I moralisti e la gioventù “bruciata” già dopo la Grande Guerra. Nella rubrica di Corsi & ricorsi del Direttore Mauro Calabresi de La Stampa del 27 agosto 2014, sono stati pubblicati a pag. 26, lo splendido articolo di Nicola Adelfi –grande inviato de La Stampa scomparso nel 1987 – dal titolo “I moralisti e la gioventù “bruciata’ già dopo la Grande Guerra” e una lettera a firma di A. Gusperti di Cremona, titolata “I giovani l’unica risorsa che ci resta”. Una missiva scritta con una sintesi ammirevole e molto chiara per cui mi sembra doveroso riportare il testo integrale come pubblicato nella rubrica “Lettere al direttore”.
“Nei giorni passati abbiamo ricordato la ricorrenza in morte di due uomini che fecero la Repubblica e la Democrazia in Italia: il 60° di De Gasperi e il 50° di Togliatti. A prescindere dalle posizioni politiche i due sono da accomunare, insieme ad altri (Parri, Ugo La Malfa, Pertini, Nenni, Saragat, Mattei), nella generazione di coloro (oggi avrebbero tra i 110 e i 130 anni) che consegnarono l’Italia ricostruita alla generazione che seguì: coloro che oggi hanno più di 50 anni.
Quella generazione fu prodiga di esempi di onestà, austerità, frugalità, laboriosità. Dopo aver sopportato il fascismo e la guerra (forse proprio grazie a quelle esperienze) permise alla nostra generazione, per la prima volta nella storia d’Italia, di non subire una guerra e di godere di un certo benessere, profondo e diffuso. La nostra generazione,quella che si accinge ad abbandonare il lavoro, invece, lascia alla prossima ( che ha dai 30 ai 50 anni) un carico di incertezza, una scala di valori stravolta, un deserto di sentimenti civici.
Insomma a dispetto degli esempi ricevuti e delle premesse economiche di partenza, siamo riusciti a distruggere un’economia e mettiamo a rischio di distruzione una bellissima costruzione socio-politica come la Repubblica Italiana. Non solo, a rischio ci sono pure altre integrità: i valori nazionali (unità, lingua,orgoglio di appartenenza e consapevolezza), l’integrità del territorio e delle opere d’arte e architettoniche, l’integrità del Diritto, l’integrità della scuola.
Abbiamo voluto ascoltare gli imbonitori che ci dicevano che il superfluo era più importante del necessario, che l’apparire era più importante dell’essere, che i valori materiali avevano la precedenza sui valori spirituali e civici e via scherzando. Ed eccoci qua. Speriamo solo che questa crisi (quella economica è solo conseguenza di quella valoriale) ci aiuti ad aprire gli occhi e non rovinare definitivamente l’unica risorsa che ci rimane: i giovani.
Chi dice che valgono poco si dovrebbe chiedere chi ha loro insegnato e che cosa. In ogni caso, se non altro, non hanno ancora combinato i guai che abbiamo, sicuramente combinato noi. Ecco perché mi fido dei giovani e del futuro. Ecco perché sono ottimista. A. Gusperti”
A seguire, alcuni stralci del grande inviato Nicola Adelfi “Siamo d’accordo tutti: quella d’ora è una gioventù “bruciata”. Bruciata dagli orrori della guerra e dallo sfacielo del dopoguerra, priva di consistenza morale, senza più ideali.
E’ una gioventù cinica e violenta, egoista, imbecille, e malvagia. E non s’è mai niente di analogo; mai, a memoria d’uomo. Lo dicono tutti. I romanzieri, a cominciare dai maggiori; gli studiosi di sociologia, e allineano lunghe colonne di numerini; gli psicologi, i quali trovano ingegnose teorie per spiegare il disordine morale e gli atteggiamenti ebeti della gioventù d’oggi.
Succede un fatto di cronaca nera che ha per protagonista un ragazzo? Ebbene, non c’è giornalista, per quanto mediocre, che non tiri fuori un saggetto moralistico sulla gioventù bruciata. Perciò siamo tutti d’accordo. A furia di sentirne parlare sui giornali e nei libri; grazie alla spietata, immediata documentazione che ci viene presentata nei film sui ragazzi in blue-jeans e grazie alla forza di persuasione che esercitano certi manifesti murali, siamo tutti persuasi che è proprio così; che i giovani di ora sono pigri e sensuali, hanno il cuore secco e il cervello annebbiato dall’alcol, dai vizi, dalla lettura dei giornali a fumetto, da idee criminali.
Fu per l’appunto dopo la prima guerra mondiale che avvennero le maggiori ribellioni nei costumi tradizionali. La verità vuole che una quarantina di anni fa, i moralisti non facevano che riempire delle più catastrofiche e indignate geremiadi libri e giornali di fronte alle trasformazioni in corso nell’abbigliamento femminile. Fu proprio allora che andò conformandosi il tipo della donna maschietta. Una rivoluzione inaudita. … e caddero sotto le forbici dei parrucchieri, e le ragazze, perfino le donne maritate, andavano per le strade col capo pettinato come uomini. Avvenne di peggio chi era bruna si fece bionda, e chi era nata bionda si tinse i capelli di bruno. E leggevano di preferenza Guido da Verona, Pitigrilli, Dekobra, Mario Mariani, gli scrittori insomma che predicavano o esaltavano la religione del libero amore. Ma nemmeno i ragazzi se ne stavano con le mani in mano. ”
Giustamente Mauro Calabresi ha scritto “Tutto ciò che accade ha radici antiche, anche se abbiamo sempre la sensazione che sia la prima volta. Viaggiare negli archivi ci apre gli occhi, per questo abbiamo preso alcuni temi di questa estate e siamo andati a cercare i precedenti.”
Saggio suggerimento che si attua digitando: http://www.lastampa.it/archivio-storico/
G. C.