Sono mesi che chi percorre il frequentatissimo lungomare il Loano, in gran parte vestito a festa con opere ed interventi dell’ultimo decennio, si trova di fronte un singolare cartello: “ Vendesi stampi in vetroresina per costruire gozzi liguri…guscio di gozzo, lancette, attrezzature nautiche rimaste, remi, ancore, reti da pesca anche per arredo locali e tavernette, timoni, bozzelli, fiocine, bitte, passacavi, paranchi, verricelli, tel. 3398537946.” Quel cartello racchiude la storia gloriosa, quasi da magone in gola, dell’ultimo cantiere navale di famiglia, specializzato nella barca simbolo del nostro mare, il gozzo. Il cantiere, con una concessione della Regia Capitaneria del 1934, ha chiuso. Fondato nonno Francesco, passato a papà Francesco, infine alla terza generazione, due fratelli, uno nel frattempo mancato, e una sorella. Ora Gian Vittorio, 70 anni, ha deciso di lasciare tra nostalgia e rimpianti.
Loano era il litorale di storici cantieri navali. Gli scrittori di storia locale l’hanno ben descritto nei loro libri. Una testimonianza, una delle tante, da tramandare alle future generazioni. Gian Vittorio Zunino è anche contitolare degli attigui Bagni Marisa, ma il suo ‘debole’, l’amore vero, oltre alla famiglia, l’ha riversato a quei locali che hanno ospitato la ‘fabbrica’ di un’eccellenza marinara. Con stampi e stampati si realizzavano in vetroresina (e non solo) gozzi, lancette, i natanti dei pescatori ai tempi delle lampare, poi di chi ha mantenuto l’hobby, oppure dei nuovi appassionati. Nella provincia di Savona il cantiere di Varazze ha chiuso la produzione, a Ceriale hanno dpovuto gettare la spugna i Sciallino e prima ancora ‘Patrone’, E’ rimasta un’attività, più recente negli anni, nella piana di Albenga, la Nautica Ars.
Loano, peraltro, brilla per il museo del mare, ha una cittadella portuale che attende tanti diportisti (oggi anche una solidissima proprietà, Unipol), dove non mancano saltuariamente gli attracchi da sogno. Lunedì sera, ad esempio, ha ‘pernottato’ in porto il mega panfilo Event, 70 metri, ‘quattro piani’ fuori acqua. Uno spettacolo per chi ha avuto la fortuna di avvicinarsi. Una realtà portuale che necessità di tanta attenzione, cura, diligenza anche nelle piccole cose. L’organizzazione non manca, anche se emergono le prime ‘falle’, 22 lampioni spenti da diversi mesi, ‘macchie’ di intonaci che si staccano proprio negli stabili centrali, sempre più scarsa la cura del verde pubblico nelle aiuole, qualche piastrella che inizia a mancare, la lunga, panoramica passerella in legno che unisce porta allo yacht club e al ristorante Zeffirino, presenta liste sempre più instabili, traballanti. Non diciamo nulla di nuovo, la manutenzione fatta al momento giusto, oltre a rispettare il decoro, evita danni maggiori, la propagazione.
La sorte dell’immobile che ospitava sul lungomare di ponente, l’ex cantiere Zunino, è nelle mani del Comune, di ciò che si consentirà con la realizzazione dell’annunciata (vedi trucioli.it) nuova passeggiata. Purtroppo i tempi della burocrazia, anche in Liguria, non sono veloci, non diciamo velocissimi. Gli annunci di ‘progetto pronto e definitivo, con tanto di date, inizio lavori, si sono susseguiti. Ora si parla di fine estate, naturale sia così. L’area su cui sorge l’immobile è in parte del Demanio Marittimo, in parte dello Stato. L’auspicio è che possa essere realizzata una nuova struttura all’altezza dei tempi che non costringa il privato investitore a scommettere l’impossibile. Senza dimenticare la pagina di storia. La prima sede del ‘Cantiere F.lli Zunino’ si trovava quasi in centro, oggi chiamato ‘Orto Maccagli’. Conservare la memoria di certe attività è una scelta che premia la civiltà del secolo scorso, i suoi personaggi più significativi, meritevoli di essere additati ad esempio. Tutto ciò che è storia vera non va cancellato, il futuro nasce li.
Chi sono i potenziali acquirenti degli ultimi ‘pezzi da museo’ di un’attività che ha fatto il suo tempo, ma resta ricca fascino, di ricordi, di pesca capace di ‘fare attrazione’. Oggi sulle bancarelle delle cose antiche, soprattutto nel centro e Nord Europa, è facile trovare fotografie di Loano e di altre città, un tempo frequentatissime dagli stranieri teutonici, immagini difficilmente reperibili nella nostra terra. Piccoli gioielli e testimonianze di ‘come eravamo’ e di chi c’era, dei mestieri andati persi o trasformati.
A quanto pare non mancano le telefonate dagli angoli più diversi del Bel Paese, interessati alle proposte ‘vendesi ‘ di materiale da pescatore, utilizzabile pure per arredi o da collezione. Restano le difficoltà. “Dovrei spostarmi da un’angolo all’altro d’Italia per insegnare l’arte del maestro d’ascia e della vetroresina, alla mia età ho altro da pensare; comunque abbiamo messo l’annuncio anche su internet. Non c’è fretta, i ricordi del lavoro mi allungano la vita” conclude Zunino.