La croce di don Giacomo Rovera e la ‘sua verità’. Il suo curriculum vitae. Il dramma di un uomo di cultura e di un pastore di anime impegnato nel mondo dell’informazione (ha fondato L’Ancora), professore di lettere al Liceo, presidente del Polo Universitario Acquese, direttore della Biblioteca Diocesana. Finito nel tritacarne di presunti scandali corredati da asseriti reati gravi nella gestione amministrativa. Il sacerdote deve difendersi anche da infamanti accuse del suo vescovo Micchiardi (Diocesi di Acqui Terme). Certi giornali praticano la ‘terra bruciata’, sposano e cavalcano la marea di fango. Persino al centro di una presunta “campagna diffamatoria ad opera del Secolo XIX”. L’epilogo non riuscirà mai a ripagare il danno morale, la sofferenza.
In questo articolo don Rovera, 77 anni, parroco di Castelletto d’Erro da 45, ripercorre le tappe del suo lungo e straziante calvario. Nomi, date, cifre, luoghi, fatti raccontati, forse per la prima volta, senza perifrasi, senza inveire, senza rancori. Chiede spazio alla libera informazione per “poter esprimere la mia verità” per spiegare dall’A alla Z cosa è accaduto dal lontano 1998. Le cose precipitano con la realizzazione del nuovo Ricre, con tutte le autorizzazioni firmate dal Sindaco di Acqui, Rapetti, che si presenta con un impatto immobiliare tutt’altro che piacevole. Entra in scena anche il cardinale Domenico Calcagno, già vescovo di Savona, potente presidente dell’A.p.s.a della Santa Sede (gestione del patrimonio immobiliare ed economico). Il prelato è inquisito dalla Procura della Repubblica di Savona con l’accusa di concorso in malversazione nella gestione dell’Istituto di sostentamento del clero della diocesi ligure tra il 2009 e 2013.
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