L’estate dei giudici e l’inerzia del legislatore. Dapprima, l’ordinanza del Tribunale di Roma che ha deciso il drammatico caso del neonato conteso, perché frutto di uno scambio di provette. Poi, quella del Tribunale di Bologna che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale e nel perdurante silenzio del legislatore, ha autorizzato la fecondazione eterologa. Ora la sentenza del Tribunale per i minorenni che ha sancito l’adozione di un bimbo da parte della compagna omosessuale della madre naturale.
Un’estate impegnativa per i giudici italiani che si occupano di persone e famiglia. Decisioni difficili, che entrano nella vita altrui in modo dirompente ed affrontano problemi giuridici e di bioetica. Gli stessi problemi che, nonostante si presentino oramai quotidianamente, il legislatore italiano non affronta, lasciando che sia il giudice, volta per volta, a sbrigarsela. Quando si contesta l’interventismo dei giudici, si deve pensare anche all’inerzia del legislatore. Quando si auspica una più severa norma sulla responsabilità dei giudici, si deve pensare quanto ciò indurrebbe a non prendere decisioni difficili e controverse come quelle di quest’estate.
Giovanni (Ciccio) Zaccaro
Un magistrato conformista ? Non è un buon magistrato
Concordo totalmente con quanto scritto dal collega Zaccaro. Vi sono state negli ultimi anni decisioni giurisprudenziali che hanno spostato verso orizzonti più lontani le frontiere dei diritti fondamentali dell’uomo. Per prendere certe decisioni ci vuole, oltre che professionalità e competenze specifiche, coraggio. Il coraggio di disattendere precedenti giudiziari di segno contrario, anche di legittimità. L’interpretazione sistematica e evolutiva è il cuore del nostro lavoro ed è la garanzia più autentica della difesa dei diritti umani, anche laddove non esistano leggi specifiche e chiare. Da sempre il diritto precede le riforme legislative per il semplice motivo che i casi concreti e la evoluzione della società viaggiano a velocità più elevata rispetto alle leggi generali e astratte. Nel nostro Paese questa caratteristica è resa più evidente da una inerzia legislativa derivante da una politica sempre meno disponibile al perseguimento del bene comune e sempre più intrisa di corporativismo, difesa dell’esistente e, correlativamente, dei poteri economicamente forti o dei valori tradizionali e superati dai tempi. Un magistrato conformista non è, secondo me, un buon magistrato. E la spada di Damocle di una responsabilità civile senza una adeguata clausola di salvaguardia interpretativa ingesserebbe il diritto così come oggi è ingessata la politica.
Mario Fresa