Trucioli poteva dimenticare, per i suoi lettori, gli auguri di Pasqua? Chi non si è sicuramente dimenticato sono Carmen, Pascal e gli ‘Amici nell’Arte’ di Garlenda. Ebbene ci onoriamo di riproporli con la loro simpatica cultura augurale inviata via internet. Una graziosa ed istruttiva idea regalo. Non c’era invece bisogno di una nota stonata e di pessimo gusto. Ad Albenga la notte di vigilia della tradizionale Fior d’Albenga i soliti e ignoti malvagi hanno rubato, fatto razzia dell’erba che arricchisce la spettacolare aiuola di Piazza San Michele, davanti al Municipio e alla cattedrale. In barba (e in segno di sfida) alle telecamere e alla vigilanza delle forze dell’ordine.
L’AUGURIO ISTRUTTIVO DA GARLENDA – Il termine “Pasqua” deriva dall’aramaico “pasha” che ritroviamo nel termine “pascha” della tradizione greca e latina e nella versione ebraica di “pesah”. In tutti gli idiomi la parola assume il significato di «passaggio». (A proposito non dimentichiamo che la diocesi di Albenga – Imperia aveva uno studioso che parlava l’aramaico come la lingua italiana, il dimenticato monsignor Nicolò Palmarini, origini a Pietra Ligure, per un ventennio Vicario generale, la Fondazione che porta il suo nome non ci ha mai mostrato in che condizioni si trova l’archivio e la biblioteca ndr)
Nel mondo ebraico la festa della Pasqua ricorda, infatti, mediante il sacrificio dell’agnello, il passaggio dell’angelo di Dio, che colpì i primogeniti degli Egiziani, ultima delle 12 piaghe, e consentì al popolo ebraico di fuggire dalla schiavitù dell’Egitto attraverso il Mar Rosso e di incamminarsi verso la terra promessa.
Nell’accezione cristiana invece Pasqua assume il significato di “passare oltre”. Questo è quanto certamente avrete sentito attribuire alla Pasqua con maggiore frequenza. L’idea del passaggio rimanderebbe per la tradizione ebraica all’attraversamento del deserto per giungere alla Terra Promessa, mentre nella tradizione cristiana il riferimento sarebbe alla Resurrezione del Cristo.
L’uovo, simbolo di vita. La forma, la tonalità di colore, la perfezione dell’uovo, ne hanno fatto un elemento fondamentale di miti molto complessi. L’uovo, ancestrale simbolo di vita, ha percorso i millenni tra le civiltà della Terra offrendo insostituibili fonti d’ispirazione ad artisti e pensatori: basti pensare all’uovo “cosmico” che, presso alcune antiche civiltà, è posto all’origine del mondo.
Nella cosmologia egizia, ad esempio, il dio Ptah, creatore dell’uomo, è rappresentato mentre forgia un uovo. Sempre nell’antico Egitto, l’uovo come simbolo di vita è consacrato alla dea Iside. Il popolo dei Fenici usava come simbolo un serpente eretto con un uovo in bocca. Gli antichi Persiani, durante alcune cerimonie religiose, erano soliti scambiarsi uova colorate: le più semplici dipinte di rosso, le più ricche in oro.
L’uovo è oggetto simbolico anche nella cultura cristiana. Nell’uscita del pulcino dall’uovo i primi cristiani raffiguravano un’espressiva simbologia della resurrezione di Cristo. Nelle tombe dei martiri a Roma si sono trovate uova simboliche di marmo. In seguito divenne un rito portare in chiesa le uova il giorno di Pasqua, perché fossero benedette: il legame delle uova con la Pasqua è divenuto sempre più forte, fino ad originare in tutto il mondo la grande tradizione dell’Uovo Pasquale di cioccolato.