Giovedì 17 novembre abbiamo organizzato un incontro alla Ubik, un faccia a faccia col vicensindaco Arecco su un argomento molto importante: la Promenade di via Nizza. Un progetto che abbiamo contestato fin dall’inizio. La giunta precedente aveva dato indicazioni ai progettisti partecipanti al concorso di idee completamente assurde: restringimento di via Nizza al fine di limitare la velocità, declassamento della stessa a strada secondaria, passeggiata sulla spiaggia ed in parte su via Nizza.
Il vicesindaco Massimo Arecco (nella foto) ha ricordato che la giunta Berruti aveva l’obiettivo di far finanziare l’opera con le spese di urbanizzazione. Aggiungo io: ce ne vogliono di costruzioni per finanziare l’opera! ma tante! Arecco ha, inoltre, evidenziato che la giunta attuale ha cambiato il tipo di finanziamento all’opera, chiedendo ed ottenendo un finanziamento statale. Finanziamento ottenuto secondo “voci di corridoio” ma ufficialmente ancora nulla si sà. Secondo Arecco questo finanziamento “slega” la giunta dalla dipendenza dal finanziamento attraverso le opere di urbanizzazione. Vero! Pero!
Però, perchè Arecco ha detto anche che interventi come Famila e Solimano possono procedere. Ed allora? Che significa che la giunta ha le mani libere se poi lascia disco verde a tutte le opere iniziate dalla giunta precedente?
Quì abbiamo fatto importanti osservazioni dal punto di vista politico. Perchè politico? Perchè finora le giunte precedenti hanno lasciato mano libera ai costruttori e non hanno esercitato nessuna funzione di coordinamento attraverso un serio piano urbanistico e di viabilità. Non va bene questo modo di operare, e si vede benissimo osservando Savona, una città che solo sotto la dominazione francese e piemontese ha avuto una “urbanistica” funzionante. Dopodichè liberi tutti! I costruttori naturalmente. Risultato: una città disordinata e caotica.
Urbanistica significa dare indicazioni attraverso un piano urbanistico affinchè tutti gli interventi siano rivolti ad uno sviluppo della città secondo una programmata idea di sviluppo. Ad esempio tutta la zona da Fornaci a Zinola, oggi degradata zona periferica, potrebbe essere destinata a zona di turismo, cultura, attrazione. In questa ottica, da noi suggerita, interventi edilizi dovrebbero essere coordinati ad un progetto complessivo, e non lasciati alla volontà dei singoli costruttori. Nessun limite in senso proprio. Ma un coordinamento. Limitazione di volumi? No assolutamente! Solo un indirizzo verso un futuro che attragga, verso un litorale destinato ad uno sviluppo concreto, stabile e foriero di notevoli posti di lavoro.
Quindi non abitazioni solo a livello speculativo, ma quartieri sia con abitazioni, ma anche residences, alberghi, attività commerciali, locali di attrazioni, ristoranti, spazi pubblici, parcheggi. Tutto questo deve avere alcuni presupposti: viabilità scorrevole, parcheggi in misura adeguata, naturalmente piste ciclopedonali e passeggiata pedonale. Il progetto Dodi Moss non è un progetto di sviluppo, ma un progetto espressione della giunta precedente, slegato da una qualsiasi visione urbanistica. Una speculazione fine a se stessa. Un progetto molto molto carente.
Mancanza totale di una visione funzionale: perchè lo facciamo? a quale scopo? solo per “bruciare” 18 milioni del finanziamento che “sembra” sia stato ottenuto? Quella del finanziamento è una scusa non sostenibile. Un buon padre di famiglia non costruisce un muro tutto attorno a casa solo perchè qualcuno l’ha finanziato!
Progetti collegati a via Nizza (Famila e Solimano) hanno uno scopo compatibile con una visione di sviluppo di tutta l’area oppure sono solo speculazioni fini a se stesse?
Se dal punto di vista “politico” scendiamo al punto di vista “tecnico” le critiche sono molte.
Passeggiata – La passeggiata ha diverse interruzioni, pertanto non è un collegamento tra quella di Fornaci con quella di Zinola, non è un progetto unitario continuo, nè tanto meno attraente.
La passeggiata e la pista ciclabile sono spesso molto strette, in parte sono affiancate, ed in parte ci sono divisioni con aiuole di divisione come in via Stalingrado: quindi è impossibile andare in bici affiancati, e spesso bisogna effettuare delle chicanes artificiali per evitare le aiuole.
Anche quì la domanda è: a quale scopo tutto questo? La passeggiata ciclopedonale serve ad un discorso di rilassamento, od è un puro esercizio architettonico senza una visione di base?
Vedasi la recente realizzazione della passeggiata ciclopedonale di Sanremo, lunga 22 km, larga diversi metri, che consente ai ragazzi di andare in bici affiancati, ai genitori di andare a piedi a lato, di non dover stare attenti ad ostacoli costituiti da aiuole od altre amenità architettoniche inutili e pericolose!
Buona parte della passeggiata è sul mare, a 90 cm di altezza dalla spiaggia, davanti alle installazioni balneari. Per cui è evidente l’opposizioni dei bagni marini a questo progetto, che obbligherebbe, tra l’altro, la gente a scavalcare il manufatto per andare al mare, evitando nel frattempo di essere investiti dalle biciclette.
Su via Nizza i “NO” sono molti.
1- non si può declassare un tratto di Aurelia in strada secondaria senza prima averne costruito una alternativa;
2- l’Aurelia è una strada fondamentale anche secondo il PUMT 2014 (piano urbano mobilità e trasporto) per cui questa realizzazione è anche in contrasto con documentali programmatori del comune di Savona;
3- il restringimento di via Nizza è assurdo ed improponibile, pericoloso, costituisce un evidente “tappo” alla viabilità sia in condizioni normali che specie di emergenza;
4- le piste ciclabili “stette”, a lato strada, a raso strada e senza protezione alcuna, sono pericolose, ed ancor più nelle chicanes, poichè nelle chicanes i veicoli lunghi (autobus e TIR) tendono a debordare;
5- eliminare 200 parcheggi in una zona ad altissima sofferenza per mancanza parcheggi è una operazione inaccettabile;
6- per tutta la lunghezza (2500 metri) non prevedere nessuna fermata autobus in area apposita, ma disegnare le fermate sulla via di scorrimento significa fermare il traffico;
7- per tutta la lunghezza (2500 metri) non prevedere zone di soste carico/scarico e corrieri per rifornimento attività commerciali ed abitazioni è aggravato dalla ristrettezza delle corsie: ci sarebbe un caotico fermarsi di mezzi e di tentativi di sorpasso;
8- non esistono aree per i bidoni dei rifiuti;
9- la pista ciclabile, peraltro molto stretta, è interrotta spesso, ad esempio in zona fermata autobus (nonostante l’occupazione della pista ciclabile l’autobus continua ad ostruire la carreggiata);
10- le rotatorie sono da riprogettare perchè non passano i convogli lunghi (ad esempio i vagoni ferroviari costruiti a Vado Ligure e destinati all’imbarco al porto di Savona);
Il vicesindaco Arecco ha parlato di progettazione partecipata. Ma come può essere partecipata una progettazione già completamente definita? Non è partecipata per nulla! Fumo negli occhi! Fare osservazioni che conducono a piccole varianti insignificanti quali ridurre invece che di 200 i parcheggi in meno a soli 180 parcheggi in meno non è progettazione partecipata? No, non lo è! Questi micro dettagli non spostano l’ago della bilancia per niente!
Arecco ha parlato anche della possibilità di realizzare una corsia bus eliminando la pista ciclopedonale da via Nizza. NO, anche quì! Perchè NO: semplicemente perchè oggi non si nota un sensibile ostacolo alla circolazione degli autobus, la circolazione è abbastanza scorrevole. Non scorrevolissima, ma ragionevolmente scorrevole. Realizzare una corsia BUS, che poi sarebbero due una per senso di marcia, restringerebbe in modo cospicuo la strada ed eliminerebbe la pista “ciclabile”. Ritengo molto più necessaria la pista ciclabile, che consentirebbe alla gente di muoversi sia senz’auto che senza mezzi pubblici.
In conclusione questo progetto è da rigettare in toto. Non è possibile nessuna “pezza” perchè troppo carente, e perchè qualsiasi pezza non cambierebbe la realtà di fondo. Sarebbe un grave handicap per il futuro dell’area. Ma sarebbe anche necessario cambiare i progettisti, che non hanno dimostrato la professionalità dovuta, professionalità che avrebbe dovuto mitigare gli input politici inadeguati, professionalità che avrebbe dovuto guidare ad un progetto senza tutte le manchevolezze segnalate.
Comitato Casello Albamare, il Presidente, Paolo Forzano