Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Un Rembado ripercorre i secoli di storia dei Rembado. Il libro merita la strenna natalizia


Rembado nel tempo. Memorie e Cronaca di una famiglia ligure: 112 pagine, prefazione con firma illustre e prestigiosa, il prof. ing. Giuseppe (Pino) Josi, già docente di Statica della nave all’Università di Genova e assessore alla Sanità della Regione Liguria, un passato da irriducibile consigliere di opposizione nella ‘sua’ Pietra Ligure. Autore del volume Renato Rembado, studioso e scrittore di storia locale. Un excursus a ritroso nei secoli alla ricerca delle radici di un nome che seppur limitato ad una piccola area della Liguria, presenta  una caratteristica unica e radicata nel tempo. E una ricerca degli avi che molti di noi vorrebbero conoscere e ripercorrere.  In un mondo, scrive Rembado, dove presto perderemo la nostra identità storico-culturale, o forse l’abbiamo già perduta.

I Rembado, si legge nel libro, “una grande famiglia formata da diverse centinaia di componenti sparsi in tre continenti: Italia, Spagna, Francia, Germania, nelle Americhe con diffusione prevalente in Argentina. La prima traccia, nel 1423. L’archivio comunale di Giustenice annovera certo Francesco Rembado nella forma latinizzata di Rubaudus, proprietario di fondi, probabilmente a Ranzi o a Verzi di Loano. Nei registri parrocchiali di Loano, ha ancora scoperto Renato Rembado, a partire dal 1533 si incontra Francesca Ribado nata nel 1534 da Maria et Thomè.  Non esistevano ancora i cognomi. E solo dal 1591 i rettori della Chiesa di San Bernardo di Ranzi iniziarono ad annotare le nascite su appositi registri. Con un don Pissarello, di Ranzi, passato alla storia perchè annoverava tra i fedeli  quasi esclusivamente gruppi famigliari imparentati tra loro, ma differenti nel cognome da modeste sfumature. Fu don Pissarello, nel suo rettorato (1591 – 1604),  ad uniformare in un unico cognome le pur minime varianti esistenti e scelse Rembado.  “Grazie a don Pissarello – annota l’autore che abita a Ranzi –  oggi tutti coloro  che si fregiano di tale cognome ne conoscono la provenienza o possono risalire alle loro origini”.

Il radicamento nel territorio  si trova nelle colline pietresi e loanesi, con un particolare che fa riferimento alla difesa della costa dalle incursioni barbaresche con vicende drammatiche, fatte di prigionieri e deportazioni, anche di donne e bambini.

Un paio di pagine sono più d’attualità. Si arriva quasi ai nostri giorni. Il capitolo parla dell’abbattimento della torre alla Marina di Ranzi. Sorgeva, come documenta una fotografia datata, in prossimità del mare.  L’area circostante era da tempo zona ospedaliera e nessuno tra gli enti preposti alla conservazione del patrimonio storico ebbe la tenacia di evitarne la distruzione. Con una significativa parentesi, restava la toponomastica. Un sindaco, Giacomo Accame, vivente, non volle rilegare all’oblio gli antichi toponomi pietresi. In bella vista all’ingresso della spiaggia fece murare una targa marmorea con la scritta Maina de Ransci. Si è giunti agli anni 2011. 2013 e al rifacimento della rotatoria stradale, sull’Aurelia, adiacente l’ingresso della spiaggia. “A lavori ultimati- denuncia Rembado – la prima sgradevole sorpresa. La segnaletica di marmo posta sulla discesa al mare che indicava la Marina di Ranzi era stata inspiegabilmente rimossa. Ma lo sgarbo maggiore si materializza sul lungomare; l’antica toponomastica fu semplicemente  ignorata, data in olocausto alla politica, con l’invenzione di una nuova segnaletica tanto impropria quanto fuori luogo. 400 anni di storica cancellati da un atto inconsulto. Pietra Ligure ha perso l’occasione di mettere in risalto la sua vocazione turistica di città di mare, mantenendo, valorizzando un toponomo squisitamente marinaro.  Non resta che sperare nel riparatore o in un nuovo sindaco, s’intende,  che riprenda l’iniziativa…,ripristinando il ricongiungimento della Marina di Ranzi alla Marina di Loano “.

L’autore del libro Renato Rembado, studioso e scrittore

Chissà se qualcuno dei responsabili del misfatto avrà la sensibilità, chiamati in causa quantomeno moralmente,  avrà il buon senso di chiarire cosa è accaduto, di ammettere l’errore, chiedere scusa alla sensibilità di tanti cittadini ! L’alternativa è di approfondire la vicenda e portare alla luce nomi e cognomi. Qualcuno avrà pure firmato o si è fatto tutto di nascosto ? Pare inverosimile.

IL PRINCIPE DI RANZI – C’è un capitolo che invita a conoscere la storia del casato nella figura di Antonio Rembado (1771 – 1847). Noto per la sua magnanimità gli fu riservato l’appellativo di Principe di Ranzi. “Figura bizzarra e, sotto certi aspetti contraddittoria, quella del Principe. Proprietario di una discreta azienda agricola tra Ranzi e Magliolo (eredità materna acquisita da Angela Maria Lanfranco) dissipò il suo patrimonio in colossali bagordi. La sua dimora nel quartiere della Caselle fu spesso il ritrovo dove si consumavano orge favolose, principesche.  In occasione della Festa di Santa Libera, il 18 gennaio,  nella piazzetta antistante la cappella omonima, soleva offrire a tutti, gratuitamente, vino spillato da botti. L’occasione attirava a Ranzi, da Pietra, Loano, Verzi, Giustenice e paesi viciniori  gruppi di beoni, giocatori di morra, scroconi e bontemponi vari.  A notte fonda, dopo inevitabili scazzottate, come in un campo di battaglia, i superstiti giacevano rantolati. mentre il vino scorreva lungo i tombini.  Invecchiato e senza prole  Antonio Rembado lasciò l ‘ultimo appezzameno di terreno  rimastogli alla Chiesa di Ranzi. Il suo funerale fu in grande stile, il più grande a memoria d’uomo. Vi prese parte una folla di tristi gaudenti…”

BENEFATTORI – E’ citato che il 17 luglio 1958, Michele Rembado fu Pietro Antonio, originario di Ranzi, di professione proprietario di nave, donava alla Comunità della Pietra un suo appezzamento i terreno allo scopo i costruirvi  il futuro Santuaro del Soccorso. Fu il primo che passò alla storia in ordine cronologico di una serie di donatori che hanno ontrasssegnato i vari rami del casato.  Nel 1714 certo Nicolò Rembado fu Antonio, mercante della città di Cadice, ha lasciato alla chiesa parrocchiale di San Bernardo di Ranzi, pezzi Mille da Otto Reali e pezzi 340 ” per maritare povere fantine di questo luogo…” E ancora, Maria Catarina Rembada che ha lasciato all’oratorio dei SS Fabiano e Sebastiano ” un fascino olivato”: Giovanni Antonio Rembado, venne dalle Indie e fece modernare la Chiesa….; Inoltre, Renato Rembado cita: ” Tra i numerosi Ranzini emigrati nella Spagna e soprattutto nella Repubblica Argentina figura tal Angel Rembado – 1855 /1946 –  il quale devolse  i risparmi di tutta una vita vissuta in America, alla costruzione di un pubblico  asilo infantile a Ranzi. …” Migliaia di pesos: 100 mila , 180 mila, 20 mila…. Tale Fondazione si chiamava Asilo Angelo Rembado.  Con una clamorosa sorpresa che l’autore rivela: ” L’asilo di Ranzi non fu mai realizzato, nondimeno non fu reso pubblico un rendiconto della gestione dei capitali amministrati. In luogo dell’asilo sorse, anni dopo,  l’edificio delle Opere Parrocchiali”. Una storia sconcertante di cui i cronisti savonesi, almeno che si sappia, pare non abbiano mai scritto e mai saputo nulla. Come può accadere ? A chi dire grazie, sarebbe doveroso indicare, pur senza imputati, le persone preposte o che hanno avuto incarichi. Un silenzio vergognoso che ‘grida giustizia’.

UNA FAMIGLIA PARTICOLARE – Altro capitolo, siamo a pagina 74.  Scrive Rembado: ” Erano detti I Battisti, e non a torto…Uno di loro U Battestu veggiu – 1851 –  detto il violinista, visse facendo la spola tra Ranzi e la Repubblica Argentina. Si ricordano 14 viaggi, improvvisi e senza commiato.  A chi, per caso, lo incontrava a Genova sulla via dell’imbarco ripeteva ‘ A vaggu a bagasce pe perde e cattive cumpagnie’. Suo figlio,  Josè detto Peppe, nacque a Buonos Ayres. Si dedicò al commercio nei mercati del quartiere Rivadavia.  Nello stesso quartiere di lingua genovese nacquero tre dei suoi quattro figli: Peppito,  Ofelia, Angel Santiago Battista. ….Anche Beppe subì il fascino della retorica fascista, si trasferì in Italia portando con se la sua famiglia argentina. Un migrante alla rovescia, per quei tempi.  A Ranzi trasformò in villetta la vecchia casa paterna dove nel 1926 nacque il suo quarto figlio, Renato.  Si dotò di una carrozza trainata, non da un cavallo, ma da  un mulo e si iscrisse al Partito Nazionale Fascista, Fu ben presto nominato Podestà di Ranzi.

I CADUTI DELLE DUE GUERRE MONDIALI – Rembado Bartolomeo e Rembado Pasquale, nella guerra el 15 – 18.  Nella seconda Grande Guerra perse la vita  il capitano Bartolomeo Rembado di Bartolomeo.  Capitano di fregata, decorato al Valore militare croce di Guerra medaglia d’argento. Seguono i rembado protagonisti  nella comunità civile e religiosa.  Nel Comune di Ranzi, 1676,  furono eletti i primi due consoli: Giovanni Antonio Rembado  e Giovanni Rembado.  Mentre don Antonio Rembado fu  il primo, dal 1585,  di una serie di sacerdoti della parrocchia di San Bernardo.  Anche Verzi annoverò Maire Rembado.  A Loano Vincenzo Rembado fu  comandante di Piazza,m a capo della milizia cittadina, dopo la caduta di Napoleone. Giuseppe Robado fu eletto sindaco di Loano. Cosi pure Carlo Rubado, sindaco per un decennio a partire dal 1854. Giovanni Rembado fu sindaco a Pietra dal 1889 al 1891.  Durante il ventennio Josè Rembado ebbe l’incarico di Podestà di Ranzi fino al 1928, allorchè, dopo 252 anni di autonomia, Ranzi fu annesso al Comune di Pietra Ligure. Per arrivare ai nostri giorni il libro propone immagini e nomi di Andrea Rembado due volte sindaco di Pietra tra il 1963 ed il 1973, Enrico Rembado eletto sindaco di Borgio Verezzi per tre volte, dal 1988 al 2001. Mario Rembado tre volte sindaco di Loano tra il 1967  e il 1993. Entrambi di fede democristiana, entrambi hanno tentato invano l’elezione alla Camera dei Deputati. Infine due don: Igino Rembado, parroco di Tovo San Giacomo, dal 1955 al 1996 e don Luigi, parroco di Pietra Ligure dal 1956 al 1998.  Nel terzo millennio un Giorgio Rembado è al vertice dell’Associazione Nazionale Presidi, romano di adozione e originario di Verzi.  Infine il giornaista Augusto (Gughi) Rembado, corrispondente prima del Secolo XIX, per il comprensorio di Loano, Pietra e Finale e da ultimo alla Stampa ucciso da un infarti nel 2015.

Manco a dirlo non poteva esserci tutto della Rembado story. Non ci sono le ultime fortune immobiliari, quelle alla luce del sole, di alcuni discendenti. Un patrimonio cospicuo, interessi estesi in Riviera e non solo, spesso al riparo da occhi indiscreti. Infine, a quanto pare, sulle dite di una mano i Rembado affiliati a logge massoniche nel corso del tempo. Come annota Pino Josi ” l’ultima fatica letteraria di Renato Rembado percorre un viaggio da millennio…i Rembado una famiglia molto importante nel nostro territorio (Giustenice, Ranzi, Pietra, Loano, aggiungiamo Borgio ndr), ma anche fuori dal nostro paese. Trovi Rembado a Gibilterra, in Argentina, Spagna , Francia, Germania, nel cuore il pensiero resta rivolto a Ranzi”. Josi  accenna la costruzione dei Santuari del Monte Carmelo (Loano) e della Madonna del Soccorso, legate  in qualche modo ai Rembado, e nei secoli il contributo alla comunità è continuo. Consoli, sacerdoti, sindaci, benefattori, uomini  che con la loro azione ne sostengono lo sviluppo e la crescita”. Il prof. Josi forse ricorderà pure qualche fatterello legato ai piani regolatori, allo sfruttamento edilizio del territorio e dai banchi dell’opposizione si scagliava contro le ‘consorterie’.

E Renato Rembado, scrittore, merita assai di più con i “suoi lampi di luce per ritrovare la vita nelle ‘morte stagioni’ e ancor oggi nella presente e viva”.  Tanti fatti, nomi e storie. Grazie Renato, la comunità tutta dovrebbe essere riconoscente. Un Renato in ogni paese contro il diffondersi della cultura degli smemorati. E’ civiltà e identità vera, praticata e non solo predicata o invocata. Complimenti Renato !


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