Testimonianza dell’ing.Paolo Forzano: ” A maggio ho presentato il libro ‘A Savona il futuro è a ponente‘. I locali della libreria Ubik affollati. La presentazione affidata all’ing.Franco Zunino (ex assessore in Regione, funzionario del Comune di Celle L., esponente di spicco della sinistra ndr). Né prima, né dopo alcuna notizia sulla cronaca locale di giornali e web. Mi sono presentato alla redazione unica di Secolo XIX e Stampa, ho parlato con il capo, lasciando cinque copie omaggio per i redattori. Sono stato apostrofato ‘Lei ha parlato male dei giornalisti savonesi’. E io: come, quando, esibite le prove… ‘. ” In tv accusano un certo giornalismo di informazione munita di occhiali distorsivi, a seconda degli interessi dell’editore e dei clienti pubblicitari. Sta di fratto che Forzano ha ricevuto all’unanimità una pubblica lezione (?). Col suo libro di 100 pagine, 10 di testo, il resto foto, si è aggiudicato un primato da guinness: il ‘capolavoro’ ha raccolto mutismo totale. Non solo, Zunino non aveva dato la parola all’on. Oreste Rossi, già eurodeputato e presidente consiglio regionale del Piemonte, stessa sorte per Paolo Canavese – fratello minore di Rino -, responsabile del settore spiagge dell’ente porto. Povero e illuso ing. Forzano, con 300 copie credeva di essere diventato più potente di Di Tullio, Pasquale, Romani, Berruti, dei mass media…Dove vive !!!
Il progetto di passeggiata della zona a ponente di Savona, dalle Fornaci a Zinola, commissionato dalla città di Savona, è un progetto molto modesto. E’ stato abbastanza unanimemente giudicato così, con punte di rigetto da parte dei bagni marini, dove la passeggiata era costituita da una passerella in legno tra gli insediamenti balneari ed il mare. Un tale progetto è troppo poco attraente per far sì che i 2330 metri di costa si trasformino da brutta periferia a zona di alto interesse: serve molto di più. Solo un bel progetto può attrarre persone, interessi, capitali, attività. In poche parole Savona deve porre le basi per un suo rilancio in chiave turistica e di attrazione marina. Non lo ha mai fatto! Eppure a ponente ha una costa che è il 35% più lunga delle Albissole, ed è anche allo sbocco dell’autostrada che porta piemontesi e lombardi al mare! Una grande occasione da non perdere! Con questo intervento vogliamo dare un concreto contributo di idee, con un progetto integrato che coniughi interesse ed accessibilità.
(estratto dal libro che è disponibile nelle principali librerie ed edicole di Savona)
Savona / Una crisi industriale sia in ambito urbano che territoriale. Le industrie che hanno chiuso in città, nel territorio adiacente, in Valbormida sono molte. Gli abitanti di Savona nel 1971 sfioravano gli 80.000, oggi sono scesi a circa 60.000: 25% di meno.
Da anni il fenomeno si è fermato, ma la situazione economica è grave, complice sia la situazione internazionale ma ancor di più quella italiana. Infatti all’estero ci sono delle riprese in atto, in Italia no. A Savona tanto meno. Anzi, a sentire certi indicatori parrebbe che la negatività persista e continui.
Le crisi danno sempre delle visioni negative, ma sono anche l’opportunità per il cambiamento. Si può fare qualcosa? Certamente sì. Ci sono molti esempi di riconversioni di città industriali nel mondo: Pittsburg è una realtà ormai divenuta storica, ma recentemente, qui vicino in Europa, in Spagna, Bilbao.
Nelle pagine seguenti un articolo che descrive abbastanza bene la realtà di Bilbao: cambiare si può, è possibile! Bisogna volerlo!
Bisogna che tutti gli attori della realtà urbana si coalizzino in un piano di sviluppo a breve, medio, lungo termine. Ci vuole un piano. I soldi si troveranno. Ma ci vogliono delle idee chiare e positive di sviluppo e fare le mosse giuste.
waterfront da Fornaci a Zinola un grande potenziale scarsamente utilizzato
Questa zona ha una caratterizzazione poco omogenea con aziende chiuse, aziende che stanno lì in modo improprio (vigili del fuoco), ville bellissime abbandonate, supermercati, zone abitative con scarsa coesione sociale per la dispersione degli insediamenti e la scarsa presenza di nuclei coagulanti.
Una area figlia di uno sviluppo aggressivo e disordinato. Un’area che oggi è nel mirino per un’opera di riqualificazione che parte col piede sbagliato per sostanzialmente un motivo: la mancanza di un “legante”, un’idea trainante.
Il piano del comune è molto modesto e non ha il respiro che dovrebbe avere un’operazione vera di riqualificazione.
Serve un’operazione di urbanistica che dia un’impronta decisa a tutto il quartiere e che dia appetibilità sia ai nuovi insediamenti, che alle ristrutturazioni con cambio di uso.
Serve una valorizzazione delle “funzioni” trainanti quali potrebbero essere i servizi pubblici, la cultura, il turismo, il tempo libero, un tessuto di locali e shopping diffuso che rendano attraente e viva tutta l’area.
Serve, ultimo ma non ultimo, uno studio accurato del “muoversi” in questa area sia a piedi che in bicicletta ma anche con mezzi sia pubblici che privati: la mobilità è l’anima della vità.
Il piano di ristrutturazione di via Nizza del comune di Savona vede solo due obiettivi: il primo è di limitare la velocità in via Nizza declassando la strada a strada di quartiere e restringendola per ricavare una pista ciclopedonale e giardini a scapito della viabilità stradale, e questo senza nessuna alternativa, senza prima aver realizzato una “Aurelia bis”. Inconcepibile!
Il secondo obiettivo è quello di realizzare una passeggiata sulla spiaggia “davanti” alle installazioni balneari, in assoluto contrasto tra le esigenze balneari e le esigenze di “passeggio”. Il comune non sembra aver tenuto in minimo conto l’esperienza Fornaci, dove una simile realizzazione di passeggiata di legno sulla spiaggia è stata immediatamente fagocitata dal mare, e recentemente è stato demolito quanto ne restava. Anche qui: inconcepibile!
Occorre una ristrutturazione “vera” di questa parte così importante per lo sviluppo futuro di Savona, non la ristrutturazione di via Nizza così come pensata ma una rivisitazione in chiave urbanistica dell’intera area. Questa parte potrebbe essere, se ben gestita, proprio il futuro di Savona.
Il progetto di pista ciclopedonale e di ristrutturazione di via Nizza è senz’altro un punto di partenza fondamentale, perché la mobilità è punto chiave di qualsiasi urbanizzazione, sia essa un’opera completamente nuova, sia un’operazione di riconversione.
Quando si opera su un’area nuova si può operare con libertà, mentre un’operazione di riassetto quando esistono numerose installazioni presenti è assai più complessa, ma non impossibile.
Serve un’operazione che imponga regole, obiettivi, ed imponga un legante a quanto esistente. Quale legante? L’area è in una posizione ottimale per quanto riguarda la sua adiacenza al mare: una opzione mai sfruttata bene. L’opportunità offerta dalla “posizione” e l’idea che tutta l’area da brutta periferia si trasformi in una bella zona attraente potrebbero essere gli elementi di base.
Serve però un piano urbanistico che faccia propria questa idea in un modo concreto, che riveda il progetto di ristrutturazione di via Nizza e della passeggiata ciclopedonale in modo più ambizionso, perché è indubbio che la mobilità è fondamentale. Ma non basta la mobilità: serve anche un piano parcheggi. Serve anche che la passeggiata ciclopedonale non abbia la funzione minimale di essere al servizio del quartiere ma serve che la passeggiata sia una attrattiva, sia per il quartiere che per il comprensorio e l’interland, serve che il quartiere si evolva da periferia a centro di attrazione culturale, turistico, tempo libero, svago, shopping.
Un patto per Savona?
Ci sono alcune situazioni che vanno riviste a Savona. Intanto in primo luogo il comportamento del Comune che sembra essere al rimorchio invece che essere di traino. Il PUC Piano Urbanistico Comunale ha avuto un processo di approvazione che è durato una trentina di anni, un periodo di tempo che ha visto cambiamenti epocali, senza che questo importante documento ne abbia minimamente risentito. Quando è stato approvato, Deliberazione di Consiglio Comunale n. 20 del 03.08.2010, era già obsoleto. Peggio ancora: è un documento che è un’antologia eterogenea di progetti proposti, quindi sguardo al passato principalmente invece che un documento di guida per il futuro.
PUC – documento obiettivi – maggio 2011 – pag 19 e 20
Il secondo water-front (Figura 2.E) tende all’utilizzo della notevole risorsa savonese degli arenili. Già l’esistenza, ormai storica, dei “giardinetti” e della passeggiata che da essi va sino alla piscina scoperta proseguendo, dopo l’interruzione creata dal manufatto ripristinato dell’ex centrale ENEL, sino alla Nattarella rappresenta un ideale compendio all’utilizzo delle spiagge: si potranno operare interventi ulteriori legati sia alle possibilità di parcheggio sia all’incentivazione di imprese di divertimento, ma senz’altro è nodale studiare un’operazione di marketing unificante dell’offerta attraverso la realizzazione di progetti-vacanza comprendenti tutte le specializzazioni del comune.
Più che nuovi interventi, quindi, la valorizzazione di queste aree dovrebbe passare attraverso precisi progetti di intervento pubblico-privato di carattere imprenditoriale che siano, in ogni caso, riqualificanti dell’asse urbano di via Nizza, liberando il più possibile l’accessibilità e la fruizione anche visiva degli arenili e del mare.
Come sopra detto, la costruzione di una immagine di Savona “città d’arte” rappresenta un fattore di localizzazione globalizzante rispetto anche a tutte le altre attività a carattere turistico citate.
Un utilizzo diverso del Priamar è essenziale: infatti la “fortezza”, per quanti investimenti in essa si siano fatti, sembra vivere avulsa dal contesto urbano sia per la difficoltà di collegamento sia, se vogliamo, per la sua dimensione. Il nodo è quello di cercare di “aprirla” fisicamente a coloro che potrebbero utilizzarla: in altre parole cercare di farne un “luogo della città”, ad esempio mediante l’individuazione di forme di attraversamento nei punti meno elevati o, in parte, al di sotto, e l’inserimento di funzioni ricreative.
Occorrerebbe, poi, ricercare alcuni dei pregi più interessanti presenti nella città: al di là, quindi, dei manufatti presenti per esempio in corso Italia e nel centro storico, sarebbe importante individuare le opere artistiche più significative e concentrarle in un ambito spaziale ristretto e visitabile con una sua continuità. Anche in questo caso, più che interventi immediati diretti, Savona abbisognerebbe di uno studio di fattibilità che porti, in breve tempo, ad impostare decisioni operative consone.
PUC – documento obiettivi – maggio 2011 – pag 30
le spiagge
Particolare attenzione merita il complesso territoriale costituito dalle spiagge: giova, a questo proposito, ricordare che Savona possiede un litorale ragguardevole, caratterizzato da arenili di notevole profondità.
Tuttavia questi siti presentano potenzialità non adeguatamente sfruttate e sono scarsamente accessibili. Infatti, se si escludono pochi e mal distribuiti varchi, la presenza di barriere considerevoli impedisce l’avvicinamento al mare: in alcuni tratti ancora sono presenti i muri antisbarco dell’ultima guerra, in altri sono le recinzioni dei sedimi privati a costituire sbarramento e nei restanti attrezzature balneari quali “baracche”, “palafitte”, steccati, ecc.
In tal modo una risorsa così importante deve essere messa a frutto.
Il PUC deve individuare le occasioni di ristrutturazione urbanistica a fil di costa al fine di riqualificare l’ambiente costruito per funzioni e morfologia urbana. La realizzazione di strutture sostitutive adatte a favorire la transitabilità pedonale panoramica attrezzata con zone per la sosta, spazi verdi e piante ornamentali, evitando interruzioni prolungate, dannose per la continuità di una libera visuale.
La finalità complessiva è dunque quella di costituire un percorso che assuma la veste di una “promenade” e che si snodi lungo tutto l’arco costiero della città, dal Priamar sino al confine con Vado, lambendo luoghi in cui sono situati poli funzionalmente attraenti, ed attraversandone altri con caratteristiche meno marcate ma comunque con estesi varchi di fruizione visiva del mare, sistemati lungo l’itinerario.
Come si può notare nel PUC il problema è stato sollevato, ma più a livello concettuale che operativo. Il PUC si limita a suggerire per il waterfront di ponente la realizzazione di una promenade non ben definita, con strutture di transitabilità pedonali vaghe.
Non pone il problema in termini più complessivi di urbanistica integrata, ovvero di rivedere quanto esiste sia di abitativo che di strutture commerciali ed industriali, di dare una nuova veste a tutta l’area che si affaccia sul waterfront, dare indicazioni più ambizione per qual “collante” che è l’insieme della mobilità auto-ciclo-pedonale associata in modo indissolubile da un sistema di parcheggi.
Quale patto per Savona?
In primo luogo un PUC più ambizioso: che esprima la volontà di Savona di superare la crisi economica in corso ma non solo. A Savona c’è anche una crisi di identità “locale”, che cosa vuol fare Savona domani?
Genova alla fine degli anni 80 era una città industriale in crisi. L’esplosione della centrale di Cernobyl ebbe pesanti ripercussioni sulle industrie genovesi che lavoravano sul nucleare: almeno 2000 persone di Ansaldo dovettero cambiare lavoro ed anche l’indotto subì pesantemente il fatto. Ma anche Italimpianti, Italsider ed altre aziende subirono pesanti ristrutturazioni.
Nel 1992 Genova inaugurò con poco entusiasmo, se non quello di aver ricevuto cospicui finanziamenti dallo Stato, l’area del porto antico. L’evento delle Colombiadi fu molto propizio per Genova, che aveva però un ambiziosissimo progetto di Renzo Piano. Anche l’acquario faceva parte del progetto. La città non ci credeva per nulla: alla fine dell’evento “c’erano 4 pesci che nuotavano in vasca” e la città lo voleva chiudere. Poi lo cedette a Costa che lo portò a quel successo che oggi è indiscutibile.
Ho citato questo ulteriore esempio, oltre a Bilbao, perché bisogna essere un po’ ottimisti sul nostro futuro. Ottimisti, non visionari. Ottimisti è il contrario di affermare “ma tanto non si può fare”, “chi ce li mette i soldi”, “quelli di lì non si muoveranno mai”: frasi di questo tipo che a Savona sono di casa.
Con queste premesse neppure si fanno ipotesi di futuro.
Riprendo due brani dall’articolo su Bilbao:
Progetto.
In questo contesto nasce il piano di riqualificazione urbana a lungo termine, messo a punto dalle autorità madrilene e da quelle basche, allo scopo di trainare Bilbao in una nuova epoca, quella dello sviluppo post-industriale. Partendo da una città soffocata da acciaierie e container del porto fluviale e industriale, si arriva ad una città moderna e tecnologica, una città a misura d’uomo, destinazione turistica e culturale, capace di affascinare visitatori provenienti da ogni parte del mondo.
Si è operato attraverso una ristrutturazione territoriale (infrastrutture), economica (settore terziario, polo informatico), e industriale (riconversione).
La bonifica è stato il primo step, finanziata soprattutto dal pubblico; la zona industriale non è stata cancellata ma razionalizzata e spostata; il fiume è stato valorizzato come una vera e propria infrastruttura, individuando per le sue sponde delle nuove attività, prevalentemente a carattere ludico, commerciale, culturale, e residenziale (si vedano le immagini del fiume, prima e dopo la bonifica).
Interventi
La nuova Bilbao è nata ufficialmente nel 1991 con la creazione dell’associazione Bilbao Metropoli 30, per volontà del sindaco della città, della Provincia e del Governo basco con 30 soci, tutti impegnati a rilanciare la città.
Metropoli 30 riunisce un centinaio di soci: centri produttivi, università, organizzazioni no-profit, enti pubblici locali, banche e fondazioni, camere di commercio, ecc.
L’associazione sviluppa piani, ricerche ed eventi promozionali finalizzati al recupero e alla rivitalizzazione dell’area urbana della città e gestisce ogni iniziativa inserita nel Piano Strategico, in vista di una collaborazione sempre più proficua tra settore pubblico e settore privato.
Bilbao Ria 2000 è invece una società pubblica, nata per risolvere il problema delle relazioni tra il potere centrale spagnolo e i poteri locali baschi, per realizzare grandi progetti di riqualificazione urbana.
È finanziata per il 50% dal Governo centrale e per il restante 50% dalle autorità basche.
Il patto per Savona.
Nulla da inventare: basta prendere spunto ad esempio da Bilbao!
In una città che langue come Savona bisogna mettere assieme tutte le forze politiche, industriali, economiche, commerciali, private per “inventarsi” il proprio futuro. Rimboccarsi le maniche! Come a Bilbao creare una sinergia tra tutti gli attori che possono incidere sul futuro.
Non bisogna aspettare che qualche evento straordinario venga a modificare in meglio la nostra situazione, bisogna crearla la situazione positiva con umiltà impegno e tenacia. E’ importante che tutti abbiano il loro giusto interesse, bisogna lavorare in tal senso!
“Divide et impera” dicevano i Romani! Ma anche “L’unione fa la forza” (questa la cito in italiano perché in latino è ostica: Ibi semper est victoria, ubi concordia est – (Publilio Siro).
Questa presentazione prende spunto dal progetto vincitore del concorso di progettazione indetto dal Comune di Savona per la riqualificazione di Via Nizza.
Un progetto che riteniamo inaccettabile sia per la parte viabilistica che per la parte “passeggiata” sulla spiaggia.
“Restringere le strade” è un concetto che appartiene soltanto alle zone “area 30”, strade di quartiere, strade con il solo traffico dei residenti, strade senza traffico di attraversamento, strade comunque a bassa intensità di traffico.
Il progetto restringe invece una strada importante quale l’Aurelia senza avere una strada alternativa, quindi si restringe una strada ad alto traffico, operazione che possiamo dire è un crimine contro la viabilità.
Che cosa vuole la città di Savona?
Continuare a creare ingorghi, tempi persi in auto, inquinamento?
Esempi più o meno recenti sono:
1 – via Paleocapa interrotta a metà dalla rotatoria (si fa per dire) di piazza Mameli;
2 – rotatoria (anche qui si fa per dire) di piazza Leon Pancaldo senza gli appropriati “dare precedenza”;
3 – uscita dalla città sul percorso piazza del Popolo-piazza Mameli-piazza Diaz-via Berlingeri-piazza Leon Pancaldo: una gimcana;
4 – soppressione del progetto ing. Nervi di prosecuzione “rettilinea” di via Paleocapa fino alla piazza della stazione nuova;
5 – nuova viabilità Villapiana: un circuito lunghissimo a senso unico; per i mezzi di soccorso è molto difficile sorpassare;
6 – corso Stalingrado ristretto in modo tale che per le moto e per i mezzi di soccorso è difficile se non quasi impossibile sorpassare;
7 – via Braida troppo stretta (vedi sopra);
8 – rotatorie di via Vittime di Brescia e “centro commerciale le officine” mal progettate;
Nel progetto di ristrutturazione di via Nizza non ci sono nuovi parcheggi: quindi persisteranno le gravissime situazioni attuali: come può un’area diventare attraente senza parcheggi adeguati?
Forse con un concetto popolare in Comune di Savona dei mitici parcheggi di cornice. Ma dove? Una domanda è lecità: una mamma con due bimbi con le biciclettine che voglia portarli sulla passeggiata, progettata dal progetto vincitore del concorso, che fa? Parcheggia all’inesistente parcheggio di cornice e con bimbi e biciclettine prende un mezzo pubblico per andare sulla passeggiata?
Anche questo concetto dei parcheggi di interscambio è piuttosto discutibile, come per il concetto relativo al restringere le strade.
Per la parte passeggiata sulla spiaggia il giudizio è totalmente negativo:
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in primo luogo non tiene conto dell'”effetto mare”: una struttura in legno sarebbe rapidamente “fagocitata” dal mare;
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non tiene conto delle esigenze dei bagni marini: mai visto una passeggiata alta 70 cm posta tra i bagni marini stessi ed il mare, in evidente contrasto tra le esigenze dei balneari col “passeggio”.
Potrà mai una così modesta passeggiata competere
con quelle adiacenti di Albissola Marina, Albisola Capo, Celle Ligure, Varazze, Vado Ligure, Spotorno, Noli, Finale Ligure?
In conclusione:
Sia la parte viabilistica e dei parcheggi del progetto, che la parte della passeggiata, non ottemperano minimamente ad una funzione di riqualificazione urbana qualificante.
Non è un progetto minimamente lungimirante ed ambizioso.
L’unico obiettivo che potrà raggiungere sarà quello di creare un ulteriore tappo al traffico Savonese lungo la direttrice di via Nizza, dopo aver già creato un tappo sulla direttrice via Stalingrado.
Una passeggiata più ambiziosa per il ponente Savonese
Questo documento è essenzialmente “fotografico” e deriva da una presentazione a slides cui sono stati aggiunti commenti.
I principali temi:
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presentazione sommaria progetto vincitore riqualificazione via Nizza redatto dallo studio Dodi-Moss, Egizia Gasparini ed associati
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alcune foto di passeggiate dei paesi limitrofi a Savona
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il preconcetto costruiamo case basse: non conviene costruire case appetibili?
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Waterfront savonese più esteso di tutte e due le Albisole
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Copiamo un’idea da Barceloneta (waterfront levante di Barcellona)
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Una passeggiata un poco più ambiziosa di quella vincitrice del concorso
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500 metri di waterfront savonese con strada e parcheggi dedicati
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area Solimano con un solo palazzo alto ed area tutta libera
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dettagli zona Solimano-Famila
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dettagli area Umberto-LIDL
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dettagli area LIDL-Fornaci
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dettagli area Zinola-baracchette con 300 metri di parcheggi sulla passeggiata
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dettagli area Mare-Hotel
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dettagli area da Mare-Hotel a Solimano
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dati riassuntivi sui parcheggi e sull’utilizzo dei volumi sotto la passeggiata per scopi balneari e di parcheggio
NB
In questa proposta sì è trascurata la componente di arredo urbano volutamente, perché il suo scopo è quello di porre il problema se si può e si vuole disporre di una passeggiata ciclopedonale attraente, curando praticamente solo il percorso e le dimensioni, nonché l’utilizzo della parte inferiore a scopi balneari e di parcheggi.
L’arredo urbano, chioschi, bar e quant’altro potranno far parte della seconda fase di dettaglio!
La riqualificazione urbana è possibile
Bilbao: da grigia città industriale e portuale a nuova realtà ecologica
La storia di Bilbao, un esempio di riconversione ecologica possibile, le tappe di un progetto che ha portato la città basca a rinascere dalle ceneri e fumi degli altiforni, fino a diventare una città moderna, efficiente e un polo turistico internazionale
2 dicembre 2013 – Beatrice Ruscio
Fonte: Bilbao en Construcción; BilbaoInternational
Bilbao, la principale città basca della Spagna fu fondata nell’anno 1300, lungo la riva destra del fiume Nervión, e nacque come un piccolo nucleo dedito principalmente al commercio marittimo. Fu solo a partire dal 1850, con l’espansione della città e la creazione del primo altoforno che l’attività economica si concentrò, quasi esclusivamente, nella siderurgia e nell’industria navale. E proprio questa mancanza di diversificazione provocò gravi conseguenze per Bilbao, quando ci fu la crisi industriale del 1975. Circa il 30% della popolazione attiva era disoccupata e gli impianti chiusi e abbandonati davano un’immagine di forte degrado, non solo produttivo, ma anche urbanistico e ambientale, che sembrava impossibile sanare. Una situazione ulteriormente aggravata dall’inquinamento e dalla contaminazione subita negli anni passati dalle acque del fiume e dei suoi affluenti, a causa degli sversamenti indiscriminati delle acque di formazione delle industrie, e la scarsa consapevolezza ambientale da parte delle autorità dell’epoca. Quel periodo di crisi economica, a cui si aggiunse l’alluvione che colpì la città nel 1983, fu allo stesso tempo un’opportunità per il cambiamento e la riqualificazione di terreni di gran valore e per lo sviluppo urbanistico della città.
Progetto
In questo contesto nasce il piano di riqualificazione urbana a lungo termine, messo a punto dalle autorità madrilene e da quelle basche, allo scopo di trainare Bilbao in una nuova epoca, quella dello sviluppo post-industriale. Partendo da una città soffocata da acciaierie e container del porto fluviale e industriale, si arriva ad una città moderna e tecnologica, una città a misura d’uomo, destinazione turistica e culturale, capace di affascinare visitatori provenienti da ogni parte del mondo.
Si è operato attraverso una ristrutturazione territoriale (infrastrutture), economica (settore terziario, polo informatico), e industriale (riconversione).
La bonifica è stato il primo step, finanziata soprattutto dal pubblico; la zona industriale non è stata cancellata ma razionalizzata e spostata; il fiume è stato valorizzato come una vera e propria infrastruttura, individuando per le sue sponde delle nuove attività, prevalentemente a carattere ludico, commerciale, culturale, e residenziale (si vedano le immagini del fiume, prima e dopo la bonifica).
Interventi
La nuova Bilbao è nata ufficialmente nel 1991 con la creazione dell’associazione Bilbao Metropoli 30, per volontà del sindaco della città, della Provincia e del Governo basco con 30 soci, tutti impegnati a rilanciare la città. Metropoli 30 riunisce un centinaio di soci: centri produttivi, università, organizzazioni no-profit, enti pubblici locali, banche e fondazioni, camere di commercio, ecc. L’associazione sviluppa piani, ricerche ed eventi promozionali finalizzati al recupero e alla rivitalizzazione dell’area urbana della città e gestisce ogni iniziativa inserita nel Piano Strategico, in vista di una collaborazione sempre più proficua tra settore pubblico e settore privato. Bilbao Ria 2000 è invece una società pubblica, nata per risolvere il problema delle relazioni tra il potere centrale spagnolo e i poteri locali baschi, per realizzare grandi progetti di riqualificazione urbana. È finanziata per il 50% dal Governo centrale e per il restante 50% dalle autorità basche.
Tra i principali interventi realizzati:
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l’ampliamento del porto, chiamato dagli stessi bilbaini “Superporto”, attraverso lo spostamento dell’attività dal quartiere di Abandoibarra a Santurzi, cosa che ha permesso di configurare una nuova pianificazione urbanistica di Bilbao, recuperando terreni nel centro della metropoli e riqualificando Abandoibarra, cuore e massima espressione della Bilbao moderna;
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la creazione della nuova metropolitana che collega l’intera valle (Realizzata con materiali moderni ed innovativi, si integra perfettamente con il paesaggio urbano. È l’opera più apprezzata dai cittadini di Bilbao. La Metropolitana ha ottenuto nel 1998 il Premio Brunel, il premio internazionale più prestigioso dell’architettura ferroviaria, per la stazione di Sarriko. Inoltre ha ottenuto il premio per la metropolitana più pulita d’Europa. Utilizza solo energia verde per muoversi e le carrozze saranno presto dotate di un sistema che recupera l’energia durante le frenate, permettendo un risparmio di circa un terzo dell’energia necessaria. Si stima che, nel 2008, l’utilizzo di questo mezzo di trasporto pubblico abbia ridotto le emissioni del contributo che avrebbero potuto dare 8mila automobili percorrendo ognuna 30mila chilometri. Perfino una delegazione di Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti) guidata dal sultano Ahmed Al Jaber si è recata a Bilbao a vedere la “metropolitana verde”, esempio di innovazione ecosostenibile, da importare nei propri paesi);
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la costruzione di un nuovo aeroporto (ad opera dell’architetto Santiago Calatrava, che ha definito la sua opera, la Paloma, come un messaggio d’amore per le terre basche), in grado di accogliere circa 4 milioni di passeggeri all’anno e che è in continua espansione. Si sta ampliando la zona di sosta degli aeromobili, costruendo una centrale elettrica, un edificio per i servizi generali e l’installazione del moderno “Sistema ILS” che diminuirà i ritardi dei voli per la scarsa visibilità;
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ristrutturazione stradale con materiali innovativi (il Municipio di Bilbao ha realizzato la pedonalizzazione della via Lutxana, utilizzando per la prima volta nella città un tipo di pavimento speciale, in grado di assorbire il diossido di carbonio. Bilbao è la prima città che utilizza questo sistema ambientalmente sostenibile. Ogni metro quadrato della mattonella ecologica, che è stata collocata su tutta la strada, pulirà 5.000 metri cubi di aria nell’arco della sua vita (tra i 12 e i 15 anni). Questa mattonella si distingue per il fatto di avere al suo interno un prodotto chiamato GeoSilex, che consente l’assorbimento di CO2. La mattonella, entrando in contatto con il diossido di carbonio, si indurisce, aumenta di peso, ma non di volume. Per la pavimentazione della via Lutxana sono stati investiti, approssimativamente 477.000 euro, con il supporto di albergatori, negozianti e cittadini);
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la realizzazione di un ottimo sistema tramviario, il cosiddetto Euskotran, un tram ecologico, pulito, efficace e moderno;
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il trasferimento delle attività del porto verso l’apertura sul mare; la costruzione di nuovi ponti di attraversamento in grado di restituire la comunicazione tra i fronti urbani che si affacciano sulle rive.
In ambito culturale il progetto più importante riguarda, senza alcun dubbio, il Museo Guggenheim.
La scultura avveniristica dell’architetto canadese Frank Gehry, aperta nel 1997, con le sue 33mila scaglie di titanio ha conquistato visitatori da ogni parte del mondo, diventando il simbolo di Bilbao. Si calcola che nel triennio 1999/2001 abbia generato un indotto di 635 milioni di dollari. La somma di denaro, spesa per la sua realizzazione, in un anno è stata completamente ripagata.
Si è lavorato, inoltre, per la rigenerazione ambientale ed urbana, attraverso la riduzione dell’inquinamento atmosferico; gestione dei rifiuti urbani e industriali; ampliamento dei parchi e delle zone verdi; riqualificazione dei quartieri degradati. Abandoibarra ne è un esempio. Area situata nel cuore della città che si estende su una superficie di 348.500 metri quadrati, è stata per anni destinata all’attività portuale, senza possibilità di accesso per il pubblico. Ora dei complessivi 348.507 metri quadrati, 115.714 ospiteranno vegetazione. Il progetto per il quartiere Barakaldo – Galindo invece consiste nel recupero delle aree dismesse lungo il fiume, un tempo sede degli altoforni. In programma la costruzione di edifici residenziali, spazi per il tempo libero, e di uno stabilimento per attività commerciali. Metà dell’area ospiterà del verde, mentre per l’infrastruttura stradale sono previsti collegamenti tra i diversi quartieri e l’autostrada A8.
Bilbao si è radicalmente trasformata nel corso degli anni, rinnovandosi esteticamente ed arrivando ad essere considerata un esempio da imitare nell’ambito della riconversione ecologica, per la modernità delle infrastrutture e come modello culturale. Si consideri, inoltre, che è l’unica città spagnola con un Pil positivo in questo periodo di recessione.
Il progetto di riqualificazione urbana di Bilbao ha prodotto, nel corso degli anni, un netto miglioramento della qualità della vita; l’aumento esponenziale dei posti di lavoro; nuove attività economiche e culturali, in grado di attirare turisti da tutto il mondo; ha rafforzato l’identità regionale; ha portato ai suoi abitanti benessere e un ambiente più sano in cui vivere.
Un esempio da seguire, quindi, magari portandolo nella nostra realtà italiana. Perchè Bilbao dimostra che il cambiamento è possibile, se c’è la volontà da parte di tutti, di attuarlo. Così come scrisse il New York Times il 7 settembre 1997, proprio riguardo il cambiamento della città basca “The word is out that miracles still occur”, i miracoli accadono ancora e Bilbao ne è la concreta dimostrazione.
( Servizi a cura di Paolo Forzano )