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Liguria e Basso Piemonte

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Arimondi ‘sposa’ Monesi e la ‘verità’: i soldi ci sono, la Provincia latitante. E Parodi-Cozzi?


Grazie a Rivisto, Monesi mantiene i riflettori accesi. Niente salamelecchi e prediche, annunci. La parola a Marino Arimondi ultimo ‘capo cantiere‘, in ordine di tempo, di una ‘fabbrica’ (Monesi, sulle Alpi Marittime) che per 30 anni aveva messo il turbo all’economia – posti di lavoro inclusi – dell’Alta Valle Arroscia e a un lembo dell’Alta Val Tanaro. Il direttore del mensile, Daniele La Corte, ha intervistato Arimondi, strappandogli alcune verità. Fa impressione leggere che, ancora una volta, la Provincia dei ‘grembiulini’ faccia ‘orecchio da mercante‘. Complimenti presidente Sappa, c’è chi credeva si fosse redento con i nuovi ‘manager della politica‘ arrivati in soccorso. Aggiungiamo noi. Il Gruppo Parodi-Cozzi si dispera perché il Comune di Sanremo frena un complesso alberghiero-residenziale? Gli imprenditori non fanno beneficenza, serve l’azione politica e sinergica. E’ vero che Alessandro Scajola qui non ha più casa, ci sono tanti imperiesi e savonesi che hanno investito. Un’intera comunità, ammutolita da anni, che aspetta ‘giustizia sociale’.

 

Non abbiamo più i Taviani (l’unico, confidò l’ex sindaco e compianto Guido Lanteri, che si adoperò per robusti finanziamenti statali per rendere praticabili le strade di accesso a Monesi e del comprensorio ), i Manfredi che da sottosegretario al Tesoro fece finanziare la ‘bretella’ e ponte verso Piaggia (scaturì un’inchiesta per presunte tangenti), il galantuomo e compianto Amadeo, il figlio presidente della Camera di Commercio assai più freddo ed incurante verso il paese che diede i natali a papà. Ora che in Carige- Fondazione non ci sono più ‘pezzi da novanta’ quali Scajola e De Michelis (impresario edile, con vasti interessi sulla Riviera), urge un fronte comune, unito e determinato. L’entroterra smetta di essere solo giocattolo di propaganda e pubblicità a pagamento per due mesi di sagre e feste popolari. Con passerelle di sindaci, assessori e presidenti Pro Loco che, inconsapevolmente, si prestano al gioco. In prima linea il giovane sindaco di Pieve di Teco, geometra.

Monesi, baciato dalla natura, non potrà avere neve assicurata, garantita tutti gli inverni. La sua seggiovia – unica nel ponente ligure – può essere un’attrattiva dieci mesi l’anno, come accadeva in passato con il vecchio impianto. In Alto Adige dove (alla montagna) politici assai più coerenti hanno dato priorità assoluta, sono le seggiovie, una decina, ad incentivare il turismo in simbiosi con attrezzature ed infrastrutture. A Monesi pubblico e privato possono fare sinergia. Marino Arimondi, imprenditore ‘missionario’ sulle Alpi del Mare non deve essere lasciato solo, né ha bisogno di belle parole, di aria fritta. Deve avere il sostegno – se si crede al suo ‘progetto’ – delle comunità locali, dei sindaci e dei consigli comunali che dovrebbero riunirsi, insieme, proprio a Monesi. Un segnale di discontinuità e riscossa, orgoglio. I tanti ‘amici’ di Monesi e dell’Alta Valle Arroscia, dell’Alta Val Tanaro, sono privi di un ‘Renzi panzer‘. Ben vengano lo stimolo e le ‘verità’ di Arimondi. E un grazie al giornalista Daniele La Corte. (nella foto). A proposito, una società del gruppo Parodi-Cozzi ha acquistato il fatiscente complesso dell’ex albergo del Redentore ed altre parti di immobili. Ci sono problemi con la Regione o Parodi (a Monesi) non vuole rischiare? E non era pure coinvolto, nel progetto immobiliare e di rilancio, un ex assessore regionale di Imperia? A che serve tacere? A chi giova?

 

 

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