C’era una volta il “re” dell’imperiese ricco di potere, spregiudicatezza, che perseguiva nella sua terra la ‘politica del fare’: Claudio Scajola, vulgo Sciaboletta. Tre fratelli, una sorella, che hanno co-regnato. In anni di gloria cercati e ricercati da tanti, da troppi. Per ‘aprire’ una porta, un viale, un’opera pubblica, un appalto, una commessa in senso lato. Si sgomitava per le prime file. Persino per una trasmissione Rai regionale, un servizio, una notizia giornalistica. Ora “Diamo una mano a Marco” ha invocato, da Villa Ninina, l’ex ministro, già numero 2 di Forza Italia. Un voto pro Scajola, giovane, rodato e preparato, che si ricandida in Regione, nel suo imperiese ridotto a fanalino di coda, come trucioli va ripetendo da anni. Voltare pagina, dimenticare la ‘connection’ scajolana della prima e seconda Repubblica.
Ferruccio De Bortoli al ‘Fatto Quotidiano’ dichiara: “L’informazione deve essere scomoda, dare fastidio e illuminare i punti oscuri: il giornalismo non fa mai abbastanza. In Italia c’è una visione amicale del rapporto giornalista e politico. Anch’io ho fatto errori “. Siamo alle battute finali di una campana elettorale che pareva scontata in partenza. I pronostici strillano che in Liguria l’esito non è del tutto scontato. Potrebbe tornare al potere il berlusconismo, ma questa volta dal ‘volto giovane.’ Se vince il pupillo Giovanni Toti, se Marco Scajola junior e nipote prediletto (politicamente) di Claudio verrà premiato dagli imperiesi, gli spetterebbe, per logica, la vice presidenza o un assessorato di gran peso, qualora la Lega Nord, come è prevedibile, chiedesse un risarcimento – riconoscimento per un altro giovane e brillante, Rixi leghista alla Salvini.
A 15 giorni dal voto prevale la suspense che tuttavia potrebbe rianimare una fetta dell’elettorato imperiese deluso e spaesato. Per decenni è stata la provincia più ‘bianca’, più democristiana, più Coldiretti, poi più azzurra e scajolana d’Italia. Per l’opposizione, la minoranza, a parte gli anni di Natta, comunista e compagno doc, le elezioni erano una Caporetto assicurata e garantita. Quindi la svolta a sinistra di Imperia, Sanremo, Ventimiglia. Il popolo solitamente segue, osanna, si schiera col più forte. Virus del Bel Paese, all’apice in Europa delle disuguaglianze sociali. Ci volevano statistiche ufficiali, la gran cassa dell’informazione popolare, per scoprire da Diano Marina a Ventimiglia, entroterra azzoppato, ciò che si sapeva da tempo ? Se il ‘modello Imperia‘ ha permesso ad una ristretta cerchia il comando assoluto, l’arricchimento rampante, la conquista di posizione di potere nei Comuni, in Provincia, in Regione, al governo; se qualcuno aveva pure lo zampino in tribunale, alla Procura della Repubblica, in prefettura, in questura, nelle forze armate, c’è da chiedersi se il ‘cambiamento ‘ a 360 gradi sarà così veloce e repentino. O invece ci vorranno anni per sanare le lacerazioni, le terribili ferite. E quel detto degli avi “chi è causa del suo mal pianga su se stesso“, i cittadini elettori imperiesi giovani e meno giovani, pochi esclusi, dovrebbero porselo come riflessione costante. Non sarà stato tutto uno sfascio generale da bengodi, ma l’infezione ha raggiunto organi vitali dell’economia e della convivenza civile. Siamo, in questa terra, al si salvi chi può ? Ci sono scrittori, osservatori e analisti illustri e colti, alla Vittorio Coletti, che meglio di altri sono in grado di prevedere. Eppure pare siano rimasti a lungo inascoltati, o peggio isolati. Troppo idealisti, dalla presidenza dell’Azione cattolica al massimalismo di una sinistra incapace di spogliarsi della fede radical chic ?
E quale ruolo effettivo hanno (o non hanno) i titolari di un pugno di aziende, con benemeriti ed illuminati fondatori, oggi affidate a giovani generazioni ? La Confindustria delle ‘imprese sane’ e della legalità meritano di gestire la locomotiva, non per grazia ricevuta. Per sfruttare le potenzialità, dunque posti di lavoro per giovani.
Uno dei loro fari ‘nazionali’, Carlo De Benedetti, ricco ed editore di sinistra, ha dichiarato ad Andrea Biondi del Sole 24 Ore: “ Nel futuro del mondo dell’informazione la fotografia è finita. Il presente è il video, il futuro è sul mobile. I giornali avranno una tiratura dimezzata, il prezzo raddoppierà, con nessuna notizia, ma approfondimenti. Anni fa dicevo ai miei giornalisti che scrivere su carta o su web non faceva alcuna differenza. Oggi dico loro: siete dei reporter che raccontano storie, ma noi vogliamo vederle, non vogliamo più leggerle”. Nel prossimo futuro i giornalisti, secondo De Benedetti, dovranno rendere “l’elaborazione visiva di un concetto o di una notizia”.
Chissà se tanto scenario coinciderà con l’epilogo della interminabile Via Crucis di Claudio Scajola. Lui non si stanca di preannunciare una finale con l’attestato di ‘innocente‘, per la giustizia italiana. Intanto le ultime notizie giornalistiche adombrano altre nubi oscure all’orizzonte. La Repubblica di domenica ha scritto che nell’ambito dell’inchiesta dei Pm di Reggio Calabria che vede coinvolto Claudio Scajola, emerge dalle intercettazione che Vincenzo Speziali e Scajola parlano dell’organizzazione di un incontro a Milano fra Berlusconi, Scajola e Speziali per discutere della vicenda Matacena....” (politco e faccendiere siciliano latitante a Dubai). La Stampa riporta alcuni scritti dal Gip, Olga Terzia, che nella ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Speziali, nipote di un ex senatore del Pdl, scrive tra l’altro: “E’ sicura l’esistenza di una rete di rapporti e basi logistiche in grado di sopportare la condizione di latitanza….uno di questi protagonisti è l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola esponente di un sistema ancora non messo interamente a nudo…che opera nell’ombra di interessi economici ed imprenditoriali illeciti, frutto di intese e cointeressenze coinvolgenti in svariati settori “. L’ennesimo castello di carta ? Scajola ripete che alla fine la verità sarà dalla sua parte, ovvero innocente.
Il Secolo XIX ha invece dato notizia di due uomini della scorta di Scajola che , da Imperia, hanno raggiunto Alassio, con l’auto di servizio perchè la signora Matacena aveva chiesto calze di marca e dalla segreteria del parlamentare, dopo una ricerca in loco, era stato indicato un negozio di Alassio ( Calzedonia). Quando una presunta amica del cuore non si rende conto di finire nel ridicolo ! E da ultimo (escluso sia l’ultima tappa) la testimonianza del maresciallo dell’Arma durante un processo penale. La vecchia storia di chi faceva uso, tra politici Vip e parlamentari, di cocoina per ‘darsi la carica. Di Minasso già si sapeva. La frase choc in aula: ” L’avvocato Bruno Santini mi ha detto – testimonianza del maresciallo Mauro Bosticco, ora in servizio ad Alassio – che altri esponenti del centro destra facevano uso di stupefacenti, tra cui Massimiliano Jacobucci, ex consigliere di An, coordinatore cittadino Pdl a Bordighera e candidato alle europee per l’Ncd”. Altra smentita a tamburo battente e minaccia di querele. Tutto per quel famoso dossier riservato scoperto nell’ufficio dell’ex ministro. Infatti nel corso della stessa udienza al tribunale di Imperia, Pm. Alessandro Bogliolo, sono state sentite anche le ex segretarie di Claudio Scajola, Roberta Sacco e Giuliana Fossati. Hanno spiegato come il famoso dossier su Minasso fosse arrivato nell’ufficio dell’ex ministro per posta, in busta anonima. Il processo riprenderà venerdì 15 maggio. Che tristezza !
Intanto dalla Valle Arroscia e dalla sconfitta per la costruzione del secondo tratto della seggiovia, intervento vitale per una reale possibilità di rilancio di Monesi e della Valle, cosa si attendono dallo scacchiere elettorale ligure? Confida un non professionista della politica, seppure con importanti incarichi pubblici alle spalle: “ Mi pare di vedere che poco cambierà, molti carrieristi politici, ma poco, veramente poco di reale interesse per i problemi prioritari della nostra collettività. Molta comunicazione , tante promesse in tv, in pranzi e cene, negli aperi -cena, la realtà della politica nobile e dell’amministrazione pubblica credo sia tutta un’altra cosa…”
L. Cor.