Raccogliamo in Val Bormida gli echi interminabili e i miraggi quotidiani che provengono per posta aerea e prioritaria da ogni parte del mondo conosciuto in una mostra itinerante (we history wonderful make darkroom) che toccherà i centri più ospitali e collaborativi del circondario.
Intanto consultiamo a fondo il libro dei disastri che nel secolo scorso già prevedeva, nelle sue pagine chiare, la fine della pellicola a Ferrania, il dissesto idro-geologico di cui si hanno periodiche evidenze, le ritualità codificate dell’assurda cultura dell’emergenza e del perdono a pagamento, la descrizione oscena delle importanti compagnie di beccamorti che ne sanno sempre una e che non hanno mai torto… la ritualità e la prevalenza del cretino elevata a sistema, la scoperta verticale dell’evidenza…
La stanza immateriale della storia ci appare come una fotografia sfumata di Ferrania, circondata su cinque lati da superfici nebulose, tuttavia visibilmente distinte e presenti… Un po’ come “quando tu sei con me questa stanza non ha più pareti”… pur senza essere noi fisicamente nella stanza ma visualizzandola davanti a noi, nel libro terribile dei disastri abbiamo allora conquistato uno spazio ideale dove riporre la nostra utopica progettualità? Qualcuno di noi è riuscito a collocare la sua stanza immateriale della storia a Ferrania, al centro del suo libro e ne ha colto il senso meraviglioso di tutta la storia tout court, che si ripete mai uguale, maestra e giudice che dispensa con inesorabile precisione i suoi dettami, i suoi premi invisibili e i suoi castighi…
Un tentativo di forza spirituale sarebbe bastato forse per riconiare e stendere pellicola reale per partire ancora dalla centralità della stanza elevata a oggetto immateriale per collocarla come una camera oscura al centro della superficie di Ferrania? Alla fine del secolo scorso era già iniziato il tempo dilatabile in cui avremmo potuto collocare idealmente la meravigliosa “stanza immateriale” al centro del libro inesorabile dei disastri, nelle sue pagine terribili dove risuonano stridenti e inquietanti le trombe angeliche del giudizio che sospinge nell’animo di ognuno la grande nostalgia del futuro come un déjà vu .
Bruno Chiarlone Debenedetti
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