Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Trombette (16 €) e primizie di Albenga, prezzi da Vip. Fare la spesa ad Alassio


Nel periodo dei rossetti (i bianchetti sono ‘proibiti) in una pescheria alassina si vendevano vaschette da un etto a 8 € (80 al kg). Sabato 16 aprile, con la città affollata per la concomitanza di 4 manifestazioni, abbiamo fatto la spesa. Focaccia ‘speciale’ 12 € al kg. Un piccolo toast in un bar del lungomare 5 €. La ‘dolce sorpresa’ approda con le primizie di Albenga che abbiamo cercato invano nelle boutique della frutta di Savona, città capoluogo. Snobbano la piana e gli agricoltori di primizie ? Le trombette che crescono in serra si vendono tra 9,5 fino a 16, un mazzetto di ‘favolosi’ asparagi violetti a 3,50 ( 18 € il hg), poi le fave. Ed eccezione davvero c’è chi avverte ‘prodotto non trattato’. Serietà e corretta informazione. 

In questo negozio del centro di Alassio le trombette di Albenga costano 16 euro al chilo, gli asparagi 3.50 al mazzetto, un click per ingrandire la foto

Il mondo agricolo della prima pianura della Liguria ha sciupato dai tempi che furono l’esempio dei colleghi agricoltori romagnoli, oppure del Trentino Alto Adige. Colpa soprattutto delle Associazione di categoria incapaci o impotenti a veicolare una rete di mercato dal produttore al consumatore. Anche le ripetute, a intermittenza, iniziative dirette al commercio locale di esporre cartelli del tipo “in questo negozio si vende prodotti della pianura albenganese”, sono durante come i ‘chiari di luna’. Nessun serio coordinamento, nessuna vera e costante promozione, programmazione commerciale.  Un tempo tutti produttori di primizie ortofrutticole, poi tutti (poche ammirevoli eccezioni) a trasformare serre e terre in coltivazioni di fiori in vaso, quindi in piantine aromatiche. Ignorando o non prevedendo il mercato globale della concorrenza, paesi piccoli ma assai meglio organizzati come l’Olanda, Israele, persino la Spagna.

Eppure la piana di Albenga  poteva contare sulla straordinaria qualità di alcune sue produzioni. Trombette, pomodori cuor di bue, carciofi, fagiolini gancetti e l’ormai quasi introvabile asparago violetto. Chi ricorda il boom dell’aneto per Svezia e Norvegia ?  Le violette di Villanova d’Albenga che partivano in aerei cargo destinaei al mercato del centro e nord Europa. Poteva essere tenaci nella campagna informativa verso i consumatori (residenti e turisti) per un’educazione alimentare di massa.  Invece si si è accontentati di passerelle soprattutto con eco stampa. Nulla per educare alla scelta delle eccellenze e nel contempo portare avanti la pratica della ‘calmierazione’, del giusto prezzo sulla qualità, sulle proprietà organolettiche, sull’assenza nella pratica dell’uso di potenti pesticidi, dunque rispetto alla salute prima di tutto. Farsi paladini e difensori non nella veste di fanfaroni,  ciarlatani ma della serietà, in sinergia con i negozi, ma anche con supermercati che non perdono occasione (alcuni) per gli spot – prodotti locali, a km zero, e poi basta fare un giretto tra i banchi della frutta e verdura, rendersi conto della politica che privilegiano. E tutti zitti. Non certo per fare beneficenza. Non si può davvero far nulla contro la globalizzazione e l’annientamento della produzione locale, delle primizie,  consentire ai produttori nostrani la giusta remunerazione ? Non è vero, basterebbe copiare l’esempio della Svizzera o senza andare lontano l’organizzazione degli agricoltori del Sud Tirolo italiano.

Fare la spesa ad Alassio è sinonimo di ‘primizie alle stelle’ ? Esagerazioni, sproporzione tra il prezzo di acquisto e di vendita. Ricarichi fuori da ogni logica. E’ libero mercato e libera concorrenza. Certamente non è un’eccezione. Basta frequentare, come trucioli.it. ha già documentato i prezzi che si applicano sul mercatino giornaliero dei produttori locali che hanno una bancarella nei giardini di Piazza del Popolo (Albenga). Di recente una agricoltrice ha confidato: “Questa mattina ho scelto di vendere i carciofi  di Albenga, la prima scelta, a 1 euro cadauno. Sui banchi dei mercati, dei negozi, supermercati siamo inondati di carciofi della Sardegna e non solo, a 50- 60 centesimi. Un’euro mi pare un giusto prezzo, un’equa remunerazione. Ma c’è chi non è d’accordo ed un paio di colleghi della piazza mi hanno avvicinato per dissentire e protestare. Devi adeguarti, aumentare il prezzo”. Sta di fatto che ormai la nomea che al mercatino di Albenga la  frutta e verdura locale costa più che in negozio, si è diffusa a macchia d’olio  ed è controproducente. Le organizzazioni di categoria non hanno nulla da dire ? Se qualcuno si ‘fa del male’ non è forse il caso di avvertirlo prima che sia troppo tardi?   E’ un peccato. Se i commercianti di frutta e verdura di Alassio puntano al ‘caro primizie’, persino con diversità imbarazzanti (le trombette  di Albenga un negozio le vende a 9,50, l’altro poco lontano sulla stessa strada a 16), alla lunga non si va da nessuna parte. Magari si cambia gestione, via uno arriva l’altro come accade per l’abbigliamento, le pizzerie, i bar . Così va il mondo ? No, si torna indietro.

Alassio, il negozio di frutta e verdura, stesso giorno, stessa strada, si pagano le trombette di Albenga 9,50 al kg e le fave 3,50

 


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