per frana e la Provincia di Imperia ha difficoltà a far presto, dunque resta accessibile da Limone, dal Colle di Tenda (versante francese), da Monesi, da Upega. Il presidente della Provincia di Imperia, Natta, ha rivolto un invito alla ‘massima prudenza su un tracciato meraviglioso, ma non per tutti”.C’è da dire che la maggioranza degli ‘utenti’ (si paga un pedaggio) sono motociclisti, soprattutto stranieri: tedeschi, francesi, svizzeri, austriaci.
Torniamo al tema della messa in vendita della proprietà Toscano, a Monesi (nelle province di Imperia e Cuneo, Comuni di Triora e Briga Alta) e all’interesse che ha suscitato. Pare poco utile chiedersi perchè i Toscano hanno scelto il momento peggiore (frane, provinciale cancellata nell’abitato di Monesi di Mendatica), importante è essere uniti nel proporre alternative credibili. E’ qui che deve entrare in campo, non a gamba tesa, la ‘politica nobile’, capace di essere faro ed apripista. L’ipotesi migliore sarebbe quella di trovare un gruppo imprenditoriale serio e solido, affidabile, non è difficile ad esempio fare il nome quale ‘catalizzatore’ del presidente degli industriali imperiesi Alberto Alberti che, tra l’altro, avrebbe in Monesi la più estesa ‘malga’ per i pastori che producono latte. Non è difficile fare il nome, in un’auspicata cordata, dei fratelli Porro di Nava, proprietari dell’albergo- ristorante- negozio La Vecchia Partenza a Monesi di Triora e impegnati nella realizzazione del rifugio tra il Saccarello e Monte Frontè. Una famiglia che nei fatti ha dimostrato capacità e fiuto imprenditoriale, spirito di sacrificio e coraggio, da papà Remo, origini a Mendatica, ai figli Stefano e Roberto, ai giovani nipoti. Non solo possono vantare un piccolo patrimonio immobiliare nell’imperiese soprattutto, intuizioni ed abilità, sono orgogliosi di essere utili a quella terrà, iniziando dai posti di lavoro della loro azienda di pasta fresca.
Come non ipotizzare ed auspicare l’impegno concreto (dalle parole ai fatti) di un altro big dell’imprenditoria quale Emilio Cordeglio, nato a Montegrosso Pian Latte dove ha una paio di seconde case ed il fratello Riccardo, ex sindaco, gestisce con la figlia il più avviato e annuale ristorante della Valle Arroscia. Cordeglio che nella due giorni di Upega ha indicato la road map per Monesi (vedi….). Cordeglio che con la sua ‘fabbrica di viaggi’ ed il suo sostanziale ‘aiuto’ a Imperia Tv, potrebbe essere una formidabile promoter.
Lo stesso Enrico Toscano, il fratello che ha girato il mondo, ha ipotizzato che a Monesi potrebbero arrivare i croceristi di Costa Crociere che sbarcano nel porto di Savona (si è arrivati fino a cinque navi in contemporanea con sei mila ospiti). Enrico con la sua esperienza, ha fatto pure il malgaro nelle sue montagne, suggerisce che è indispensabile e prioritario per il rilancio di Monesi (diciamo le due Monesi) allungare la seggiovia fino al Rendentore, sulle orme della ‘vecchia signora’ dismessa ed è necessario renderla usufruibile d’estate, come si era fatto per oltre tre decenni, con successo. Pare indispensabile coinvolgere la famiglia Cozzi – Parodi che hanno acquisito la proprietà dell’ex Albergo Redentore e nell’imperiese hanno interessi consistenti, alcuni in lista d’attesa.
Sarebbe un errore ignorare un’altra famiglia importante, quella del cav. Giovanni Massa, conosciuto per la martellante presenza pubblicitaria e redazionale a Imperia Tv del ‘Il Cascin‘ di Borgo di Arzeno D’Oneglia. Con la moglie e la figlia sono proprietari della più affermata azienda agricola (vino ed olio, vasetti) del ponente. Massa ha interessi quale ‘concessionario Vailant per il ponente ligure. E’ un perito chimico che si è diplomato al mitico Ferrini di Albenga quando era gestito da don Lasagna. Massa è stato insegnante. Politicamente è cresciuto alla scuola dell’onorevole Manfredo Manfredi democristiano Doc e mai transfuga. Negli ultimi anni Massa, con Claudio Burlando presidente della Regione per due legislature è stato referente in Valle. Ha ottenuto finanziamenti, ha comprato la tenuta della famiglia Viani, il denaro l’ha investito per ampliare, produrre, realizzare un frantoio ed un’azienda modello.
Ce ne fossero di imprenditori con un passato e una visione commerciale come ha avuto ed ha il cav. Massa. E perchè non inserire in un futuro ‘progetto’ di rilancio di Monesi con l’acquisizione della proprietà Toscano, i fratelli imprenditori Marchisio di Pieve di Teco, sempre di Pieve un altro nome illustre dell’imprenditoria pievese e della valle, la famiglia Ferrari.
E non sarebbe neppure sbagliato, anzi sinonimo di garanzia coinvolgere nell’operazione Monesi quanti hanno fiducia e la possibilità di investire nel futuro; coinvolgere i Comuni della Valle, la Provincia, le due diocesi su cui gravita Monesi: Albenga – Imperia per Monesi di Mendatica e il Monte Frontè, Ventimiglia per Monesi di Triora, Upega e Piaggia, uniche due parrocchie del cuneese sotto il vescovo di Ventimiglia.
La politica, i politici cuneesi, imperiesi, di ogni colore, dovrebbero impegnarsi a far si che una banca del territorio si impegni davvero per la ‘locomotiva Monesi‘ e non si ripeta la scena a cui si è assistito con la Fondazione Carige per via del finanziamento che colposamente la Provincia di Imperia aveva trascurato, fino a far scadere i termini e per la banca è stata l’occasione buona per revocarlo. La Carige, oggi con suo maggior azionista Malacalza, potrebbe farsi garante, magari in tandem con un istituto bancario piemontese ; il dr. Dardanello, il parlamentare big di riferimento della zona, il ministro Costa, potrebbero interporre i ‘buoni uffici’. Non per far sognare gli ‘Amici di Monesi’ che sono tanti, a cominciare da molti giovani che abitano in Liguria e non solo. Bisogna fare presto. Chi ha proposte sensate si faccia avanti, anche senza battere la gran cassa mediatica. Lavorare in silenzio è l’arma di tanti imprenditori di successo. E non abbiano invece il sopravvento gli onnipresenti disfattisti, polemisti, disinformatori o quei mafioselli dell’informazione che pensano ancora di esercitare il quarto potere con la delegittimazione.
Luciano Corrado