Il blog de Il FattoQuotidiano, del 14 agosto, ha titolato ‘Genova non c’è più, Sampdoria e ‘Secolo’ perduti”. La firma è del prestigioso giornalista – scrittore genovese Ferruccio Sansa, figlio di un giudice spesso alla ribalta della cronaca regionale, nazionale, ex sindaco. Nelle prime righe l’annuncio – sorpresa della ‘partenza’ del direttore, battitore libero, Umberto La Rocca, appena ad una settimana da “Al via l’alleanza Stampa – Secolo XIX “ (titolo La Stampa). Oppure “Fusione tra Stampa e Il Secolo XIX” (titolo Il Sole 24 Ore). “Il Secolo XIX si fonde con la Stampa: ecco il polo editoriale del Nord Ovest” ( titolo Il Secolo XIX). “Fusione tra Stampa e Secolo XIX” (titolo di la Repubblica). Taciuta, invece, la brusca rottura tra Carlo Perrone ed il ‘suo’ direttore. Non è noto se ‘dimissionario’ o licenziato. Il primo ‘affronto’ pare risalga alla firma dell’accordo con John Elkan, tenuto segreto ed appreso dall’Ansa. Incomprensibile e opaca, inoltre, la lunga intervista all’editore dello stesso La Rocca (leggi…). Tra i successori, indicato da Sansa, Luca Ubaldeschi vice direttore del quotidiano Fiat. Altri fanno il nome di Laura Carassai, responsabile edizioni Piemonte e Valle D’Aosta. Intanto, da luglio, ha lasciato (prepensionamento) Dario Corradino, responsabile edizioni Liguria. La redazione di Savona è ora affidata a Paride Pasquino, quella di Imperia – Sanremo resta a Fulvio Damele.
I tempi degli avvicendamenti al Decimonono avrebbero queste cadenze. Nell’edizione di domenica 17 agosto il saluto del direttore, a suo tempo ‘sponsorizzato’ dal massimo big Giulio Anselmi. ( Ultima ora: previsione errata per ora, il direttore continua a firmare. Vedremo gli sviluppi). Seguiranno tre mesi di supplenza del vice direttore vicario Alessandro Cassinis. Dopo le assemblee dei soci della Stampa (settembre), del Secolo XIX (ottobre), dai primi di gennaio 2015 si procederà all’insediamento del nuovo direttore e non è escluso qualche altro intervento di razionalizzazione dei costi e dei servizi. La normativa per lo ‘stato di crisi’ premia le fusioni editoriali anche con le priorità nella ripartizione dei fondi pubblici. Non sono dunque del tutto campati in aria scenari assai più ‘ricchi di novità’ rispetto a quanto è emerso.
Che senso ha, ad esempio, si chiedono alcuni, mantenere due ‘forti’ giornali concorrenti nella stessa regione, sotto la regia di un’unica proprietà ? Oltre a due siti web ! Carlo Perrone nell’intervista a La Rocca sostiene il “rispetto del dna e dell’unicità del Secolo XIX e de La Stampa che continueranno ad uscire in edicola come sempre, ciascuno con il proprio logo e con la propria identità…permetteranno il conseguimento di quei risultati economici che sono alla base di un’informazione realmente libera, indipendente e di scoprire ed attirare nuovi talenti giornalistici anche nel settore digitale…”. Prevede un ‘buon futuro del Secolo XIX’. Con quali innovazioni nell’organico dei giornalisti e ciò che è rimasto dei poligrafici ? E le redazioni distaccate, soprattutto Savona e Sanremo ? Dopo lo smantellamento di Imperia. Che dire dell’edizione del Basso Piemonte ?
Chi segue con diligenza le pagine del Secolo XIX e de La Stampa di Savona ed Imperia (ci limitiamo al ponente) è difficile non tener conto del divario, nella qualità delle notizie, nell’approfondimento, tra i due quotidiani. La serie impressionante di ‘buchi sostanziosi’ (notizie non date o perse) tra il primo ed il secondo, soccombente. Eppure mentre in provincia di Savona, a parte il periodo estivo, il Decimonono non ha rivali, in provincia di Imperia la ‘vivacità graffiante’ e la completezza non pagano in termini di copie. Quali interventi potrebbero essere messi in campo ? Chi sono i giornalisti destinati ad interpretare le due posizioni e le due strategie ? Di un’informazione realmente libera ed indipendente, non solo negli annunci e spot. Ci sono i potentati economici, ma non solo, si parla poco o nulla di un paio di silenziosissime lobby.
Che dire della battaglia persa, dal primo quotidiano ligure, sul fronte della prolungata e sistematica distruzione ambientale della costa ? Denunciata negli articoli, ma non indebolita o fermata. Chi sono stati, negli anni, i maggiori propiziatori – finanziatori dello sviluppo a suon di cemento? Alcune banche, è fuori dubbio: Carige, San Paolo-Intesa, Banco di Roma – Unicredit, Banca Popolare di Novara – Banco Popolare e in minore misura la Carisa. Cosa scrivevano i giornali ? Come e perché si è arrivati a smantellare gran parte del tessuto industriale prima ed alberghiero tradizionale poi ? E il silenziato disimpegno, nel ponente ligure in particolare, dei maggiori tour operators del centro e nord Europa . Ancora attivi, peraltro, in Toscana e in Puglia. Perché alcune infrastrutture qualificanti e vitali (progetti ferrovia, autostrade, Aurelia bis) sono rimaste al palo, mentre hanno continuato a crescere palazzi e porticcioli, un mare di seconde case senza una rete viaria adeguata ? E i miliardi degli oneri di urbanizzazione? Con elefantiaci uffici tecnici comunali. Record di incassi Ici – Imu, di sprechi in poltrone, consulenze, prebende. Con una sola discarica provinciale per la Nettezza Urbana (una e mezza a Savona, una ad Imperia) e raccolta differenziata sempre in affanno. Ma anche inflazione di migliaia di parcheggi a pagamento, con una unica eccezione per due province: Andora.
Il Secolo XIX ha avuto la forza di mobilitare le coscienze e l’opinione pubblica o hanno prevalso altre logiche ? Quanto accadeva alla Carige e con il decennale strapotere Berneschi si è scoperto solo dopo l’ispezione della Banca d’Italia e l’intervento dei magistrati ? C’erano o no i ‘giornali amici’?
Il drammatico processo di abbandono dell’entroterra ponentino come è stato affrontato (negli anni) dal Decimonono ? Alla stregua degli oltre 600 articoli (negli ultimi 10 anni) riservati agli stabilimenti balneari diventati, in moltissimi casi, obiettivi per investimenti in ‘nero’, provenienti da regioni del Nord, spesso con alternarsi di compravendite ? E la sorte, assai infausta – pensiamo invece all’Alto Adige, alle Alpi Francesi, ai Pirenei – della pastorizia e all’alpeggio, all’entroterra sottosviluppato, da zona depressa. I sentieri delle Alpi Marittime onorati, riscoperti, per opuscoli e pubblicazioni, non per incentivare e valorizzare economicamente il lavoro dei pastori d’alta quota ed un’attività (silvo- pastorale) che se sostenuta avrebbe avuto effetti positivi su un territorio vittima della desertificazione.
Con le malghe e gli alpeggi attivi, produttivi, è possibile preservare inalterato il paesaggio, la biodiversità della natura e delle razze animali. La bellezza di questi luoghi avrebbe dovuto essere volano, apportare effetti anche al turismo della costa di cui tutti dovremmo conoscere i pregi scomparsi, ad iniziare da quelle attività sempre meno redditizie, abbandonate per colpa della cattiva politica e dei cattivi ‘consigliori’. Che dire di un’agricoltura di nicchia, sempre pontificata, sedotta dall’avanzare del mattone e dell’asfalto ? Con aree pagate a peso d’oro. Che serve glorificare all’infinito i pregi della terra sei poi gli stessi produttori locali si vedono costretti a gettare la spugna ?
Un’economia, una realtà che, nonostante l’ambiente e la natura, ha portato migliaia di cittadini dalle ‘stelle alle stalle‘. Che ruolo hanno avuto i ‘signori del credito‘ e l’informazione regionale e nazionale ? Vedi l’archivio stampa ! Almeno ci svela dove siamo giunti e ad opera di chi.
Ferruccio Sansa parla di ‘invasori sabaudi’: ” Ora chi comanda è a Torino (città vicina e rivale): certo, tecnicamente, si deve parlare di fusione. Ma in Piemonte hanno il 77 per cento. All’ex proprietario resterà il 23. Parliamo di Carlo Perrone, ultimo discendente della famiglia dei signori dell’acciaio, oggi editore puro. Senza interessi in altri campi. Perrone ha sempre rispettato l’autonomia dei giornalisti. Un caso raro. Chissà se cambierà qualcosa: dopo il rapido congedo di La Rocca suscita qualche timore tra i giornalisti….”.
Forse bisognerebbe ripercorrere pure altre stagioni, ai più dimenticate, degli editori Perrone- Brivio – Grazioli. Interrogarsi sulla sorte dell’investimento del gruppo editoriale tedesco, ‘fuggito’ e che scatenò la rottura della pax tra il giovane ereditiere Perrone ed il cugino Cesare Brivio Sforza. Il responso dell’arbitrato che ‘sconfisse’ il secondo. C’era una manina massonica ? Da che parte era schierata ? E’ probabile che il bravo ‘inchiestista’ Sansa un giorno possa svelare questo capitolo del ‘Monono‘ dove anche lui ha lavorato ed aveva chiesto di tornare.
Leggi l’articolo di Ferruccio Sansa.
Leggi l’articolo di trucioli del 31 gennaio 2013
SE QUESTI SONO I ‘GIUDICI’ DEL SECOLO XIX ‘MALA TEMPORA CURRUNT’ (Commenti all’articolo di Sansa)
1) Riccardo Revilant • a day ago
Il Secolo XIX oggi come oggi e’ un giornale mediocre e di parte, che pur di fare notizia stravolge i fatti, fa dire alla gente cose mai dette o inventa casi dove non ce ne sono.
Quindi direi che anche se se lo pigliano, non perdiamo piu’ nulla.
Vi diro’ di piu’, e’ l’unica testata al Mondo che ha aperto un blog interno che agli inizi si perdeva i post della gente e adesso nemmeno riesci piu’ a scriverci sopra…uno strazio.
Una sola cosa sa’ fare bene, attaccare CARIGE, manco li pagassero per farlo.
In tutti gli articoli messi, non ne ho trovato uno che indagasse sull’operato di chi ora la sta’ gestendo, che la sta spolpando vendendo i gioielli di famiglia , tagliando teste per poi, molto probabilmente, invece di rilanciarla come dicono la vendera’ al miglio offerente, condannando piu’ di 2000genovesi a finire in mezzo ad una strada.
Questo al Secolo XIX non interessa…a lui inteessa solo di Berneschi e dei suoi amichetti.
Che sparisca pure, pero’ ci vorrebbe una testata che non sia palesemente prona di poteri o politica…una sorta di fatto quotidiano locale genovese.
Allora si che avrebbe senso rileggere il giornale.
– normale che la Stampa abbia il 77% delle quote perchè è un giornale molto più diffuso, nonchè incomparabilmente migliore del ridicolo Secolo XIX. Chi abita a Genova e dintorni come me sa che il Secolo è un pessimo giornale. Lo è sempre stato.
– Garrone sarà anche genovese, ma da multimiliardario quale è per la Samp non ha mai speso nulla, se non pagare 1.7 milioni l’anno degli scarponi come Romero e cambiare direttore sportivo ogni sei mesi. L’anno che in un mese abbiamo venduto Cassano, Pazzini e Storari, che facevano il 99% del gioco della squadra, avrei voluto suicidarmi. I cugini ci presero in giro, e fecero bene. Dal punto di vista gestionale i Garrone hanno “salvato” la samp dalla bancarotta, ma hanno anche fatto poco, pocchissimo, niente. Ferrero non avrà lo “stile” dei Garrone, certo, ma aspettiamo prima di giudicarlo male.
Quanto alla “genovesità” dei proprietari di enti, industrie e quant’altro non vedo il problema. Voglio dire, a parte che siamo nel 2014, Genova per il porto che ha e le potenzialità che ha deve avere delle personalità che vengono anche da fuori. Abbiamo girato il mondo per secoli! Carciofo in genovese si dice “articiocca”, merluzzo si dice “stocafisso”, ci sarà un motivo o no?
3) Andrea • 11 hours ago
Il “Secolo XIX” è un giornale caduto così in basso – da moltissimo tempo ormai – così indegno di una grande città come Genova, che qualunque cambiamento di proprietà non può far sperare in un miglioramento qualitativo.