Un’esistenza da galantuomo, una vita da gran lavoratore, l’esempio di chi per la chiesa merita il paradiso, per la società un monumento da tramandare ai posteri. E’ vero, è facilissimo cadere nella retorica, nei luoghi comuni quando si parla e si scrive di una persona che ci lascia per sempre. Ma chi ha avuto la fortuna di conoscere, apprezzare, frequentare Manfredi De Francesco, ‘Manfredino’ per gli amici, sa quanti meriti e quale valore, quale insegnamento, testimonianza, ha lasciato e lascia. Lui che aveva trascorso, per vocazione, la prima infanzia nel seminario dei Carmelitani del Deserto a Varazze e tra le mansioni anche quella di trasportare la sabbia dal torrente all’eremo. Lui che quando poteva frequentava la chiesa di Monte Carmelo. Lui delle Cappe Turchine e mai bigotto, con un’esperienza da consigliere comunale Dc ai tempi del sindaco Giuseppe Guzzetti.
Manfredino che ha ricevuto il grazie, il saluto di parenti, amici, di quanti lo stimavano, presenziando prima alla recita del Santo Rosario, poi alla Messa funebre nella parrocchia dell’Immacolata. Manfredino che da un anno si sottoponeva a dialisi, ma contava i giorni di avvicinamento ad un traguardo a cui teneva in modo particolare. Il 17 aprile avrebbe compiuto 80 anni. Nella vita ha sempre prediletto la vita sociale, il calore dell’amicizia, le ricorrenze. Non poteva essere altrimenti per chi conosce la storia dei soci fondatori del Cai di Loano, tra i più attivi e benemeriti della Liguria e che nella grande famiglia De Francesco Manfredi ha trovato sostegno, impegno, slancio. Manfredino promotore dell’Associazione Amici del Carmo di cui ci occupiamo in questo numero con un altro servizio. Manfredino che oltre alla vita di cantiere, il primo ad arrivare, l’ultimo a lasciare, aveva ereditato una grande passione, l’amore per la campagna, coltivava la terra sporcandosi come si suol dire le mani, dedicando le ore e le giornate libere dagli impegni dell’impresa edile. Orgoglioso, con il camioncino, era solito recarsi da amici e conoscenti, da albergatori e fruttivendoli, dai compagni cacciatori, per proporre i frutti del suo sudore, dell’impegno nel raccolto della terra coltivata alla vecchia maniera. Era meticoloso e preciso, serio e onesto, così come soleva fare nei cantieri edili dove ha trascorso oltre 40 anni fino agli anni duemila.
Con il cugino Battistino De Francesco aveva ereditato il timone dell’impresa De Francesco Manfredi fondata l’11 luglio del 1922 dall’omonimo nome e cognome, De Francesco Manfredi, nato nel 1877, tra il 1906 ed il 1915, conduceva un piccolo commercio per la vendita di materiali da costruzione. Nella guerra 1915-18 fu richiamato alle armi nella Guardia di Finanza. L’attività fu successivamente ampliata con due magazzini in via Garibaldi. L’attività edilizia vera e propria inizio nel 1922 in piazza Mazzini con l’aiuto dei figli e dei nipoti Giovanni Puca e Angelo Bosio. Manfredi produceva elementi in graniglia e lapidi di marmo incise per la costruzione delle tombe. Nel vecchio camposanto di Loano i Manfredi hanno una grande tomba ossario, stile napoletano.
Il primo lavoro intrapreso alla fine della guerra del ’45 fu il ripristino del Capo d’Anzio (Aurelia tra Borghetto e Ceriale) e della sottostante galleria, fatta parzialmente saltare dai tedeschi. Altri tempi, sotto ogni aspetto. Basti pensare che il lavoro venne affidato sulla ‘parola’ e mettendosi di buona lena (in galleria 3 turni di lavoro di 8 ore ciascuno) l’impresa Manfredi fu la prima a terminare l’opera di ristrutturazione. Un merito che fu tenuto successivamente in grande considerazione dai dirigenti Anas e delle Ferrovie dello Stato. Ancora Manfredi vinse l’appalto per la costruzione della stazione Merci di Imperia -Oneglia (1946). Nel 1952 venne a mancare papà Manfredi, il fondatore della ditta. L’impresa continuò l’attività con la denominazione Fratelli De Francesco fu Manfredi, sempre con sede in via Damiano Chiesa. I tre fratelli Domenico (Menego)(, Vincenzo (Cencin) e Giuseppe (Pippo), papà di Manfredino, furono coadiuvati dal 1948 al ’63 dalla figlia di Cencin Rinunccia che si occupava della parte amministrativa. Nel 1972 i fratelli Domenico, Vincenzo e Giuseppe Manfredi che fino allora erano stati coadiuvati dai rispettivi figli Luigino, Battistino e Manfredino, si ritirarono, con Luigino, dall’attività e l’impresa ha proseguito con i cugini Manfredi e Giobatta, trasformandosi in Impresa edile De Francesco Manfredi & Sas. Con i due cugini l’attività è proseguita feconda, dando lavoro a loanesi e operai del comprensorio. Hanno realizzato costruzioni civili e ristrutturazioni per enti pubblici e privati, per congregazioni religiose.
Fino alla chiusura dei battenti, con il mercato del lavoro edilizio a totale appannaggio di artigiani e manodopera romena, albanese, bulgara. Imbattibili nei prezzi e nel lavoro nero, che comunque a molti tornava bene, anzi benissimo nella realtà edile ligure e non solo.
Manfredi, ricco di benemerenze, maestro di vita e di famiglia, se n’è andato felice di aver cresciuto un figlio, Giuseppe, architetto e la figlia Isa (Maria Teresa) ostetrica al Santa Corona. Ha lasciato un indelebile ricordo a 5 nipotini e il cuore affronta dell’adorata Rinuccia, moglie e mamma, nonna, compagna di virtù, di affetto, di bontà.
Manfredino aveva iniziato a conoscere il lavoro, l’impegno, il dovere nella vacanze estive, da studente. Con il cugino Battistino i primi passi da giovanissimi imprenditori furono quelli di raddrizzare i chiodi. In compagnia della rettitudine e della fierazza Manfredino si è immerso nel sonno eterno che tutti ci accomuna. Nelle immagini sotto il figlio architetto Giuseppe, com gli occhiali al centro il comandante in pensione Italo Elice, fratello del compianto sindaco fine anni 60, comm. Felice Elice.
Luciano Corrado