Disseminate come i nomi di paesi su di una carta geografica le parole si andavano disponendo le une accanto alle altre, sparse in ordinata disseminazione, occupando ciascuna il suo spazio libero, in precisa sequenza sulla superficie della pagina.
La costruzione del testo procedeva come un muro al contrario: invece di salire da terra scendeva dal cielo immaginato fino a riempire tutta la pagina seguendo la semplice logica letteraria dei significati concatenati ed esplicativi nell’insieme della loro ragion d’essere…
Con un occhio sulla vecchia carta geografica, si poteva cogliere il toponimo Cario, ed era riconosciuto come il paese più grande della Val Bormida ligure, decantato, al tempo dei traffici dei mulattieri tra la costa e l’entroterra, come la Perla delle Langhe, ora divenuto Cairo Montenotte…
E più oltre, lungo il corso della Bormida di Spigno, ci era dato di scorgere Odego che era l’antico borgo arroccato sulla collina del Castello, già chiamato in precedenza Rocca d’Aldé, finalmente registrato a tutti gli effetti come paese di Dego.
Il suono delle parole impiegate nel testo avrebbe dovuto dare il ritmo della lettura e trattenere tra le righe quella vitalità espressiva che avrebbe mantenuto vivo lo scritto e la mente di chi avrebbe cercato nella narrazione aspetti di varietà, differenza di tono e la forza di una musica silenziosa, sbriciolata in linee ordinate, composta con estro dall’autore che ne aveva cercato con cura le parole dai suoni adatti e le aveva incastrate magistralmente nello scheletro grafico della partitura.
Ci era dato di immaginare quali merci arrivavano al vicino porto di Savona, sia portare per terra a dorso di mulo, sia sbarcate dai velieri che vi facevano sosta: minerale di ferro dalla Corsica, sale e sapone da Marsiglia, sughero e formaggio e grano dalla Sardegna, marmi e pietre dalla Toscana, botti e barili esportati in Sicilia, tonno da Barcellona e dalla Sicilia, carrube, zolfo e vino dalla Sicilia, nocciole e uva da Alba, funghi secchi e castagne secche da Osiglia, legname da Dego e Cairo…
La conserva di pomodoro era spedita in America, le stoviglie di terracotta venivano esportate in Toscana, Corsica, Sardegna, Francia e Spagna; il carbon fossile veniva importato dall’Inghilterra e dagli Usa.
Bruno Chiarlone