Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Vado Ligure e Tirreno Power: ‘Se la stampa è veicolata’


“Gli ambientalisti pensano ancora al misuratore, al camino e non hanno compreso che centinaia di famiglie rischiano concretamente di rimanere senza lavoro in una città che non ha visto alcuna differenza ambientale con la centrale in funzione o spenta” – ha dichiarato Tirreno Power. Nota di redazione: trucioli.it esprime solidarietà umana e morale alle maestranze in un momento  ‘buio’ che tante ansie provoca alle famiglie. Il lavoro è pane, un bene primario. Lo Stato, la nazione, la Regione, la società tutta, l’autorità giudiziaria inclusa, se ne facciano carico. Non possono sempre pagare i più deboli e non può essere cullata rabbia e disperazione. Siamo tutti responsabili!

Rosalba Altopiedi, ricercatrice della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino, ispettrice del lavoro, nello staff di Raffaele Guariniello

C’è una ragione se le imprese non riescono ad argomentare nel merito delle questioni e hanno sempre bisogno di parlare d’altro? Sì, c’è ed è quello stesso pensiero ideologico, a tesi, orientato a un obiettivo specifico, di cui sono accusati comitati e associazioni. Che appartiene (anche) alle imprese e, ahinoi, all’informazione. Ma è, anche e soprattutto, la necessità di orientare e condizionare il pensiero della comunità per legittimare il proprio comportamento. Affinchè non sia percepito come criminale.

Tirreno Power risponde alla richiesta delle associazioni ambientaliste di rispettare le normative ambientali (MTD) e le prescrizioni (la cui violazione ha comportato il sequestro dell’impianto di Vado) ergendosi a difensore massimo dei posti di lavoro (facendosi peraltro carico di una responsabilità dello Stato, anzichè delle propri) e sostituendosi alle agenzie di protezione ambientale (peraltro sostenendo una tesi già confutata da Arpal).

“E’ molto complicato ed è un processo nient’affatto scontato passare dall’evidenza di una tossicità di una certa lavorazione o di un certo materiale alla sua regolamentazione, se possibile, o alla sua dismissione…  perché ci sono dei poteri forti e degli interessi in gioco che rendono questo percorso accidentato e non lineare... c’è una grande difficoltà a varare una norma che regolamenti una certa lavorazione anche perché chi gestisce le informazioni ha un potere differente rispetto a quello dei lavoratori, dei cittadini…”

I fatti sono questi:

1) Il misuratore al camino (SME) era previsto nell’AIA del 2012  accettata da Tirreno Power (ma lo SME non era installato in maniera idonea);
2) Centinaia di famiglie rischiano il posto perchè l’azienda negli anni “ha fatto quel che ha preferito” con l’aiuto della “neghittosità” delle istituzioni che hanno stabilito “prescrizioni blande” (scrive la Gip di Savona);
3) Arpal non ha per niente confermato che la situazione sia rimasta immutata dopo lo spegnimento della centrale.

“… nel caso dei crimini d’impresa sono il sistema organizzativo ed economico, cioè un sistema e un contesto che mi fornisce sia le razionalizzazioni per delinquere – “ma lo fanno tutti, in effetti non faccio nulla di criminale” – sia le giustificazioni per gestire la stigmatizzazione eventualmente successiva, nel caso in cui io sia chiamato a rispondere di un certo comportamento – “sì, ma l’ho fatto per salvare la fabbrica, mi fossi rifiutato avrei dovuto chiudere”. Nel crimine d’impresa c’è il contesto che fornisce le ragioni agli attori… le stesse razionalizzazioni o giustificazioni utilizzate da un cittadino normale non sarebbero valutate nello stesso modo. Non avrebbero la stessa legittimità che assumono invece le giustificazioni e le razionalizzazioni utilizzate dalle imprese, che sono in grado di gestire la propria de-criminalizzazione a più livelli…”

 Si tratta di informazione, che non c’è o è oculatamente veicolata.

1) L’unico quotidiano nazionale che tratta la questione Tirreno Power sulle pagine nazionali è il Sole 24 Ore e lo fa con gli articoli di Jacopo Giliberto già commentati;
2) La Repubblica, che adotta una linea aziendalista (conflitto di interessi?), in rari casi pubblica notizie fuori dalle pagine locali dell’edizione di Genova
3) La Stampa, che fa un’ottima cronaca, a sua volta pubblicata sull’edizione di Savona, come il SecoloXIX che segue costantemente la questione ma limitatamente – con qualche rara eccezione – alle pagine locali, nelle edizioni distribuite nella provincia di Savona;

“Il problema è che questa informazione è stata oggetto di una gestione oculata da parte delle industrie, forse anche di una certa miopia o inerzia istituzionale da parte di coloro che in qualche modo avrebbero dovuto intervenire a tutela dei lavoratori e dei cittadini tutti… Attraverso l’attività di lobby – promuovendo norme a proprio favore o ostacolando quelle che cercassero di regolamentare l’attività – e esercitando la loro influenza anche una volta chiamati a risponderne davanti ai tribunali… L’uso delle parole e delle metafore sono elementi importanti nella costruzione della realtà, soprattutto nel fare cultura rispetto ad alcuni temi. Li chiamiamo disonesti o truffatori, ma non usiamo la parola “criminale”.

Enel alla Spezia e l’informazione oggetto di una gestione oculata da parte delle industrie: “Il decreto AIA rilasciato per la centrale di La Spezia testimonia gli sforzi compiuti da Enel e rafforza il percorso per rendere l’impianto sempre più efficiente e rispettoso anche delle nuove e più stringenti normative (qui). Ecco come Enel ha comunicato l’ottenimento dell’AIA alla Spezia, che non rappresenta il “premio di un sforzo” ma al contrario l’inizio di un percorso per “rendere l’impianto…” La comunicazione non è stata inviata alla stampa locale, in ogni caso non è stata pubblicata. Se fosse successo, e lo si fosse ritenuto opportuno, la si sarebbe potuta commentare e confutare.

Ecco come succede, quindi, che alla Spezia – distante poco più di un centinaio di chilometri da Vado Ligure, che ospita la seconda di tre centrali a carbone nella regione – quasi nessuno abbia sentito parlare di Tirreno Power, ovvero di una realtà fotocopia, come ammesso dalla stessa Regione Liguria. Neppure Legambiente La Spezia ha portato le connessioni con Vado Ligure – dove peraltro Legambiente è in prima linea – nè sui media nè nelle sedi istituzionali.  Può la maggiore associazione ambientalista – forse l’unica rappresentata a livello locale con numerosi circoli in provincia e in città – tacere su queste connessioni?
Non dovrebbe pretendere che i cittadini siano informati su ciò che accade a Vado Ligure e dunque alla Spezia, dove c’è una situazione dichiarata “conforme” dalla stessa Regione?

Quello che è certo è che la parcellizzazione dell’informazione fa il gioco delle imprese e delle istituzioni “neghittose”.

Conoscere la situazione di Vado Ligure alla Spezia potrebbe creare allarmismo?

O servirebbe a far prendere consapevolezza ai cittadini della situazione di grave pericolo in cui si trovano?

Magari anche a rimuovere l’errata convinzione che la centrale funzioni a metano, cosa di cui anche i meglio informati sono convinti?

Merito, colpa e responsabilità dell’informazione? dei poteri forti? o della neghittosità delle istituzioni?

I link agli articoli precedenti sono disponibili nell’ultimo post pubblicato quihttp://speziapolis.blogspot.it/2014/12/energia-e-carbone-in-italia-la-lezione.html
Il corsivo è tratto dall’intervista a Rosalba Altopiedi pubblicata qui 
http://speziapolis.blogspot.it/2012/10/larte-di-essere-inquinati-e-continuare.html?q=repubblica+tirreno+power




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