Da Fazio a Fico – Diramasi, sfociando il Bossi a Diano Marina, il tronco padano- A balzi e capriole spoglio a ramengo vassi il poverello d’Arcore con Chiara-
Domenica scorsa, davanti ad uno smunto non glabro Fabio Fazio, connotato dal tragico scappino della cravattina malamente avvolta ad un improbabile colletto, è apparso un arrotato giovinotto della batteria grillina dal linguaggio grammaticalmente disarticolato che, con riavvitata aria professorale, ha dato svariate spiegazioni su accadimenti rivisitati e rabberciati nonché su variazioni quali, sol che si dia a Grillo il modo di poter governare da solo, la sua banda potrebbe apportare alla nazione.
Egli appellasi Roberto Fico, dottore in “Scienza delle comunicazioni”, di sana còcina partenopea, deputato al Parlamento.
Attenzione, non diciamo banda in senso dispregiativo, anzi, il riferimento è proprio al termine come usato in telecomunicazioni ed informatica: trasmissione e ricezione di dati informativi in simultanea, per “parlare tutti quanti insieme” come ha esplicato il dottore (confusione e bla,bla,bla? Ma no: Corale polifonica in multiplazione). Le bande oramai scorrono con frequenze di illimitata potenza, di stupefacente ampiezza, di inarrestabile evoluzione.
La banda ultralarga, di orizzontale totalitaria pregnanza, costituisce per l’onorevole dottor Fico il proscenio sul quale sviluppare democraticamente dal basso la novella politica italiana. Un solo multipianificato pensiero, un solo leader, un solo popolo in rete. E gli altri? tutti a casa, davanti al computer ! Quella lì dice di no? Espulsa !
Ma, come da vecchio luogo comune, le disgrazie non vengono mai sole. Ed ecco che, nella stessa serata domenicale condotta in TV dal nostro conterraneo, sbreccia dal vecchio tronco della “Lega nord per l’indipendenza della Padania (ilarità)” la linfa primigenia dell’indefesso fondatore e sfocia in questa ligustica plaga ove, indifferente ad ogni spartiacque storico e geografico, impone, in quel di Diano Marina, il suo verbo affetto da contorta speculante contristante irresponsabilità demagogica.
Ricordiamo: la sua legge che colpisce i profughi come rei di clandestinità; il Castelli che non escludeva di dover usare le cannoniere per allontanare i migranti; il Maroni ministro che si prodigò nei respingimenti; la conseguente condanna della “Corte Europea dei diritti umani”.
Una collana appesa al tronco leghista che, per divisi che siano i suoi accoliti dopo gli scandali della Tanzania e del Trota, li unisce indissolubilmente sotto il comun denominatore della vergogna inumana e razzista.
Ancora una volta, per sollevarci dalle abissali tetraggini sopra indotte, i bagliori delle nostre italiche grottesche frizioni sopraggiungono, tempestivi e sorprendenti come da collaudata esperienza.
Dalle solite precarie e malevole fonti, ci viene ammannito un dialogo postremo del quale, peraltro, non vogliamo deprivare i nostri quattro lettori.
“Capo, abbiamo mosso parecchi amici in Vaticano ma, per ora, il Papa non ne vuol sapere di telefonare a Lei.”
“Mi farà impazzire, ho persino votato la fiducia a Letta, facendo perdere la faccia a Bondi e Brunetta…avete offerto…?
“Capo, abbiamo detto: senza limiti, scrivetelo voi…niente da fare.
“Ho capito. Farò anche questo passo. Raccogli questi miei abiti, anche quelli dei dieci armadi dello spogliatoio, distribuiscili tutti (uno, per piacere, con camicia e cravatta, fallo avere a Fabio Fazio) a chi vuoi, anzi a tutti i poveracci, per strada e negli Istituti.
Sono a posto con le società di tutti i beni mobili e immobili in testa ai miei figli?
“Tutto a posto Capo, Ella è ‘nullatenente’.
“Ora, portatemi un saio di lana grezza, di colore castagna, con cordone e cilicio”.
Da come ci narrano le succitate fonti, “Lui”, denudatosi completamente, da solo, dinanzi ad una grande finestra della villa di Arcore, insensibile all’incipiente frescura autunnale, indossato il saio sopra il cilicio e legatosi alla vita un ampio cordone a nodi, dopo aver chiamato la fidanzata …le ha detto:
“Pascalina, d’ora in poi il tuo nome sarà ‘Chiara’.
Quindi, uscito nel parco, si è mosso con sorprendenti balzi e, sconvolgendosi la mascagna, ha operato persino alcune capriole; poi, a braccia aperte, è andato incontro ad un corvaccio appollaiato su di una bassa ramaglia: “Mi consenta, gli ha detto, mi sia testimone, lei mi ricorda qualcuno…
“Presto, ha detto Gianni, chiamate in Vaticano, voglio vedere se il Papa continuerà ad ignorarlo, ora, il poverello d’Arcore!
BELLAMIGO