Per fortuna che Christian c’è ? Non è più uno ‘sconosciuto’. Non è giornalista, né politico anche se tentò la candidatura al Parlamento col simbolo di Antonio Di Pietro. In Liguria non ha rivali quale implacabile ‘cacciatore ‘ di presunti mafiosi, specializzato ‘ndrangheta. A Savona si è distinto nella lotta più estrema, forse a tinte diffamatorie, contro il vescovo Vittorio Lupi. Le sue ‘terre di caccia‘ sono: il ponente imperiese, Andora, Alassio, Albenga, Ceriale, Borghetto S. Spirito, Loano, Savona dove ha messo sotto scacco i tre fratelli Fotia (Scavoter), senza risparmiare il peso massimo degli industriali Aldo Dellepiane. Affari & politica, cemento e appalti ? Sul fronte ‘guerra’ mediatica avrebbe trovato, in loco, due ‘alleati’. Mario Molinari (blog NiNiN) e Bruno Lugaro (Il Secolo XIX -Savona). Da ‘controcanto’, finora, il piccolo colosso del web Ivg.it, e il concorrente Savona News. Hanno ripreso le ‘sciabolate’ di Pino Mammoliti, avvocato: “…Parliamo di un pluripregiudicato, con sentenze definitive per bancarotta fraudolenta e diffamazione. Abbiamo denunciato Abbondanza al ministero della Giustizia, segnalato alle associazioni antimafia e chiesto un’ispezione alla Procura di Savona”.
Abbondanza ha preannunciato, a tamburo battente, via web, un’abbondanza di querele, controquerele, denunce, richieste danni. Non si spara a salve, ma chi ha più facilità di penna (computer), verve, il cerniere pieno. Una sfida quasi avvincente se fosse a tarocchi o su un campo di calcio per dilettanti. Invece trova tanti cittadini attoniti, disorientati tra gli schieramenti.
Lirio Abbate, una vita sotto scorta per il suo impegno di giornalista contro mafia e criminalità organizzata, ha scritto di recente “ Il giornalista deve essere una persona sempre più capace, che abbia il coraggio e voglia di raccontare e scavare e vedere oltre. Ci sono gli interessi imprenditoriali ed economici che caratterizzano alcuni giornali e televisioni, c’è la pubblicità nazionale e di provincia con cui fare i conti per le scelte editoriali. Quando c’è una notizia va raccontata senza omettere nomi e personaggi: tanto di cappello ai giornalisti che lo fanno. Quanti fanno denuncia ? E’ la televisione che forma gli italiani, eppure tranne pochi talk, si evita di parlare di mafia…”.
Non ha precedenti nella storia della cronaca giudiziaria di questa provincia uno scontro plateale di queste dimensione e sopra citato. Coinvolge la giustizia, i mass media (ora anche il pianeta web). Tirati in ballo ‘pesi massini’ a livello imprenditoriale al punto, come vedremo, da chiamare in causa un affermato ‘centro di potere’ quale è sempre stato il ‘vertice’ dell’Unione Industriali della Provincia di Savona. Cosa è accaduto in quelle stanze in un recente passato ? Si è fatto soprattutto predominante, al di là dell’attivo ruolo di alcuni magistrati della Procura della Repubblica, con il ‘condottiero e faro’ del procuratore capo, Francantonio Granero (da luglio in pensione per età), l’effetto cataclisma mediatico. In crescendo, con effetti dirompenti. Le conseguenze ? Una parte parla della politica, del sindacato e dell’imprenditorialità parla di “scandalosi e farneticanti processi mediatici che precedono le sentenze, condizionano e distraggono l’opinione pubblica, gettano fango su persone persino incensurate”. E comunque, aggiungiamo noi, al centro di indagini, imputazioni, sequestri. Certo la cronaca ci ha abituato ad assoluzioni clamorose. Dissequestri, per tutti la vicenda del porto turistico di Imperia, 130 milioni di euro di valore.
Per completezza di cronistoria, a parte il terremoto anni ’80 con la decapitazione del ‘clan teardiano e dintorni’, c’era stato scalpore (soprattutto mediatico) col libro – denuncia Il Partito del Cemento (giugno 2008 ) di Marco Preve e Ferruccio Sansa. Il primo, origini albenganesi, tra gli ‘irriducibili mastini’ di la Repubblica – Genova, oltre al suo pungente e sarcastico blog (Trenette e mattoni). E’ tra i rari colleghi attivi che leggono ciò che scrivono i ‘rottamati e vecchi cronisti’ di provincia. Il 5 marzo scorso Preve ci ha inviato questa e mail: “…Mi amareggia che tu non ti sia per nulla accorto delle due pagine intere dedicate ai verbali della commissione e allo scontro Granero – Burlando (Burlando ha anche scritto al mio giornale spiegando che non aveva assolutamente attaccato Granero, ma si vede che ti è sfuggita anche la sua lettera); che abbiamo dedicato il primo di marzo con un pezzo specifico su pedinamenti e ricatti (solo il giorno dopo ne parlavano gli altri organi di stampa) naturalmente con ampio richiamo in prima, mentre gli altri quotidiani liguri dedicavano pezzi a centro pagina da due colonne di titolo. Mi prendo qualsiasi critica ma se arriva dalla mancata lettura dei giornali l’accetto un po’ meno volentieri .Con immutata stima “. Trucioli.it aveva scritto un servizio sostenendo che il ‘caso Granero’ avrebbe meritato la prima pagina dei quotidiani, in particolare quelli con la cronaca ligure. Come era avvenuto, ricordavamo, in occasione della notizia di ‘quattro magistrati sotto inchiesta nella vicenda Carige – Berneschi. E sospettati di essere presunte talpe o di aver favorito l’ex big – padrone della prima banca della Liguria.
Torniamo a nocciolo infiltrazioni mafiose, ai Fotia, Casa della Legalità di Genova, risonanza sui mass media. C’è un rischio in questa ‘guerra’ che ha per epicentro alcune zone della provincia di Savona, e ci riporta ai scenari certamente diversi in base a quanto si è letto, ai processi celebrati, tra condanne ed assoluzioni (non definitivi), nella confinante provincia di Imperia. Forse pare utile ricordare lo scrittore ed opinionista Vittorio Coletti quando non esitava a scrivere su la Repubblica l’indignazione per quello che definiva ‘silenzio ostinato sul malaffare e mala politica imperiese’ da parte dei due quotidiani più diffusi in Liguria. Va aggiunto che in un secondo tempo la situazione è mutata, al punto che il Decimonono veniva considerato il ‘giornalaccio‘ (espressione usata pubblicamente pure da un editore televisivo), oltre che da certi politici ed affaristi – imprenditori.
LE IRRUZIONI DI BRUNO LUGARO – Per i lettori di Savona non è necessaria la presentazione. Bruno Lugaro, 57 anni, cresciuto alla ‘scuola e alla gavetta’ del Secolo XIX, tra Savona e Genova, ha avuto il suo momento di gloria (non quella effimero dello spettacolo) nel 2007 con il volumetto – fotografia reale “Il fallimento perfetto”. La cruda e dimenticata storiaccia dei protagonisti della ‘svendita’ della storica Italsider, il crac da giallo dello stabilimento Omsav, le lunghe mani ombrose nell’operazione immobiliare della Darsena di Savona. Al di là di alcuni filoni giudiziari e fiscali, nella vicenda, sono assenti ‘manette e condanne’. Nessuna querela, seppure minacciata da ex sindacalisti prestati alla politica e ‘compari’ imprenditori. Nel 2008, Lugaro aveva aderito al ‘Calendario Savona, il cemento affossa la città, la cultura…’. Iniziativa che si è persa per strada, come alcuni dei promotori.
E’ probabile sia sfuggito un recente articolo, siglato B.L. (con la fusione Stampa – Secolo XIX, Lugaro è entrato nel trio di comando della redazione unificata), che metteva in risalto, già nell’occhiello del titolo “Relazioni pericolose. Rapporto della Dia svela i retroscena del voto che aprì le porte dell’Associazione Industriali ai fratelli Fotia e alle loro imprese”. Articolo che riproponiamo (vedi sotto). Lo stesso pezzo fotocopia lo riportava, contestualmente, il quotidiano degli Agnelli – Elkann, ma per motivi di spazio e impaginazione da 6 colonne si è ridotto a tre e il testo (vedi sotto) rimasto orfano di ‘tanta sostanza’. O se volete dei fatti. Sarà pure vero che bisogna dare atto ai Fotia di non aver subito sentenze di condanna definitive per reati associativi e criminalità organizzata. E’ altrettanto vero che chi segue la cronaca giudiziaria per professione (giudici, avvocati, giornalisti ) conosce a quanto sorprese ci ha abituato la giustizia, Dal carcere, dal mostro in prima pagina, all’assoluzione a volte già in primo grado, oppure in appello o in Cassazione, e le più frequenti, dimenticate, ‘prescrizioni’.
Sta di fatto che l’articolo di Lugaro sul Secolo rivela aspetti inediti, squarci di luce quantomeno a livello testimoniale. La provincia di Savona in certi periodi è stata al centro di attentati dinamitardi, incendi di cantieri e automezzi di lavoro. Chi ha la fortuna di aver conservato quantomeno la rassegna stampa potrà farsi un’idea più ragionata e chiedersi di volta in volta, dopo le paginate ed i titoli, come sia andata a finire. Oppure prendere atto che le vittime hanno sempre dichiarato di ‘non aver ricevuto minacce’ e gli inquirenti “di brancolare nel buio”, oppure con la strategia mediatica del ‘siamo sulla buona strada, hanno i giorni contati ‘. Intanto il dimenticatoio dell’opinione pubblica e dei cronisti è abituale. Bisogna sempre rincorrere i nuovi eventi.
Bruno Lugaro cita l’imprenditore Adriano Guatti, tra il 2000 e il 2004 le intimidazioni subite. Ricorda il voto che sancì l’ingresso di Scavo-ter nell’Unione Industriali. “Guatti rivelò allora alla Dia di aver subito danneggiamenti nel cantiere per l’interconnessione dell’autostrada Torino – Savona e Savona – Ventimiglia, nel quale era subentrato a Scavo-ter...di li in avanti ho cercato di non essere presente nei cantieri ove lavorasse l’azienda dei Fotia per non interferire…”. Un caso tra una decina di altre imprese concorrenti. E gli attentati del recente passato quale sbocco investigativo hanno avuto ?
Come avvenne l’ingresso dei Fotia nell’Unione Industriali ? Guatti dichiarò ai carabinieri di Savona ed è finito nel dossier della Dia, Ancora dall’articolo di Lugaro: “ Io ho dato parere contrario, ma oltre a me ci sono altri membri che si sono espressi con un no, seppure in una maniera più velata….In data successiva, durante una mia assenza, il Consiglio ha accettato l’ingresso nell’Unione Industriali della Scavo.ter di cui ne ha fatto parte per oltre dieci anni, a pieno titolo, sotto l’ombrello della Confindustria”. Come ha rivelato e denunciato la Casa della Legalità per voce del presidente Christian Abbondanza..”.si rammenta nello stesso articolo.
Utile ricordare a tanti distratti che su trucioli savonesi (basta andare nell’archivio), dopo gli anni 2005, avevamo scritto diversi articoli sul tema Fotia – Unione Industriali, con tanto di intervista nella sede dell’azienda, allora ‘affollata’ di uomini della tributaria e presumibilmente microspie. Pietro Fotia non si nascose dietro il dito, parlò dell’apporto finanziario nell’Associazione da parte dell’azienda di famiglia. Disse da dove provenivano i finanziamenti. Bastava consegnare all’Istituto di credito copia del contratto d’appalto per ottenere linee di fido bancario che in certi periodi superavano 6 milioni di euro. Il caso voleva che più o meno in quei tempi apparissero interviste ‘significative‘ ai vertici (non politici) di due banche molto attive, in Liguria, nel credito industriale ed edilizio. Anche in quel caso – e ci hanno abituati – le ‘coscienze critiche tacquero’ e gli articoli di un blog, pur senza smentite e querele, finirono nel tritatutto della affiatata confraternita della delegittimazione. Maestra nel tagliare l’erba sotto i piedi, nel costruire alleanze. A volte vendicativa.
Il mondo dell’informazione, del giornalista, ha tra i suoi ‘compiti’ il dovere di fare inchieste giornalistiche, cane da guardia e magari mettere a nudo ciò che non è difficile trovare, scoprire, fotografare. Chi ricorda l’Oltreletimbro story, seguito e svelato dal Secolo XIX -Savona ? E per caso non furono proprio semplici giornalisti del Secolo XIX a creare le premesse per l’inchiesta Teardo ? E non furono cronisti del Secolo XIX a creare le premesse per fare chiarezza quantomeno sulle responsabilità, o se volete negligenze, di magistrati inquirenti nella fallimentare inchiesta, senza fine, ‘bombe nere‘ o ‘bombe Cia’ di Savona anni 1974 – ’75 ?
Da modesti osservatori, volontari di un ‘nano blog’ quale è trucioli.it, assistiamo a scorribande mediatiche, capaci di scuotere dal sonno e dall’indifferenza. E’ facile confondere i doveri del giornalista, con i limiti della Costituzione e dei codici, delle sentenze della Cassazione civile e penale, da chi combatte invece battaglie personali, magari supportato da ‘voci’ e fonti qualificate. Ma nel panorama non mancano estremismo e allucinazioni. Il partito preso.
IL MONITO DI DON GIOVANNI LUPINO – Limitiamoci ad osservare la sua esperienza nelle carceri, gli addetti ai lavori sanno cosa significhi. Citiamo che uno dei gangli dell’intelligence della guardie carcerarie svolge un importantissimo ruolo di prevenzione e monitoraggio nell’ambito dello Stato, dei servizi di sicurezza. C’è chi è convinto sia un errore sottovalutare le prese di posizione pubbliche del sacerdote quando sostiene: ” Troppo facile parlare della mafia di Palermo e non di quella di Savona…bisogna avere il coraggio ed il dovere civico di prendere posizione sulle vicende, agli onori della cronaca, che riguardano la nostra città. Chiedo perchè la dirigenza di Libera (di cui è presidente nazionale don Ciotti ndr) non assuma posizione pubbliche sui fatti savonesi, dai rischi di infiltrazioni mafiose all’uso improprio dei fondi pubblici…”. Un attacco neppure velato, non a don Ciotti, ai rappresentanti locali dell’associazione. Se non fosse che da 28 anni don Lupino è il ‘padre spirituale’ del carcere Sant’Agostino dove sono stati rinchiusi pure mafiosi, diremmo sono polemiche che fomentano polveroni. Lasciamo che i magistrati facciano il loro lavoro e se non accade occorre farlo sapere. Non pare sia proprio il caso di Savona ai nostri giorni.
Nel Belpaese che non brilla nelle statistiche internazionali della trasparenza, della democrazia compiuta, della Libertà di stampa, ciò di cui non abbiamo bisogno è il ‘cannibalismo mediatico’, i ‘talebani dell’informazione‘.
Luciano Corrado
ARTICOLO DEL SECOLO XIX – SAVONA DEL 22 MARZO 2015 A FIRMA DI BRUNO LUGARO
ARTICOLO DE LA STAMPA – SAVONA: STESSO GIORNO, STESSO TEMA, STESSO AUTORE