Colpa nostra. Una troupe (organizzata) di giornalisti aveva fatto tappa a Bajardo il 5 luglio 2014. Un anno fa. Abbiamo rinviato la pubblicazione delle foto vergogna (?) del borgo antico per una promessa. Documentavano il biglietto da visita e l’intelligente (?) accoglienza. Eppure, tutti zitti come testimoniavano le cronache locali. Accompagnando colleghi in diverse zone dell’entroterra, a Bajardo emerse lo spettacolo indecoroso del paese affascinato pure da gatti in libera uscita, ne contammo 74. Allora, come oggi, Jose Littardi, sindaco al secondo mandato per ‘Viva Bajardo, ristoratore dell’Osteria Ra Culeta e con interessi a Montecarlo. Perchè si taceva per tanto degrado? Dove erano i cronisti, i leghisti, i contestatori, gli analisti? Ci sono voluti i ‘disperati, gli emarginati’ della Terra a scatenare il putiferio ? Condannati in prima pagina. Colpevoli 26 bengalesi e 3 nigeriani. Processati di far ‘scappare’ i turisti, minare il turismo, avvicinare le ragazze. I ‘poveri’ proprietari di seconde case infuriati . Almeno il parroco prega e ricorda i doveri cristiani.
Bajardo luglio 2014, Bajardo oggi. Il paese dell’antica festa laica della Ra Barca, il giorno di Pentecoste. Dagli anni 80 al ’95 era sindaco il socialista Massimo Crespi, seguito da Maria Gabriella Rosafio (’95- 2004), da Gildo Zanella (fino al 2009). Elezioni nel maggio 2014, riconferma di Littardi sindaco e nuovi consiglieri, compresi i 3 esponenti di Uniti per Bajardo. Le ‘immagini – cartoline’ del paese documentavano un’incuria diffusa, convivenza con sporcizia, con colonie di gatti randagi, dominio incontrastato di sterpaglie ed erbacce in ogni angolo del suggestivo (architettonicamente) borgo storico. In ‘sciopero permanente’ gli addetti allo sfalcio dell’erba negli spazi pubblici e lungo le strade. Giornalisti di mezza europa meravigliati, ma non increduli conoscendo il tarlo che corrode il Bel Paese. Tra l’altro, eravamo reduci da analogo tour nell’entroterra della Costa Azzurra, con borghi museo, puliti, ordinati, infiorati, con ristoranti affollati. Ma i ‘terron de la France’ sono allergici a convivere con il degrado sotto il naso, davanti agli occhi, tra le case, le ville e le dimore storiche e non, i locali pubblici. .
Quasi impossibile, di fronte alla domanda- contestazione, avere risposte che uno si sarebbe atteso. Si può far finta di niente ? Il mostro dell’indifferenza al decoro urbano corrode alle fondamenta il turismo, in particolare culturale e di qualità. Intollerabile a chi vuole dare lezioni di educazione civile, sociale, economica mettendosi sotto le scarpe le peculiarità di madre natura. L’incapacita a fare sistema per attirare turisti da ogni angolo del pianeta. Bajardo con un potenziale da ‘giacimento petrolifero‘, in parte sfavorito dalle condizioni complessive della viabilità e dei collegamenti, in altra misura preso a calci dall’indifferenza e dalla convivenza con le brutture. Fare l’abitudine al ‘brutto’ causato dall’uomo e lasciar credere che non ‘siamo tutti uguali’. Esiste l’amore per la pulizia, la ribellione verso chi non sa neppure quali siano le priorità dell’offerta e delle risposte ?
Proprio come è accaduto e accade in aree del sud Italia che fanno arricciare i capelli ai visitatori normali. Gli sconci e gli scandali dell’incuria che, si dice, fanno il giro del mondo e scandalizzano i benpensanti. Provocano servizi denuncia televisivi e della carta stampa. Descrivono il viaggio nell’inferno del menefreghismo. Come non indignarsi al disordine sistematico, alla mancanza di cura di ordine e pulizia ? Il sindaco ristoratore che minaccia di rinunciare al mandato popolare (“Non posso accettare che mi si accusi per colpe non mie e che intaschi dei soldi da questo stato di cose, se non c’è più fiducia verso di me….”), ha fatto notare, nelle dichiarazioni pubbliche ed in tivù, che Bajardo non ha neppure un vigile urbano, i carabinieri sono a Ceriana, a 12 km. Avrà personale in grado di curare almeno l’immagine turistica, il primo ‘passaporto’ che consente un dignitoso benvenuto ai visitatori? Bajardo che esibisce con orgoglio la “sala polivalente e uno spazio per valorizzare l’arte e la memoria dell’illustre disegnatore Andrea Rubino spentosi 51 anni fa nel borgo dell’entroterra sanremese. Una sala dai soffitti alti che sarà divisa in due piani – spiegava il primo cittadino – ed in quello superiore sarà allestita l’esposizione permanente, una importante occasione per attrarre visitatori…”. Promessa di avvio lavori entro fine agosto e ultimazione per l’estate 2016.
C’è chi assicura, non abbiamo riscontri, che l’avvocato Sonia Viale, impegnata in blizt ai pronto soccorso della Liguria, sia tra gli ammiratori della Bajardo dell’arte, dei monumenti antichi, del fascino per il giardino dei fiori di Bach. Chissà come avrà reagito nelle sue escursioni, lei che da anni è impegnata in politica e tra le figure più apprezzate dell’imperiese post scajolano. Consapevole che non serve la galleria degli ‘annunci’, bensì risposte urgenti, il cambio di rotta pro meritocrazia. Non sono bazzecole, rispetto ai titoli dei giornali che gettavano fango sulla casa di risposo, dopo un blitz dei Nas. La cuoca, si scrisse, faceva anche l’infermiera, misurava la glicemia e somministrava le terapie. In attesa della ‘formula per lo sviluppo, con un consorzio con Sanremo, Bajardo, Perinaldo e Ceriana per sfruttare i taglio dei boschi come già avviene da anni sulle montagne del Sud della Francia, a noi vicino e dove persino un’azienda famigliare di Bajardo partecipa vittoriosa alle aste pubbliche. Merita un capitolo a parte, nel panorama boschivo ligure.
Per quanto tempo terrà ancora banco l’asserito ‘grande disagio’ per l’arrivo di 29 migranti (pericolosi per l’incolumità pubblica?). Tema affrontato con colossale scemenza civile. Una idiozia sostenere il danno all’immagine turistica. Chiedetelo agli abitanti, agli operatori della ricettività e della ristorazione di Nava dove da 5 anni, una struttura della Provincia di Imperia, ospita mediamente una settantina di ‘clandestini’ e rifugiati politici. Informatevi quale danno hanno arrecato al turismo. Questo piccolo viaggio fotografico nel cuore di Bajardo, al quale abbiamo volutamente sottratto molte altre immagini, vuole essere una piccola testimonianza. Teniamo in ordine i paesi, le città se vogliamo un turismo sano, assai interessato ai nostri valori storici. Alle gloriose radici del passato e quanto ci è stato tramandato, più o meno conservato. La demagogia, dimostra la storia, è la peggiore malattia, unitamente all’illegalità di sistema, capace di affliggere crescita e sviluppo. Ovvero economia, investimenti, posti di lavoro, senza parassitismo. (l.c.)
IN OMAGGIO AL PRIMO CITTADINO, NATO NELLA CONTEA DI PIGNA, NEL 1952
MADDALENA, VICE SINDACO, NATA SOTTO IL SEGNO DEL TORO, LOTTA INVANO PER TROVARE UN RIGATTIERE
L’ARCHITETTO TITO NON PROVIENE DA AURIGO, HA UN’ASCENDENTE SUGLI AMICI DEGLI ANIMALI
A CLAUDIO HANNO ASSEGNATO LA DELEGA SPECIALE ALLA DECORAZIONE DELLE SCALE
NICOLETTA SI OCCUPA DEGLI ANGOLI DIMENTICATI
GIANFRANCO ASSISTE I TURISTI IN VISITA AL PAESE
PAOLO L’ARCHITETTO PROVVEDE AD ILLUMINARE I SEGNALI STRADALI
CESARE FA DA GUARDIANO AI RIFIUTI INGOMBRANTI
IOLE SI OCCUPA DI FOTO RICORDO PER VISITATORI
DAVIDE PUNISCE GLI ARREDATORI INCALLITI
LAURA NON SOPPORTA I CARTELLI NASCOSTI
TUTTI INSIEME FELICI NEL GIARDINO DEI FIORI DI BACH
Ps:La festa della Ra Barca risulta come l’unica cerimonia antica di carattere non religioso presente nell’intero territorio della provincia di Imperia ed è la più sentita del paese. Si celebra nel giorno della Pentecoste. Nell’occasione viene eretto tramite la sola forza delle braccia, dai giovani ragazzi del paese, un albero di pino abbattuto la notte precedente e trasportato nel centro del paese; il fusto simboleggia l’albero maestro di una nave. Al termine dell’innalzamento si intona un antico canto, malinconico e dolente, rievocando una antica storia d’amore tragico: A barca du mei amure (“La barca del mio amore”).
La domenica successiva l’albero, come simbolo di buona sorte e felicità, viene battuto all’asta al miglior offerente. L’asta è spesso accanita per due ordini di motivi: il primo è l’alta qualità del materiale. Pino della qualità con aghi (foglie) corte Pinus sylvestris, privo di nodi all’interno del fusto (ottimo per legname da edilizia), il secondo è la “luna ideale” nel momento dell’abbattimento. La concessione dell’autorizzazione all’abbattimento è frutto di una deroga speciale in quanto a nessun altro è consentito abbattere un pino in tale periodo dell’anno.
La Barca del mio amore Stanotte se ne va! Ahi! stanotte se ne va!”
Lasciala andare, figliola! Che presto ritornerà! Ahi! che presto ritornerà!”
Prima che torni, oh mamma, il mio cuore si consumerà. Ahi! il mio cuore si consumerà!”