Nel silenzio perfetto e duraturo. Tre giornalisti protagonisti (involontari): per Angelo Fresia e Guglielmo Olivero, detto Willy, abbiamo scritto il 18 dicembre 2014 ( vedi…), ma senza fortuna. La neo entrée è Barbara Testa. Hanno lavorato alla Stampa – Savona per 23 anni (Olivero), per 1o anni ( Fresia e Testa). Cosa chiedevano all’editore, alla direzione ? Che il loro rapporto fosse finalmente regolarizzato, riconosciuto, nel rispetto del contratto nazionale di lavoro dei giornalisti. Risposta: i primi due hanno subito ricevuto il benservito, la collega consigliata a lasciare. Fresia e Olivero si sono rivolti al giudice del lavoro, assistiti da due studi legali (Savona e Milano). L’udienza era fissata, ma il giudice nel frattempo aveva ottenuto il trasferimento. Prossima udienza, febbraio 2016. C’è altro ? Si parla di petizioni, raccolta firme di lettori, di associazioni, società sportive. Tutto inutile. E uno spaccato sorprendente: i colleghi interessati non vogliono parlare del loro caso ad un collega. Chiedono silenzio. Hanno paura di sbattere contro un muro di gomma o in cemento armato.
Non resta che raccontare, per la cronaca, quel poco che sappiamo. Di Angelo Fresia e Willy Olivero si è scritto. Barbara Testa l’abbiamo conosciuta una ventina d’anni fa. E’ di Alassio dove vive, iscritta all’albo dei giornalisti dal 23 giugno 1995. Aveva esordito negli uffici della I&C di Romano e Marco Strizioli ad Albenga. Ha iniziato con la raccolta pubblicitaria per la pubblicazione annuale de ‘L’Annuario’. Maestro di Barbara e di altri colleghi, Strizioli senior. Il primo approccio nel giornalismo con la pubblicazione “Fiat 500 Club Italia”, poi House Organ, quindi i ‘giornalini’ dei Comuni di Alassio, Laigueglia, Andora, solo per citarne alcuni. Strizioli estendeva le collaborazioni con i Comuni fino a Spotorno e a Savona con la Camera di Commercio. Barbara Testa la ricordiamo ancora al notiziario di Radio Liguria International, a Tele Genova, insieme a Tommaso Marinelli che ora gestisce un blog a Loano e dintorni. Barbara, mite, remissiva, incapace di litigare, scontrarsi, curava gli uffici stampa in gruppo e spesso da sola. Un lavoro, confidava agli amici, che la coinvolgeva, ti fa sentire importante (anche se alla fine non è così, parola di vecchio cronista di strada), senza orari, nè gratificato, almeno in provincia, per il tempo che si dedica. L’impegno costante, le telefonate dal giornale a tutte le ore, le privazioni, le rinunce, non sono ricompensati pur dagli inviti, da qualche cena, da qualche omaggio, dal pur sempre magro ‘raccolto’ che arriva ogni mese dall’editore. Tra l’altro, non sono neppure più i tempi in cui c’erano i biglietti omaggio per il treno, la riduzione del 50 % sui voli Alitalia, il blocchetto di ‘tickets’ per l’Autofiori,.
Lungo il cammino di vita e professionale, Barbara Testa ha collaborato con Il Corriere Mercantile, Il Secolo XIX, Il Giornale. Per finire con La Stampa. Il quotidiano principe degli eredi Agnelli che da inizio anno ha reso operativo l’acquisto del Secolo XIX. Un gigante dell’editoria e dell’economia italiana, europea, mondiale. Basti pensare l’ingresso, con una robusta quota, nell’Economist. La coabitazione Secolo XIX e Stampa, nel ponente ligure, ha portato ad una graduale e costante ristrutturazione, ad iniziare dagli ultimi anelli della catena. I più indifesi ? I più deboli ? Silvio Fasano, fotografo, ne sa qualcosa. Certamente l’editore ( i suoi vertici), la direzione politica, i colleghi, il sindacato hanno scelto la linea più devastante, umanamente e materialmente. Messi in disparte ( i tre) senza alcuna sensibilità ? Nel disinteresse, almeno per quanto è emerso, di chi per professione racconta il bene ed il male di un paese, di una società. Pregi e difetti, e soprattutto si fanno le ‘pulci’ agli scandali, agli scandaletti, al degrado morale e civile della Patria Italia, della politica. Aspetti a volte surreali di quella che chiamano libera informazione, con il giornalismo di inchiesta, rigoroso, serio, documentato.
E il dominio del denaro ? Quale alternativa si è offerta a Olivero, Fresia, Barbara Testa ? Andarsene chiedendo anche scusa per il ‘disturbo’ ? Non era forse legittimo attendersi una presa di posizione, non massimalista, nè sindacalista per tutte le stagioni, ma di solidarietà diffusa ? Almeno un comunicato, dieci minuti di sciopero nelle redazioni. Non una giornata, era chiedere troppo visto i tempi in cui naviga l’editoria, non per i potenti ed i poteri dominanti. Loro fanno il loro lavoro, evitare di essere sopraffatti dalla concorrenza. L’arma del più forte e del più bravo vince come sta dimostrando egregiamente il big Sergio Marchionne.
Ma leggiamo cosa scrive una quotata collega, Alessandra Costante, a proposito dei recenti licenziamenti a Telenord. Anche in Liguria “ex vice direttori, da tempo in quiescenza, di importanti quotidiani, che collaborano a pezzo; prepensionate di quotidiani nazionali che si presentano imperterrite alle conferenze stampa; uffici stampa opzionati da colleghi da tempo usciti dal mondo del lavoro…” Non abbiamo ben presente tutti i nomi, peccato non siano citati. Non sarebbe diffamazione, ma diritto di cronaca e di informare. L’esperienza insegna che i ‘peggiori’ spesso li abbiamo conosciuti a sinistra, o all”estrema sinistra. E non è una questione ideologica, essere di sinistra, di destra, di centro. Alessandra Costante che ha provato sulla sua pelle gli alti e bassi di una lunga gavetta, e non è stata certo l’unica. Cita ‘scandalizzata’ ( ?) il comportamento di una collega pensionata che giovedi, 15 ottobre, modera un incontro organizzato da “Sinistra e Lavoro“, intitolato “Il Lavoro e i diritti per ricostruire la sinistra“. Proprio, rimarca, ad opera di una collega pensionata che fa parte della folta schiera dei giornalisti che si rifiutano di lasciare il passo. E conclude, la Costante: ” Non c’è che dire, bel segnale. I giornalisti disoccupati e precari sentitamente ringraziano”.
Non sappiamo quanto interessi ancora il tema ‘giornalisti e sinistra’. Forse sarebbe più utile che qualcuno si occupasse anche dei tre colleghi di Albenga, Alassio, Ceriale. Visto che siamo in argomento, seguendo lo stesso anonimato, chissà quanti conoscono la storiella di quel collega che aveva un filo diretto con un presidente di Regione ligure finito in carcere con altri 11 coindagati’, alcuni pubblici ufficiali, per associazione a delinquere (inizialmente anche mafiosa), concussione, corruzione ed altro. Mentre un redattore di giudiziaria ed il direttore del giornale erano sotto processo, seduti sul banco degli imputati e ripresi dalle tv regionali, un collega dalla redazione centrale telefonava ogni sera al presidente e lo informava in anticipo dei titoli, dei pezzi, delle pagine che lo riguardavano. Telefonate intercettate e mai rese note. Il ‘confidente’ – traditore è ancora in vita, seppure anziano. Aveva una caratteristica, come il presidente era iscritto ad una loggia massonica. Anzi, il presidente a tre. E guarda caso, il ‘pifferaio’ teneva buoni rapporti con il cronista di provincia che in quel periodo si occupava, per primo e in solitudine, della agguerrita (politicamente) ‘banda’. Non siamo gli unici depositari di quella storiaccia, qualcuno per caso l’ha mai sollevata ? E’ vero, è tutto inutile. Lasciamola tra i ruderi.
Ricordiamoci almeno di chi non ha colpa per notizie che magari dovevano restare ‘segrete’. Non è il caso di Fresia, Olivero, Testa. Sono stati degli umili e dei bravi servitori del loro datore di lavoro, diligenti corrispondenti di provincia. Come testimoniano – e fa onore a chi ha scritto – le lettere inviate, con decine di firme, alla direzione della Stampa di Torino. E’ vero che il più forte, quasi sempre vince, ma la debacle nella vita è sempre dietro l’angolo. Dalle stelle alle stalle, ne dovrebbe sapere qualcosa chi riteneva di sedere tra i potenti e alla fine si è ritrovato tra gli emarginati.
Luciano Corrado