E’ domenica 26 febbraio, la chiesa celebra San Claudiano martire. Manca una manciata di minuti alle dieci del mattino. Dall’ingresso della chiesa parrocchiale di Verzi (frazione di Loano) esce don Angelo Chizzolini. Indossa i paramenti sacri: il camice bianco, stola, cingolo. Si rivolge al cronista: “Sono qui, cerca notizie ? “. E’ tornato alla ribalta della cronaca, questa volta hard. Imperturbabile, il sacerdote: “I giornalisti sanno solo scrivere menzogne, sono tutti uguali, non faccio distinzione”.
Don Angelo, a leggere ciò che hanno scritto, questa volta è lei che avrebbe denunciato, raccontato di essere rimasto vittima di un ricatto, si parla di festini. Il paese, la casa, nomi e cognomi. “Tutte falsità, io non ha denunciato nessuno, non è vero nulla….”. Lei nega l’evidenza di una vicenda che può avere anche contorni diversi, ma il filone principale emerge da un’indagine della Procura della Repubblica e lei è stato interrogato. “Si tanti mesi fa, però hanno scritto come al solito bugie, mi hanno messo in bocca accuse che non ho mai pronunciato…”. Quindi nega il tentativo di estorsione ai suoi danni, o diciamo una minaccia, una richiesta di denaro. Si è presentato spontaneamente al magistrato o è stato convocato ? “Questi sono particolari che non intendo divulgare, diciamo che io non ho dato incarico ad alcun legale….non mi considero parte lesa, non chiedo i danni, i giornali intanto scrivono quello che vogliono “.
Allora possiamo dire che tutti i sacerdoti sono uguali, non esistono diciamo buoni e cattivi, facciamo di ogni erba un fascio, tutti nello stesso calderone. Che dice, è una tesi sorprendente e strampalata. In seminario insegnano ben altro…. Don Angelo: “Allora diciamo che quel giornalista o quei giornalisti che l’anno scorso e ora hanno scritto di me non hanno mai ascoltato la mia versione dei fatti, dunque per quanto mi riguarda ho conosciuto solo giornalisti scorretti, che non scrivono la verità…“.
A leggere la rassegna stampa, senza ergersi a difensori di colleghi, emerge che in qualche caso è stato contattato don Chizzolini “ma non aveva nulla da dire“. In altri casi: “Non si è fatto trovare”. Per fortuna la legge protegge i cittadini dalla diffamazione. Ora c’è anche il tentativo di conciliazione, non si deve aspettare anni.
Don Angelo interrompe l’incontro: “Devo tornare in chiesa, ho la seconda Messa domenicale“. E la prima ? Presenti una dozzina di persone, fedeli particolari, sui generis visto che si presentano per ascoltare la Santa Messa rigorosamente in latino, capaci di creare una mini cantoria con tanto di maestro che nel corso della cerimonia sacra si esibiscono in tre canti polifonici e un gregoriano. Le donne, come accadeva un tempo alle nostre nonne, hanno il capo coperto dal velo. Adulti e bambini non sono scamiciati come solitamente accade di vedere. Il raccoglimento li accomuna tutti. Il gruppo dei fedeli tradizionalista è unito sulle panche alla sinistra, sulla destra una sola coppia. Lui appartiene ad un’antica famiglia loanese. Ha una memoria storica dai tempi quando Loano aveva una parrocchia unica e lui era chierichetto con Don Lanteri, don Ricci. “Ora dice vado volentieri a Monte Carmelo dove mi trovo a mio agio, vengo qui a questa Messa perchè c’è più raccoglimento e le preghiere, i canti, in latino mi coinvolgono maggiormente nello spirito”.
I componenti della piccola comunità di tradizionalisti non sono molto espansivi almeno con il cronista. “Non abitiamo qui, veniamo da fuori – dice una donna di mezza età – ci troviamo bene, ho studiato il latino al liceo e preferisco la Messa come si celebrava un tempo“. C’è qualche papà straniero, pare dell’Est. Danno l’impressione di essere molto uniti, devoti, particolarmente vicini a don Angelo. Anche il maestro che dirige la cantoria è una persona sulla cinquantina, canta e prende parte al coro, è lui che alla fine raccoglie di spartiti. Sul sagrato ha parcheggiato un multi-pulmino.
L’ANTEFATTO – Il 2 febbraio scorso sulla cronaca di Savona Il Secolo XIX titola: “ Misteri in parrocchia a Onzo, sacerdote ascoltato dal pm. Don Chizzolini in procura come persona informata sui fatti. Inchiesta su presunti episodi di natura sessuale risalenti al 2015. L’indagine nasce da un esposto i cui contenuti sono stati secretati dal magistrato”. Il cronista di giudiziaria di lungo corso Giovanni Ciolina non da oggi si affida a fonti attendibili, non è uso a scoop, né a ricorrere a verifiche dove è impossibile. Nel servizio scrive che don Angelo Chizzolini è stato ascoltato per due ore, nel pomeriggio di mercoledì 1 febbraio, dal sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro e dagli uomini della squadra mobile. Precisa che il magistrato sta procedendo nell’ambito di un fascicolo a modello 45: atti non costituenti notizia di reato. Si tratterebbe di episodi “inerenti la sfera sessuale e verificatisi nel 2015 nella parrocchia prima del trasferimento di don Chizzolini ad Arnasco e successivamente a Verzi di Loano”. Qui, aggiungiamo, ha preso il posto di don Giuseppe Scandurra che su trucioli.it ha scritto poesie ed alcuni articoli nel corso del 2016. A quanto era trapelato aveva chiesto al vescovo Borghetti se poteva concludere gli studi e conseguire il baccellierato. All’epoca (1995) in cui fu ordinato presbitero e quasi subito fatto parroco, era giovane e ora sentiva il bisogno d un aggiornamento.
L’ARRIVO A VERZI DI DON ANGELO – Quando in estate era stata diffusa la notizia della designazione di don Angelo (da Arnasco a Verzi) avevamo tentato di raccogliere qualche reazione tra gli ‘addetti ai lavori’, ovvero altri sacerdoti. In quella circostanza si era saputo che mentre ad Arnasco divampavano per mesi le polemiche su alcuni atteggiamenti pubblici tenuti dal parroco, come vedremo oltre, lo stesso sacerdote si rendeva disponibile alla benedizione delle case nella principale parrocchia di Pietra Ligure (San Nicolò). Un aiuto ed un impegno delicato ed importante, si tenga conto che il ‘caso Arnasco‘ era stato al centro di servizi di inviati speciali, carta stampata e tv regionali e nazionali, locandine davanti alle edicole. Don Angelo non era dunque proprio uno ‘sconosciuto’ anche se tutti non l’avranno riconosciuto, ma fare a tappeto migliaia di famiglia non può sfuggire.
Ebbene tra le reazioni alla nomina di don Angelo a Verzi ne ricordiamo una in particolare. Eccola: “La gente del paese è rimasta un po interdetta perche è timorosa di questa scelta, teme che la comunicazione tra prete e popolo venga compromessa per scelte pastorali future anacronistiche. Anche se l’esperienza accumulata ad Arnasco aiuterà don Angelo a scelte oculate in nome del bene della Comunione con Dio e dell’Obbedienza alla madre Chiesa. Lavoriamo tutti per questo e spesso con clamorosi fallimenti. La decisione dell’avvicendamento spetta solo al vescovo e fare il vescovo di questi tempi non è facile, sopratutto con un’umanità ottusa”.
LA NOTIZIA CHOC – Il 22 febbraio, sempre dalle colonne del Secolo XIX, Giovanni Ciolina, aggiorna la vicenda: “ Il parroco di Verzi, don Chizzolini vittima di un ricatto hard. Due gli indagati, tentata estorsione. Per l’accusa chiedevano soldi per il silenzio sugli incontri sessuali col prete. L’inchiesta della procura è culminata ieri nella perquisizione e il sequestro del computer in un alloggio a Onzo”. Dopo il titolo: “E’ la terribile quanto spiacevole disavventura in cui è finito don Angelo, discusso prete lombardo, ora a Verzi, in passato a Onzo e Arnasco. E’ qui che sarebbe il teatro di una vicenda a sfondo boccaccesco che ha portato la procura ad indagare due abitanti della frazione Costa.”
Segue la parte più scabrosa e delicata. Sotto ogni aspetto. Si racconta di incontri a luci rosse tra il prete, il cittadino cingalese Sarden Naeem e Giovanni Lungo, quest’ultimo avrebbe filmato e fotografato le scene per poi ricattare il sacerdote. Con la richiesta di mille euro. Come qualcuno ricorderà don Angelo aveva scatenato un putiferio per una sua presunta avversità verso chi da ospitalità ai migranti e fece scalpore una frase che però lui ha sempre negata: ” Piuttosto di dare l’alloggioa…, incendio la canonica…”. In un’altra circostanza aveva rifiutato, al camposanto, di benedire la salma di una donna mussulmana morta durante l’esplosione di un appartamento della casa che aveva in affitto. Immobile che appartiene ad un commerciante di macchine agricole per la terra, che è poi risultato essere iscritto e frequentare una loggia massonica con affiliati a Villanova, Garlenda, Cisano sul Neva, Zuccarello.
Nel proseguo dell’articolo si dava conto che “la torbida vicenda è diventata pubblica con il blitz degli uomini della squadra mobile nella casa di frazione Costa abitata da Lungo e gli uomini della dr.ssa Rosalba Garello hanno sequestrato il personal computer ed altri oggetti che sarebbero sottoposti a perizia tecnica per accertare la presenza di eventuali immagini scomode e da alcuni giorni ad Onzo hanno cominciato a circolare le immagini con tanto di messaggi allegati”. Da ultimo la considerazione sulla vita privata del prete e i dettami della chiesa in merito all’omosessualità dei suoi sacerdoti.
Forse è qui il caso di ricordare che almeno dal dopoguerra e fino all’arrivo del vescovo Mario Oliveri, il Seminario Vescovile di Albenga è stato rigorosamente e sistematicamente off limits per chi aveva anche solo tendenze omosessuali, ancora meno chi manifestava un’aperta patologia. Non appena il rettore avvertiva il ‘pericolo’ si veniva allontanati. Oltre a tutta una serie di misure che venivano messe in atto. Vietato darsi la mano, si veniva spostati di letto nella camerata una volta al mese, stesso spostamento sui banchi di studio e scuola. Vietato tenere le mani in tasca. Vietatissime le ‘amicizie particolari’ tra studenti – seminaristi. Il risultato è che in diocesi, post anni bellici, non è mai emersa la presenza di sacerdoti gay, omosessuali. Semmai il contrario, c’è stata un’esplosione di sacerdoti con prole, altri in maggioranza hanno lasciato il ministero e si sono sposati. Poi come trucioli savonesi aveva scritto anche nella diocesi di Albenga – Imperia si è imposta una ‘lobby gay’ che aveva nel vescovo una generale accondiscendenza. E’ così che sono arrivati da altre diocesi d’Italia seminaristi e preti già ordinati, ma alle prese con problematiche tali che i vescovi di origine se ne sono liberati volentieri. E monsignor Oliveri accoglieva quelle che lui avrebbe definito “pecorelle smarrite”. Don Angelo è una di queste ?
LA DURISSIMA REAZIONE DELL’AVVOCATO MONICA GALLIZIA – A tamburo battente, nell’edizione del 23 febbraio, una vibrata protesta e presa di posizione dell’avvocato Monica Gallizia, un cognome popolare in quei paesi. “Sono sconcertata ed allibita – esordisce sul Secolo XIX, il difensore dell’indagato Giovanni Lungo -, sono state divulgate notizie gravi nei confronti del mio assistito. Circostanze e fatti narrati sono altamente diffamatorie, oltre che lesive della propria personalità e si riserva di sporgere denuncia.“. L’avvocato insiste: “Si è sfacciatamente violato il segreto istruttorio, ho letto fatti di cui io non ero neppure informata. Sono del parere che in questo modo si danneggiano le indagini, di fronte ad atti secretati mi chiedo come possano accadere impunemente certi episodi e leggerli sul giornale. E’ vero, ognuno deve fare il suo lavoro, ma la giustizia ha anche il dovere di tutelare il rispetto della legge con tutti e verso tutti“.
A quanto si sa proprio in questi giorni è stato dato l’incarico al perito della procura per ‘visionare’ il materiale contenuto nel computer ed avere conferma o meno sulla tesi accusatoria. E’ scontato che don Angelo non abbia pagato denaro a due indagati. Giovanni Lungo che con la famiglia gestisce dei terreni agricoli ed un agriturismo aveva reso dichiarazioni da testimone durante la fase degli atti secretati. Ovvero persona informata sui fatti. A quanto trapela l’interrogatorio ha riguardato altre vicende, altri episodi che esulavano dal contesto di presunti ricatti a Don Angelo, anche perchè in questo avrebbe dovuto essere ascoltato alla presenza del difensore quale coindagato. I rapporti tra don Angelo e la famiglia Lungo sono datati, così pure la frequentazione. Il cittadino cingalese entra in scena in quanto ospite e collaboratore nell’azienda di Giovanni Lungo che si è ritrovato indagato a 8 mesi dall’interrogatorio.
L’avvocato Gallizia a trucioli.it si limita ad osservare: “Quando Lungo si è presentato nel mio studio dopo aver letto locandine e giornali era shoccato, piangeva, tremava, non riusciva a darsi pace, non ha mangiato per diversi giorni. Depresso. Lui si dice estraneo, vittima di falsità ed il fango non potrà facilmente essere cancellato, con grave pregiudizio agli occhi dell’opinione pubblica, di quanti lo conoscono”.
Domanda all’avvocato. Non è un reato, non è infamante, il suo assistito le risulta sia gay ? Il legale: “La sua vita priva non mi interessa, non glielo chiesto e non me l’ha detto. Sono fatti suoi e non credo sia questo un tema di cui vergognarsi. Ben altro l’accusa di tentata estorsione in concorso che il signor Lungo nega con fermezza e su questo aspetto ha fiducia nel decorso della giustizia”.
Luciano Corrado