Era gremito, mercoledì sera, il Santa Caterina di Varazze, per il 25° Festival della Cucina Italiana (semifinale nazionale). Tanti clienti ed ospiti d’onore: dal sindaco ai rappresentanti dell’industria familiare del ponente ligure (Matteo Alberti), dagli ufficiali dei carabinieri agli esponenti Coldiretti (Calcagno) e degli agricoltori ingauni. Onori di casa: il mitico patron chef, Renato Grasso, con una schiera di collaboratori. Onori al primo classificato: Il Sogno, titolare Timi, albanese sbarcato da clandestino sulle coste pugliesi, oggi ristoratore di successo a Finale Ligure. C’era il patron di Imperia Tv, Francesco Zunino; Telenord di Genova con Paolo Zerbini, Tele Varazze.
Mantenere una tradizione per tanto tempo è una dote rara, ma assai comune per un montanaro di Mendatica quale è Renato Grasso che per nulla preoccupato dell’età anagrafica, fa vita di ‘ambasciatore’ della cucina tradizionale ligure. Oltre al suo ristorante di piazza Santa Caterina, agli impegni in un’azienda alberghiera, alla immancabile presenza nelle scuole alberghiere del ponente, è stato chiamato all’istituto culinario di Monte Carlo dove due ore in settimana insegna i piatti dell’entroterra della blasonata Costa Azzurra. Ha parecchie somiglianze con la Cucina Bianca di cui Chef Renato è tra i pochi conoscitori storici e soprattutto esecutore. Conosce i confini, spesso dimenticati. Ad esempio, fin dove arriva la tradizione tra le cucine Montegrosso e Mendatica, che hanno origini storiche separate. Grasso che sta seguendo con un crescendo di successo, giovani apprendisti cuochi provenienti da San Pietroburgo (Russia). Un personaggio, manco a dirlo, basta scorrere le cronache ed in particolare la popolare Imperia Tv. L’unico hobby la caccia all’estero.
La serata del 25° Festival, cucina italiana e cucina delle Regioni, al di là dei limiti umani ed organizzativi, segna pur sempre un appuntamento capace di vestire gli abiti della gara, della competizione professionale, del saper proporre il ‘piatto giusto dell’anno’. All’edizione 2015 hanno partecipato il ristorante Il Gallo della Checca di Ranzo (Imperia), chef Ugo Vairo, col cestino primavera e salsa nizzarda con baccalà marinato, vino Vespero bianco di Toscana, tenuta Sant’Agata.
Il ristorante Osteria del Rododendro di Montegrosso Pian Latte (Im), chef Barbara Cordeglio. Raviore con erbette spontanee di campo nel piatto all’extravergine di Taggiasca, vino Cascina Nirasca Ormeasco superiore.
Ristorante Il Sogno di Finale, chef Timi, panciotti ripieni di nasello e carciofi su crema di piselli, pomodoro datterino confit e briciole croccanti. Vermentino Costa dè Vigne, Massimo Alessandri di Ranzo.
Ristorante Chicco e Rosa, Sanremo, chef Amilcare Patrone e Alessandra Roccia. Rollè di branzino gratinato alle mandorle e pistacchi su vellutata di volgole e asparagi. Vino Richenza, Cantina Vigna Petrussa.
Ristorante Da Claudino, Gambassa (CN), chef Graziella Canavese. Gallina Bianca al profumo di primule selvatiche, tonnata all’antica maniera con pistacchi. Barbera d’Alba, Mommiano di Marco Porello.
Ristorante La Taverna della Berardenga di Castelnuovo Berardenga (Siena), chef Francesca Nannetti. Peposo al Chianti di vitellone bianco dell’Appennino centrale, Ipg razza chianina servito con crema di cannellini e extravergine Dop del Chianti classico. Vino, Chianti Classico Docg, Berardenga 2010, azienda Fèlesina.
C’erano gli alunni dell’istituto professionale Velso Mucci di Bra: Aurinda Kukay, Mattia Mascarello, Alessandro Raise che hanno preparato Rocher alla nocciola con vino moscato dell’azienda Giampiero Marrone, La Morra. Tra gli sponsor un’azienda famigliare molto apprezzata per la ‘cultura’ e l’impegno alla qualità, pro produttori del cuneese dove viene acquistato da decenni gran parte del latte messo in commercio, utilizzato per la squisita mozzarella, panna, parmigiano padano, formaggi freschi. Nonno e papà Alberti, origini a Realdo, hanno conosciuto e contribuito negli anni del dopoguerra alla raccolta del latte dalle vallate e dalle Alpi Marittime imperiesi. Con la dote dei piedi di piombo hanno ampliato nel tempo l’area di vendita e di acquisizioni, dal latte Coldinava della famiglia Pescetto, ad Albenga, al Genola Latte Spa di Genola, inoltre l’ingresso in un’azienda delle valli genovesi. Al figlio Matteo Alberti è affidato il ruolo di responsabile Comunicazione e Sviluppo. E’ stato lui, al Santa Caterina, a ritirare l’attesto di riconoscenza dell’Oscar della Cucina italiana Federazione cuochi. Un grazie alla sensibilità che l’Alberti Spa di Pontedassio (IM) dimostra nel valorizzare le realtà regionali, Basso Piemonte incluso, il valore del territorio, della filiera di famiglia.