Adesso, a bocce ferme, si capisce meglio la ragione per la quale Graziella Rosso, popolarissima dirigente scolastico del liceo “Della Rovere” è stata presa a pesci in faccia dall’assessore provinciale all’istruzione Pietro Santi al momento di decidere il riordino delle sedi delle scuole superiori savonesi e acquista un senso anche la risposta del vicesindaco di Savona, Livio Di Tullio, alle proteste dell’ex presidente della Consulta e fresco diplomato dello stesso liceo Andrea Castellini: un sorriso di circostanza che suona come una pietra tombale al progetto, su cui cinque anni prima si era impegnato Berruti, di riservare tutto il complesso già degli Scolopi a sede del liceo, trasformando Monturbano in un campus riservato agli studenti delle ex magistrali.
Qualcuno aveva pensato ad un ridisegno delle alleanze e alla fine della liaison tra la dirigente e il sindaco uscente Berruti, che fino a giugno sembrava a prova di bomba: la promessa di spostare la biblioteca a palazzo Santa Chiara (12 milioni di Euro la spesa prevista) per ospitare il liceo nella cinquecentesca Villa Corsi era lì a dimostrarlo. Ma era soprattutto lo sgarbo dell’assessore provinciale all’istruzione a rimanere inspiegabile, anche alla luce dei rapporti storicamente cordiali tra la dirigente del “Della Rovere” e il direttore dell’Unione Industriali (ora ex), Luciano Pasquale. La fondazione “De Mari”, sotto la presidenza di quest’ultimo aveva finanziato la costruzione della nuova aula magna e aveva più volte supportato il liceo di via Monturbano. Pasquale, in una logica di ipotetiche alleanze, portava in dote anche l’appoggio della Camera di Commercio e, almeno fino all’anno scorso, della Cassa di Risparmio di Savona e dell’Unione Industriali, a cui si aggiungeva una benevolenza storica delle gerarchie ecclesiastiche verso l’istituto e la sua dirigente: basti dire che il vescovo di Savona un paio d’anni fa aveva presenziato alla cerimonia con la quale l’ex istituto magistrale aveva assunto ufficialmente il nome di liceo.
A maggior ragione, quindi, la mossa di Santi (che aveva accontentato le richieste di pressoché tutti i presidi tranne proprio la Rosso destinando le succursali del liceo sociale nella cayenna di Via Manzoni)) aveva suscitato molto stupore tra gli addetti ai lavori. Ma ora il decreto Pubblica Amministrazione del ministro Marianna Madia, che abolisce l’istituto del trattenimento in servizio e manda in pensione cinque storici dirigenti scolastici savonesi (Giovanni Bonifacino, Salvatore Manca, Giuseppe Pelosi, Pier Luigi Ferro e, appunto, Graziella Rosso) ha svelato l’arcano: la preside era ormai un “dead dog” fuori dai giochi e qualcuno, fatti i conti per tempo e fiutato l’aria, ha deciso di trattarla come tale, senza riservarle neppure l’onore delle armi. Una conclusione sgradevole e, tutto sommato, immeritata, di una lunghissima carriera.
Esce infatti dalla scena, a meno di ribaltoni dell’ultima ora (la mancata sospensiva del provvedimento da parte del TAR e l’inizio del nuovo anno scolastico con la nuova preside sembrerebbe chiudere ogni speranza, ma il ricorso di Rosso (nella foto a sn) verrà discusso la prossima settimana e il MIUR ci ha abituato a ogni sorpresa) una figura storica della scuola savonese. Nata il 6 ottobre del ’48, cattolica di formazione ed estrazione e da sempre di simpatie moderate (nel 1994 fu tra gli aderenti al comitato civico in appoggio a Francesco Gervasio, un anno dopo si candidò senza fortuna alle Regionali con la Lega Nord e qualche tempo rifiutò la candidatura a sindaco di Savona propostagli proprio dall’ex dirigente della Ferrania), Graziella Rosso è entrata nella scuola come insegnante di scuola elementare nel 1971, ed è passata qualche anno più tardi alla docenza negli istituti superiori. Nell’85 il concorso per dirigente scolastico e l’incarico prima in un istituto genovese, poi (con un intervallo trascorso presso il provveditorato agli studi) all‘IPC “Mazzini” dal ’96 e alle (allora) magistrali di Monturbano nel 2000. A lei si deve l’introduzione del liceo sportivo a Savona e una strategia di comunicazione piuttosto aggressiva che ha portato ad un iniziale boom delle iscrizioni unito a più di una polemica con i dirigenti di altri istituti (non ultima, quella del 2011 con il preside del liceo “Chiabrera” Alfonso Gargano). In tempi più recenti la perdita dell’indirizzo sportivo a favore del liceo scientifico di Albenga e altri fattori (tra cui i risultati dell’indagine IRIS dell’università di Genova) hanno alquanto rallentato il trend di crescita: un andamento, peraltro, comune a quello di qualche altra scuola savonese.
Persona di gran cuore, la preside savonese ha ereditato dall’esperienza in Provveditorato una grande conoscenza delle regole – ufficiali e soprattutto sostanziali – che governano la scuola italiana. Abituata a districarsi tra i meandri della burocrazia scolastica senza troppi problemi e circondata da un ristretto gruppo di docenti fedelissimi a cui sapeva perdonare (quasi) tutto, l’eclettica ex maestra (celebri le sue poesiole, più volte ospitate sui giornali locali) è stata protagonista di quarant’anni di scuola savonese: la fredda comunicazione burocratica che ha posto fine alla sua carriera deve averla profondamente amareggiata. Ma il vuoto di potere apertosi con il pensionamento di Rosso non potrà non avere conseguenze anche all’interno dell’istituto: la nuova dirigente Daniela Ferraro (nominata solo due anni fa al vertice dell’Istituto comprensivo di Vado Ligure e, ancora oggi, in situazione di stallo visto che non è ancora del tutto sicura di rimanere ai vertici delle ex magistrali) dovrà decidere se, quanto e come modificare uno stile di direzione che nel bene e nel male, ha connotato la scuola negli ultimi 14 anni. C’è da scommettere che una serie di questioni (tra cui le sorti dell’indirizzo linguistico, da anni conteso tra liceo “Della Rovere” e Classico “Chiabrera”) torneranno presto in discussione.
PS: Non l’ha notato nessuno, ma il decreto del 31 luglio ha disposto anche il trasferimento di Luca Barberis dalla presidenza dell’Alberghiero-Ipsia di Finale Ligure a quella dell’Istituto “Firpo-Buonarroti” di Genova, affidando la dirigenza dell’istituto finalese, sul filo di lana, a Tommaso Berruti ( nella foto a sn), il preside – a suo tempo richiamato dalla pensione dal Provveditorato per carenza di dirigenti – che già dirige l’IPSSAR “Giancardi” di Alassio, l‘ITIS “Galilei” a l’Agrario “Aicardi”di Albenga. Un dirigente inevitabilmente part-time per una scuola salita suo malgrado agli onori della cronaca nazionale a febbraio per via della presunta violenza sessuale ai danni di una studentessa. Una vicenda intricata gestita da Barberis con discrezione ed equilibrio, ma anche una patata bollente che il nuovo preside si troverà immediatamente tra le mani: la prossima udienza è prevista per il 6 ottobre.
Massimo Macciò