Bandiera gialla- Quarantena – Mi nô digô ninte, ma de prôa ô gh’è ün fanâ- Il Bondì si vede da Stalino- I moderati liguri in serrata a valle Chiappa- Come quando Borghese voleva i soldi per il golpe: “Figgeu, nô femmô de belinate” –
L’onorevole Biasotti è un politico ligurissimo e non ci piove. Basti pensare che il suo ceppo proviene dalla val di Vara, acquatica da tutte le parti. Però questo correre che ha fatto sulla scia del Capo non è piaciuto: serra i denti zeneize, sovratütto quande ô gh’è de mezo ün milàn !
Persino l’onorevole Alfredo Biondi lo ha detto e dimostrato: berlusconiano ? sì ma diversamente. D’accordo, egli è oriundo pisano, con antenati anarchici; nella quinta legislatura, liberale di conio, vantava amicizie psiuppine (tanto che affermava, scherzosamente, di avere fondato il PLIUP), ma, insomma, non siamo lontani, suvvia !
Bisogna temporeggiare, scrutare bene nella bruma traditrice, farsi magari dare una mano o un occhio da un secondo o da un allievo : proprio l’ultimo del ponte, spesso, è colui il quale, rispettosamente, fa notare, nella nebbia, che si è in rotta di collisione. Tutti lì che sgranano i bulbi pensando agli affari loro e non vedono la luce che viene dentro, prua contro prua: “Io non dico niente, esclama l’allievo, ma di prua c’è un fanale” !
Ma chi vuole ascoltare l’onorevole Sandrin Biasotti ? Ferrara? Bondi? Ma non lo sa che sono stati cresciuti e educati nel più feroce stalinismo ? Che per loro Stalin è stato duce supremo? Dopo… però…! Eh dopo, dopo sono stati capaci tutti.
Lasci perdere, si assenti, si stemperi, si abbiocchi, faccia finta di niente, s’inscajoli. Ma non lo vede che il barco ha alzato la bandiera gialla ? E dunque comincia la quarantena. Fermi tutti, àncoa imbroggiâ.
Abbiamo saputo, dalla fonte precaria del vetero-compagno O Rôssô, fanatico , come tutti sanno, di O Ministrô, che i Moderati liguri si sono segretamente riuniti in un casotto ubicato nel feudo intemelico-occitano, precisamente in valle Chiappa.
Quivi, dopo una degustazione ai funghi porcini, di contorno a cosciotto di capriolo alla brace con rinfrescanti fogli di romana ed accompagnamento di rossese d’annata, ha preso la parola Egli che ha pronunciato la seguente prolusione:
“Ragassi, intanto sia ben acclarato che siamo in valle Ciappa non per darci dô panē ma perché, ansi, dobbiamo vedere l’orizzonte per come si muovono i barchi e…fare la rotta. Io ve l’avevo, da tempo, fatto capire che al Capo ci ha girato la ciribiricoccola dandoci le spalle per cacciarsi nelle grinfie di quelle e quelli che, a sua insaputa, lo colano a picco. Dunque prepariamo una bella uscita per prenderci i meriti e approfittare della situazione, perché se Lui va giù noi si vada su. Avete visto che cercano in tutti i modi di acchiapparci, vuoi con le banche, vuoi con i porti, vuoi con l’edilissia…, si credono che siamo come loro, i milanesci! Non lo sanno che noi si andava in America quando loro mangiavano ancora rape. Dunque non facciamo come il Biasotti, ansi guanta üna maggia e spetta!”
Ha preso quindi la parola, al volo, il Presidente della Provincia di Savona Angelo :
“Intanto precisiamo bene che noi siamo liguri ma non genovesi, se il Biasotti lo è peggio per lui. Come ho ripetutamente rilevato e osservato Genova e i genovesi sono la sciagura della Liguria e, in più, se ti ci siedi vicino ti alzi senza portafoglio. Non potendo fare il tifo per una squadra di serie A che non sia genovese sono stato costretto a farlo per la Sampdoria che, almeno, non ha niente di Genovese nel nome, anche per via di Sampierdarena che è a ponente della Lanterna. Per del resto, sono d’accordo con il nostro Ministro che lo sarà anche formalmente, di nuovo, assai presto, quando in seguito allo strippamento delle vicenduole siculo-milanesi della vecchia destra, ritorneremo trionfalmente a vedere il Colosseo !”
Come ci ha raccontato O Rôssô, ammesso alla elitaria riunione per via della sua indefessa fede scajolana, alla riunione hanno partecipato pezzi da novanta dell’imprenditoria e della finanza ligustiche che sono tutti lì, in attesa del crollo e dello sbaraccamento popolar-forzista, per uscire allo scoperto cavalcando le opportune novità.
Costoro hanno annuito, compresi e comprensivi, perché, in fondo, O Ministro, sensa tante musse, gli piace (e anche i funghi e il capriolo).
Essi hanno ascoltato altresì svariati emissari di Lui e persino alcuni servetti di Grillo e Casaleggio (c’erano due di Sant’Ilario che credevano di dover gustare un formaggio: il Casaleggio coi grilli!). Rimasti soli, dopo i convenevoli di rito, si sono guardati in faccia e così come già fecero i maggior loro quando il Comandante Junio Valerio Borghese venne a chiedere invano palanche per il famoso golpe dei forestali, nel dicembre 1970 ( vedasi “Le povere signore Gallardo”- M.Paternostro- Milano 2013 –p.179), il decano ha detto: “Figgeu, nô femmô de belinate. Vedrete che non casca il mondo e i oxelletti tôrniàn a pittâ”.
E con questa saggia chiusa, sono rincasati in villa.
Ma qui, a valle Chiappa, hanno concluso con una vera Mozione, una mozione degli effetti, perché ci vuole concretezza, gli affetti li hanno lasciati al Bondi, anzi alle rime del “Bondì che si vede da Stalino”, marchio indelebile di tutti gli spretati da vetero–comunismo stalinista da Lui assoldati, non ultima causale della sua débâcle.
BELLAMIGO