La crisi non risparmia neppure Albisola Superiore: negozi che chiudono, serrande abbassate, risorse e posti di lavoro che si perdono, spesso una vita di sacrifici di intere generazioni, per altri una sfida impari e denaro investito andato in fumo. Un paese che lentamente muore ? Arranca, ma non si arrende ? Quale il futuro della ragione e della concretezza ?
Sono tantissimi i negozi sfitti, i proprietari dei muri rinunciano ad affittare per non avere ulteriori problemi che potrebbero causare affittuari morosi. Lo Stato non tutela come meriterebbe neppure la proprietà pubblica e, troppo spesso, i furbi hanno la meglio su chi rispetta le regole. Anzi, in troppi casi, chi rispetta le regole é ulteriormente messo sotto la lente l’ingrandimento di un sistema di governo e potere miope, per non dire ladro.
Certo, il Comune non detiene la bacchetta magica per risolvere questi problema, ma può fare molto per invogliare a non tenere chiusi molti negozi, cercando di premiare i negozianti virtuosi e, attraverso il dialogo e la collaborazione trovare degli incentivi per il rilancio.
Il commerciante non deve essere visto come la vacca da mungere, bensì, la base, lo strumento umano ed ideale per il rilancio del territorio, insieme alle tante realtà presenti quali associazioni e cittadini.
É impensabile che il Comune da solo possa invertire la rotta ma é impossibile che ciò avvenga senza la spinta dell’ente locale. Tocca alla sensibilità e all’ingegno del Comune, dei suoi amministratori eletti non essere spettatori, semmai timonieri e valorizzatori. Abbiamo tanti esempi, anche nella storia nostra provincia, di sindaci che hanno risollevato le sorti della loro città. Purtroppo le giovani generazioni non sempre sono messe in condizioni di conoscere, sapere, ricordare. Personaggi illustri non solo per la caratura umana, capaci di costruire, essere i motori della ripresa, della riscossa.
In questo clima di incertezza ci sono attività che si sono distinte sul territorio attraverso un costante impegno e sono riuscite non solo a sopravvivere alla crisi ma ad essere punto di riferimento per risolvere i problemi di tutti i giorni.
In effetti il ruolo dell’imprenditore é quello di soddisfare i bisogni delle persone e quindi risolvere i loro problemi: Ferramenta Calcagno è impegnata in questo compito da 38 anni e gli é valso il soprannome di “Che l’ho“.
Roby e Giuly dall’aprile del 1979 vivono, questa é la parola giusta, l’attività di ferramenta sempre con il sorriso e l’energia di chi ha il chiodo fisso di far felici i clienti. Non è una storia da Libro Cuore, semmai di umile professionalità, di serietà nel lavoro.
Per questo e altri motivi abbiamo pensato di premiarli e, con la complicità e il preziosissimo aiuto dell’opera d’arte migliore che hanno creato: la figlia Silvia Celeste Calcagno (che ha partecipato tra l’altro alla Biennale di Venezia e ha vinto, nella Sua carriera di artista numerosi premi) e la presenza dell’assessore Roberto Gambetta, abbiamo ideato una sorpresa al negozio.
Con un centinaio di amici siamo riusciti a far interrompere il loro lavoro (non é cosa da tutti i giorni) e a farli commuovere dalla felicità.
Siamo contenti di aver avuto questa idea perché…. loro per noi ci sono sempre e per una volta noi siamo stati per loro. Scusate l’iperbole di parole, è difficile spiegare la gioia quando si hanno di fronte persone eccezionali. Che parlano con i fatti e col cuore. Grazie Calcagno !
Diego Gambaretto