Serata di chiusura di “Parole ubikate in mare”.
Albissola Marina.Dopo due mesi di intense serate dedicate alla cultura e all’attualità, è calato il sipario albissolese sulla sesta edizione del Festival letterario «Parole ubikate in mare». La rassegna anche nel 2015 ha ospitato una parata di personalità di rilievo.
Grande lo sforzo organizzativo di Stefano Milano, titolare della Libreria Ubik di Savona. Con il suo staff, da tempo, si è reso conto che vendere libri vuol dire tante cose. Ognuna delle quali mirata a un obiettivo diverso. E’ nata, oggi, l’esigenza di evolversi editorialmente per riuscire a “comunicare” con tutti, in modo sempre più efficace ed efficiente. In Italia − statistiche alla mano − si legge davvero poco. Stefano ha pertanto deciso di portare in giro i libri per raggiungere i lettori, promuovendo, in collaborazione con le Amministrazioni locali, eventi di alto profilo. Incontri letterari, ma non solo, che dal 3 luglio al 31 agosto hanno animato le piazze di quattro Comuni della provincia: Albissola Marina, Celle Ligure, Noli e Spotorno. Un caravanserraglio di ben 47 fra scrittori, autori, giornalisti, attori, filosofi e registi, tutti di spicco. Un percorso che ha regalato a turisti, curiosi e appassionati, il fascino di parole e di storie trasportate dal vento estivo, per conoscere meglio volti noti, per scoprirne sfaccettature, condividere emozioni e progetti. Il 30 agosto, sotto un cielo stellato, in una gradevole serata di fine stagione balneare, tutti gli occhi erano puntati sul palco di piazza della Concordia, ad Albissola, diventata una tappa fondamentale del tour del big di turno. A richiamare l’attenzione, una “chicca”, come la presentazione dell’ultimo romanzo “Dimmi che credi al destino” di Luca Bianchini.
Figura 1 – Luca Bianchini
Smartphone e ventagli alla mano, per rapire immagini e scacciare la calura, la gente comune è stata la vera protagonista di un appuntamento adatto ai gusti di un vasto pubblico. Un po’ conduttore radiofonico e un po’ scrittore, Bianchini, gioca la carta della simpatia. Introdotto, e stuzzicato con vivaci contrappunti, da Renata Barberis, interagendo con la folta platea, l’autore ha rivelato il suo libro. Ambientata nel cuore della ricca e benestante Hampstead, la storia narra della piccola libreria italiana, in crisi, che dirige Ornella. Per evitare di doverla chiudere o, al limite, svendere per un pugno di sterline, la libraia chiama in soccorso storica amica milanese: Patti. E’ l’incipit di un intreccio, talora inesorabile, di personaggi e vicende che, scritte con uno stile inconfondibile, assomigliano terribilmente alla vita. Episodi che, come esergo, annunciano all’eccezionalità del destino e insieme la sua terribilità. Che cos’è il destino? Fra le onde tempestose della vita, rappresenta una soluzione autoconsolatoria. La spiegazione irrazionale che ammette una forza ineluttabile, che ci fa vivere ogni esperienza come in una danza, cui talora rassegnarsi, senza tentare di modificarne il corso, ritenendo inutile ogni azione di contrasto. La chance di una rinascita cui poi dare un senso nuovo. L’aporia romantica di ogni logica. Ma è l’amore che, spingendo l’anima dal suo interno, guida il destino dell’uomo sulla terra? Luca non vede alcuna divaricazione fra destino e amore.
Figura 2 – Luca Bianchini con “Dimmi che credi al destino” (Mondadori)
“Dimmi che credi al destino” è un racconto che parla d’amore, del coraggio di amare ed essere amati. Capitoli, brevi perché altrimenti la gente si annoia, nei quali i sentimenti del cuore diventano un rischio da correre, sullo sfondo di una Londra che osserverà ognuno avere il coraggio di fare chiarezza interiore. C’è sempre l’amore nei libri di Luca Bianchini. Non riesce a scrivere una storia in cui non ci sia l’amore. Gli piace immaginare le cose e verificare dopo se le ha fatte immaginare bene. Un excursus, che non si sarebbe mai pensato di ascoltare, intorno all’opera e, senza nulla nascondere, ad alcuni aneddoti personali, da cui è emersa una sorta di asso piglia tutto. Troppo facile, per una vecchia volpe del mondo della comunicazione come Luca, avere ragione di un pubblico giunto, in questo suggestivo angolo di riviera, più che disposto a lasciarsi conquistare. E’ stata un’esibizione scanzonata la sua. Gli è bastato parlicchiare di tutto un po’, in assenza di vorticose esternazioni. Momenti salaci vissuti durante promozioni letterarie in giro per l’Italia. L’emozionante incontro con Michele Placido, durante il casting del nuovo film di Marco Ponti “Io che amo solo te”, tratto dal suo omonimo best seller edito da Mondadori. Battute sciorinate, andando sul sicuro, tutto sommato. Ha attinto a mani basse tra le sfaccettature della sua poliedrica, quasi ventennale, carriera di scrittore, giornalista di Vanity Fair, copywriter free-lance, di collaboratore di diverse agenzie pubblicitarie e, infine, speaker radiofonico. Bianchini, dopo il suo primo libro, “Instant Love“, si è cimentato nella biografia di Eros Ramazzotti, ma i suoi romanzi più famosi sono “Se domani farà bel tempo“, “Siamo solo amici” e “Io che amo solo te”, da cui è stato tratto appunto il film che verrà proiettato nelle sale cinematografiche il prossimo autunno.
Figura 3 – Luca Bianchini fa la dedica sul suo libro a un’ammiratrice.
Un vero e proprio coup de thèatre al termine, quando dal parterre si è visto mettersi a sedere per autografare i libri, brandendo la penna, seduto sui gradini del sagrato della chiesa, circondato dagli ammiratori. Entusiasmati, tutti volevano discutere con lui di quello di cui aveva parlato. Andare a toccarlo e raccogliere le sue battute cariche di humor. Per paradosso, anche questa è voglia di partecipazione. Un segnale di stanchezza nei confronti della consunta maniera di blandire la folla. In controtendenza rispetto ai nugoli, non sparuti, d’indignati e vati di quest’epoca di prospettive ridotte, che hanno trascinato questo paese in un baratro dal quale non sarà facile emergere, qualcuno ha saputo – senza arruffate farneticazioni – rallegrare Albissola.
Antonio Rossello