E dunque Diano Marina ha riconfermato il Sindaco uscente, come era prevedibile dopo che i suoi avversari si erano sparpagliati in quattro liste diverse. A nulla sono valsi i tre rinvii a giudizio che pendono sul capo di Chiappori, a nulla il fatto che non abbia realizzato praticamente nulla del suo pomposo programma elettorale o che non abbia destinato ai bisognosi il suo stipendio, come aveva promesso.
E le accuse di mafia? Il fatto che Alfano non abbia sciolto il Consiglio comunale è stato un formidabile assist per Chiappori e per i suoi, che agli occhi degli elettori da sospetti mafiosi si sono trasformati in vittime accusate ingiustamente. E come spesso accade la gente si schiera volentieri dalla parte dei “martiri”. L’insistenza di Rosy Bindi (e di altri) nel continuare a dipingere Diano Marina come una succursale della ‘ndragheta di Seminara senza fornire dati precisi, ha finito per scocciare i dianesi, evidentemente stufi di sentirsi coinvolti nella definizione di mafiosi.
Questa faccenda della mafia è dunque il primo motivo che spiega la vittoria di Chiappori. Ma ce ne sono altri. I suoi avversari hanno perso credibilità, soprattutto nell’imminenza della presentazione delle liste, quando un giorno sembravano d’accordo per dare vita ad una lista unica e il giorno dopo non più, con un balletto dell’ultima ora che ha rasentato il ridicolo. Alla fine, divisi in tre se non in quattro, sono andati allegramente verso la sconfitta.
Il terzo motivo ha radici più lontane. Negli ultimi cinque anni, tranne un breve periodo iniziale, l’Amministrazione Chiappori non ha avuto praticamente opposizione. Spesso i quattro consiglieri della minoranza hanno brillato addirittura per la loro totale assenza anche alle riunioni del Consiglio comunale. Il che ha indubbiamente favorito la grancassa della maggioranza. Insomma, ognuno ha raccolto quel che ha seminato.
Ed ora? I risultati esaminati nel dettaglio stupiscono. Alcuni exploit sono veramente incredibile. Tra questi spicca quello di Barbara Feltrin, un avvocato con studio a Diano Marina, non particolarmente conosciuta, che ha totalizzato 182 preferenze, piazzandosi al secondo posto dopo Za Garibaldi nella lista pro Chiappori. E questo ha sparigliato un pò le carte, perché, ovviamente, i più votati possono ambire ai posti più importanti, leggasi Giunta o Presidenza del Consiglio comunale. Tanto più che il Presidente uscente, Lino Damonte, ex Sindaco di Diano Castello, leghista della prima ora, è stato clamorosamente bocciato.
La Feltrin, 44 anni, non risulta leghista, candidata nel 2011 nella lista dell’aspirante sindaco del PD Fiorenzo Batistotti. Una luce particolare sulla ‘vittoria’? Potrebbe significare che all’interno della lista Chiappori abbiano prevalso interessi diversi da quelli del Sindaco. Una spaccatura? Un colpo basso? Staremo a vedere. Le trattative per formare la Giunta, stando alle indiscrezioni giornalistiche, non sembrano indolori: il Sindaco, infatti, potrebbe trovarsi in minoranza nell’Esecutivo, a favore di alleati che fino a qualche tempo fa sembravano “fidati sodali”. La Giunta è formata da quattro assessori. Poi c’è il Presidente del Consiglio comunale. Cinque posti, in tutto. I più votati, dopo Za e la Feltrin, sono Manitta e Luigi Basso. In Giunta dovrebbero finire questi, a meno che le traversie giudiziarie di Manitta (pare che Chiappori lo abbia già detto…) non inducano a più miti consigli. In questo caso rientrerebbe in gioco Ennio Pelazza. Ma i posti a disposizione sono cinque. In ordine di preferenze toccherebbe a Carpano o alla Brunazzi, che hanno avuto le stesse preferenze. E qui entra in gioco la quota rosa. Se la Feltrin va in Giunta, tutto a posto. Se diventa Presidente del Consiglio comunale, in Giunta – per legge – deve andare un’altra donna…
E la minoranza? Due seggi sono andati alla lista civica Diano Riparte (l’unica “civica” in Italia, a battere contemporaneamente sia il PD che il M5S), uno al M5S ed uno al PD (che stranamente,si è detto contento di essere arrivato quarto). Tutta l’opposizione ha dichiarato che non ripeterà l’errore di chi li ha preceduti. Il succo del discorso è: “Pronti ad appoggiare le iniziative che riterremo giuste, ma altrettanto decisi a contrastare qualsiasi atteggiamento prevaricatore o che riterremo non opportuno per l’interesse della città“. Il che prelude ad un quinquennio interessante.
Franco Bianchi