Edoardo (Dino) Gabey era la memoria storica della Riviera che ha vissuto i piano bar, i concertini pomeridiani e serali col pianoforte. Da da fine anni ’60 al G. H. Garden Lido e al Moderno (ora alloggi) di Loano, al Royal di Pietra Ligure (chiuso da tempo), al ‘Moroni’ di Finale. Immancabile al G.H. Diana della famiglia Quadrelli. Era il ‘principe del pianoforte’. Autodidatta, gran signore, si presentava in giacca, farfallino e fazzoletto nel taschino, rigorosamente pettinato, baffetti curati. Conosceva vita e miracoli dei titolari dei locali, storie e love story di clienti. Che fossero gentil uomini o gentil donne, abituès della costa savonese. Gli anni del turismo d’oro, tanti stranieri e musica nei locali.
La Stampa, con Barbara Testa, ha dato notizia della scomparsa di Gabey alla veneranda età di 97 anni. Ci sarebbe molto da aggiungere. Chi l’ha conosciuto, apprezzava la signorilità di un uomo d’altri tempi, ricco di ideali e ricordi. Nella vita ha realizzato il suo sogno, con caparbietà. Ha onorato la stagione del turismo d’élite in particolare. E’ stato poi testimone della decadenza, dello sfascio, della fuga dell’heit society. Lui che amava il pianoforte, la buona musica, i sottofondi musicali. Attento alle richieste dei clienti, alla loro partecipazione psicologica, al pathos delle sue serate o dei pomeriggi. Suonava per passione, ovviamente non da missionario, alternando il lavoro all’Usl (ora’Asl) agli impegni negli alberghi, o a qualche cerimonia di nozze. Con la pensione ha potuto dedicarsi ancora di più; felice, orgoglioso quando veniva richiesta la sua presenza. Dino sei libero?
Persona educatissima, rispettosa, un grande estimatore dei professionisti dell’ospitalità, tra essi citava la famiglia Segre-Zunino del Meridiana di Garlenda e unico Realis & Chateaux della Provincia. Ammirava la serietà l’intraprendenza, la costanza, il rigore delle sorelle Volpe di Alassio. La nostalgia dei bei tempi, della galanteria, dei veri latin lover.
Se n’è andato, quasi dimenticato, senza premi ufficiali o riconoscimenti pubblici, da servitore dell’industria alberghiera d’eccellenza e di quella buona musica che, neppure le mode passeggere, riusciranno a seppellire.