Nel settantesimo della Liberazione. Novità, nelle librerie il romanzo di Daniele La Corte ambientato ai tempi della Resistenza – Una trama piena di suspence che si svolge tra colline di Liguria, Langhe e Basso Piemonte – Il 24 aprile ad Alassio la prima presentazione con Paolo Luppi.
E’ uscito A Genova, in tutte le librerie della Riviera dei Fiori e del Basso Piemonte l’ultimo libro di Daniele La Corte, il romanzo intitolato La casa di Geppe con sottotitolo ….un percorso nella Resistenza. La prefazione è di Giancarlo Caselli, ha curato l’editing Domenico Gaia, mentre il creativo Roberto Ragni ha “firmato” una splendida e accattivante sovra copertina. Si tratta del quinto libro scritto dal giornalista alassino. Particolare successo ha riscosso Diventare uomo, la Resistenza di Baletta giunto alla terza ristampa. Racconta la storia di Roberto di Ferro, quindici anni, la più giovane medaglia d’oro d’Italia. Dopo orrende torture che non riuscirono a sciogliergli la lingua, fu fucilato il 28 marzo 1945 a Pieve di Teco dai nazifascisti. In diverse località del Ponente, sono in via di organizzazione numerose presentazioni cui interverrà l’autore. Già previsti incontri anche a Pontedecimo, Genova, Cuneo e Roma.
La prima presentazione si terrà ad Alassio venerdì 24 aprile, vigilia del settantesimo anniversario della Liberazione. L’appuntamento è per le ore 21 nell’auditorium della Biblioteca Civica, in Piazza Airaldi e Durante. Oltre allo scrittore interverrà Paolo Luppi, magistrato, figlio del partigiano Bruno Luppi, il grande Comandante “Erven” della IX Brigata Garibaldi (poi intitolata a Felice Cascione), con cui lottò anche il partigiano “Santiago”, alias Italo Calvino. Condurrà la serata Domenico Gaia. Nel rivolto di copertina, lo stesso Gaia ha scritto una sintetica recensione che di seguito riportiamo.
La Casa di Geppe rappresenta, in allegoria, un periodo oscuro della nostra Storia, è simbolo di dolore e di esclusione. La malora scarica su di essa i mali peggiori. Nel corso del romanzo si trasforma in luogo di riscatto e
inclusione, in laboratorio dove germogliano e crescono fiducia e speranza in un futuro nuovo e promettente. Geppe, contadino povero e ignaro, è coinvolto da eventi più grandi di lui. Ne prende coscienza con un percorso faticoso, diventando diverso da ciò che era stato prima e scoprendosi, a sorpresa, protagonista. La vicenda si svolge durante quel periodo vitale e vertiginoso, aspro e complicato, che fu la Resistenza. Su un’avvincente trama di fantasia, tra continui colpi di scena pieni di suspence, s’inseriscono flashback
di fatti reali, di personaggi unici e straordinari, di tragedie lontane che si ripetono, terribilmente uguali, anche oggi. Tempre di uomini come Galimberti, Siccardi, Chabas. Il “Principessa Mafalda” che cola a picco davanti alle coste del Brasile. L’esodo di migliaia di ebrei che fuggono, valicando proibitive altitudini tra neve e gelo. Uno scontro a fuoco incomprensibile e misterioso, su cui l’Autore pone interrogativi ancora oggi senza risposta. Dal romanzo emerge chiaro come la Resistenza sia stata fenomeno variegato, talvolta contradditorio, anche con episodi duri e poco comprensibili. Come si sia alimentata di idealità nobili e forti, diverse tra loro, ma capaci di unità e convivenza. Come abbia assunto i connotati di grande atto di disobbedienza civile, in nome di valori comuni, alti e condivisi. Poi, negli anni successivi, un altro film e qualche dubbio.
Si è esaurita la carica di freschezza della Resistenza? Si è inaridita, per eccesso di retorica celebrativa? Contrasti di parte l’hanno ingessata in un ruolo riduttivo e marginale? Depurata dalle violenze del Terrore, sopito il clima rovente della lotta, “la Rivoluzione Francese è divenuta per tutti valore rinnovatore e liberatore di un popolo, patrimonio comune e condiviso” (R.Luraghi).
La Resistenza, invece? Chiusasi l’epoca della Guerra Fredda, caduti i Muri, tutto è ora più “liquido”. Tuttavia, il suo valore di evento politicamente “fondante” per l’Italia Repubblicana, risorta come “nazione”, anziché radicarsi nella coscienza collettiva, sembra diluirsi sino a correre il rischio di svaporare. L’euforia della Liberazione non impedisce al protagonista del romanzo di riflettere sul futuro, ponendosi una domanda. Quella domanda, a distanza di settant’anni, continua a interrogare anche noi.
D. Spillo