Vogliamo offrire ai lettori di trucioli.it una semplice testimonianza di cosa accade in Riviera in un giorno qualunque o in una domenica qualunque di primavera. Sul lungomare di Finale Ligure, cittadina dove ha sede anche il comando comprensoriale della Guardia di Finanza, stazionano come nulla fosse, negli spazi liberi del mercato settimanale, i soliti vu cumprà con merce contraffatta. A Loano, nei pressi dell’ufficio dell’assessore ai Bilancio e Tributi del Comune, si piazza per mezza giornata un furgone di melonari che vende prodotti ortofrutticoli. A Borghetto, in piena via Aurelia, non lontano dall’abitazione del sindaco di Loano e dallo stabilimento balneare dell’assessore all’Ambiente, un altro ambulante scarica persino casse di frutta, li recapita a domicilio. A Pietra Ligure terzo ‘furgone’, come gli anni scorsi, davanti alla stazione ferroviaria. Un discorso che si sposa con la barzelletta della lotta alla contraffazione “per far vincere la legalità”. Ovvero le illusioni che continuano a diffondere Camera e Commercio e soci con l’iniziativa-burla (visto i risultati) ‘Le strade del Tarocco e le strade del Vero’. Il caso vuole che tarocco sia anche un’arancia del melonari. Egregio presidente Vincenzo Pertino non avete fatto già abbastanza brutte figure con gli associati ed i cittadini?
Qualche giorno fa, per inciso, ascoltavamo un rappresentate di un’associazione di agricoltori. Ci informava che avevano dichiarato guerra senza quartiere a tutti gli abusivi della frutta e verdura. Una concorrenza sleale in un momento già drammatico per tanti negozianti, per gli agricoltori onesti, per chi deve giustamente pagare sanzioni e multe se non rilascia scontrino o è privo di fatture, se non tiene aggiornati i registri. A questo si aggiunga il redditometro. Non ci sarebbe gran che da dire se si leggono le denunce dei redditi e si ascoltano ministri che riferiscono di un’evasione fiscale annua, made in Italy, tra i 180 e 200 miliardi. Record mondiale, se le cose stanno così.
Il discorso della tolleranza all’abusivismo, carenza di sequestri, verbali, controlli, di efficace prevenzione, fatta a periodi alterni, non fa parte di uno Stato di diritto. E’ caos, sopruso. Non possiamo lamentarci, strapparci le vesti, gridare vergogna solo quando il bubbone esplode con conseguenze gravi in questa o quella città, ai danni di questo o quel cittadino. Il degrado si combatte, lo sanno anche i bambini, se si attua 360 giorni all’anno tollerenza zero che spesso ascoltiamo a parole o nelle dichiarazioni pubbliche. Cavallo di battaglia della Lega Nord e di certi neofascisti.
Purtroppo il tema è talmente ignorato che è passato nettamente in secondo piano nelle dichiarazioni e nei programmi elettorali dei vari candidati sindaci. Non si capisce, ad esempio, come possa Finale Ligure tollerare ormai da anni lo spettacolo vergognoso ed umiliante per i cittadini perbene, di ambulanti extracomunitari fianco a fianco con commercianti ai quali il Comune ha assegnato un posto regolare. Che, è già accaduto, siano stati controllati, multati per aver omesso lo scontrino. Il responsabile dell’ordine pubblico è il sindaco, Finale ha la fortuna di aver avuto un primo cittadino che si è distinto per impegno. Il lassismo con cui si sorvola sulla presenza di un’attività illegale non è un’etichetta di cui andare fieri. Il motivo è presto detto: quei disperati sono uno degli anelli di catene criminose e mafiose, di sfruttamento planetario.
A Pietra Ligure avevamo già documentato lo scorso anno, ci eravamo pur informati da una pattuglia di vigili urbani. Un ‘abusivo’ napoletano alcuni giorni prima aveva chiaramente lasciato intendere – forse mentendo – che in questa cittadina si sentivano ‘protetti’, si c’era stato uno o due sequestri, ma questo va messo in conto. Alla fine è riuscire a piazzare la merce ed avere un bilancio positivo.
Grottesco cosa abbiamo vissuto a Loano. Qui in via Alfieri, in prossimità della rotonda, ha stazionato quasi per un’intera giornata un camion che vendeva diversi generi di frutta e verdura. Per ogni automezzo ci sono due addetti. Uno solitamente fa la ‘vedetta’. In questo caso mentre dall’auto cercavamo di scattare foto, uno si è accorto e ci è corso incontro. Anticipiamo: “Volevo solo dirti che la di fronte c’è l’ufficio di un assessore, ho paura di essere visto….”. “Che ci fai con la macchina fotografica (piccola) tra le mani ? …”. ‘Guarda che l’ho appena comprata da un magliaro….”, ” E che ci stanno anche qui…?.”. Non era così, ma è servito a distrarlo. “Noi paura di che, questo signore ? sappiamo chi è…. stai tranquillo…ti servono pomodori… mele…banane…?” Spontanea la domanda: come è possibile che arrivino dalla Campania, dal basso Lazio e scelgono di piazzarsi proprio in prossimità dell’ufficio di un assessore comunale ? Come fanno a sentirsi così sicuri ?
A Borghetto S. Spirito, il camioncino si piazza quasi ai confini con Loano. Non è la prima volta, ci sono le foto d’archivio a documentare. Qui la scelta è ancora più ampia. Sta di fatto che in una mattina svuota quasi il mezzo. Uno dei due occupanti provvede a portare la merce in qualche esercizio pubblico, oppure ad un’anziana / o che ha difficoltà. Insomma opere da gentiluomini, ma illegali. In questo caso la merce finisce nelle nostre città dopo il via libera delle varie organizzazioni camorristiche che si spartiscono il territorio. Infatti non ne vedrete mai due contemporaneamente nella stessa città della Riviera. In alcuni casi si tratta di prodotti che arrivano dal Sud, spesso si riforniscono ai mercati generali di Milano,o della vicina Genova. Sono muniti di una licenza rilasciata da un Comune, possono sostare in assenza di un preciso regolamento che lo vieti espressamente in quelle zone, non più di mezzora. Invece….I vigili allargano le braccia, le associazioni di commercianti urlano, i contadini imprecano. L’illegalità, in Riviera, cammina a testa alta. Non lamentiamoci, almeno la lupara tace. Altrimenti addio affari.