Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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SAINT SEBASTIAN’S SONG / ‘Crollo’ a Loano nell’indifferenza dei poteri pubblici


Loano: il crollo di San Sebastiano nel Fossato Grosso – Donna Luce – L’onda d’urto della Marinella- La calata dei fracassofili – Dai dagherrotipi ai digherrotipi – Canto di Zoe

 

 Da “ô pônte dô nicciô”  è crollato il nicciô, appunto, con quanto in esso contenuto e cioè  la statua di San Sebastiano, in pietra lumachella del  Finale, ivi collocata nel 1934, dono di Donna Luce moglie dello stimato Podestà dell’epoca Ottavio Borsarelli (cfr.  “LOANO- storia- monumenti ecc.” di Antonio Arecco- Albenga 1984-).

Donna Luce, dall’indimenticabile nome solare, era una signora d’animo gentile che, nell’allora paesucolo in cui si sentiva un poco confinata, stimolava cultura ed elegante religiosità frequentando l’ high society dell’epoca (per quanto possibile…).

    Non sappiamo perché nella nicchia, da tempo vuota di una sconosciuta antica statua, Donna Luce avesse voluto far collocare proprio San Sebastiano. Molto diffuso nel mezzogiorno d’Italia, soprattutto in Sicilia, questo santo non è nelle nostre plaghe tra i venerati assai. C’è a Coldirodi e a Costarainera, ma è un po’poco. Non sappiamo se la nostra Polizia Municipale ne sia consapevole, e però il Santo è stato nominato patrono degli Agenti di Polizia Locale e dei loro comandanti, ufficiali e sottufficiali, con Breve apostolico del 3 maggio 1957 di sua santità Pio XII.

    Quel che certamente trasuda dalla tradizione e dall’iconografia nella quale si sono cimentati grandi artisti italiani del Rinascimento, dal Veronese ad Antonello da Messina, dal Saraceni al Perugino, per citarne alcuni, è che egli era bellissimo. Nato forse a Milano da padre narbonese e madre lombarda (256 ?) divenne, seppur già cristiano, ufficiale comandante di una coorte della prima legione dell’Imperatore Diocleziano. Quando esternò la sua fede nell’indurre addirittura altri cristiani a non abiurare e ad affrontare serenamente il martirio, l’imperatore lo fece arrestare e, condannato a morte, venne denudato, legato a un palo sul colle Palatino e trafitto dagli arcieri del plotone di esecuzione che lo abbandonarono sul luogo convinti di averlo ucciso. Ma non era morto e la futura Santa Irene lo ricuperò finché, risanato, ebbe modo di ripresentarsi al cospetto di Diocleziano per contestargli la persecuzione dei cristiani. Stupito, ma non commosso, il sovrano lo fece allora fustigare a morte, questa volta effettiva (20 gennaio 288). Il tutto non è storicamente acclarato, ma questa rimane, fino a prova contraria, la tradizione accolta.

    Noi siamo convinti che l’onda d’urto del frastuono, proveniente dal locale La Marinella, abbia logorato, per via della non sufficiente distanza, la pietra leggera della nicchia, concausando col passare del tempo e le umidità del sito, il crollo .

Si potrebbe tentare un interessante esperimento scientifico mantenendo privo di presidi antiacustici, come certamente è nella ferma volontà dei gestori e nella totale indifferenza dei pubblici poteri, il locale, riproducendo un soggetto in pietra lumachella ed investendolo, dalla distanza di 120 metri, di emissioni sonore al volume verificabile dell’attuale gazzarra.

    Occorre tener conto altresì dell’apporto dei fracassofili, partecipi delle devastanti nottate, con invasione di spazi privati e pubblici e sversamenti liquidi e solidi di varia natura. Essi sono simbolo fotostatico, anche on line, della innaturale saga e, stante il progresso tecnico non privo di nostalgiche dizioni, s’ammantano del passaggio dai “dagherrotipi” ai “digherrotipi”, così chiamati in laude del loro pronubo procacciatore d’amplificato strepito godereccio.

    Ma chi era Zoe? Moglie del capo della cancelleria imperiale, muta da sei anni, si prostrò ai piedi di Sebastiano che, toccandole con le mani le labbra, le ridonò la voce. Ahinoi il miracolo e la sua conversione le costarono una fine orrenda : appesa ad un albero per i capelli, venne bruciata viva.

     Zoe, morente, alzò al cielo un canto monodico di celestiale purezza;

una melodia infinita pervase da allora l’aura contornante il Santo, per udirla egli non vuole il silenzio, ma deve poter percepire il fluttuare dell’onda marina, il frusciare del vento, lo stormir delle fronde dal viale che conduce al suo simulacro…

    Questo massacro sonoro no, non lo poteva più sopportare e, in prevenzione, si è lasciato cadere nell’acqua purificatrice del Fossato Grosso, estivo sottile rivolo discorrente dal Nimbus altus.

BELLAMIGO

TRE IMMAGINI DELL’ANTICO PONTE ROMANO: DUE MOLTO DATATE, FACEVANO PARTE DELLA BIBLIOTECA DELL’AVVOCATO GARDINI DI LOANO. LA TERZA, UNA FOTO REALIZZATA NELL’AGOSTO 1959 DA UNA COPPIA TEDESCA,  RITA E HERBERT WESTPHAL  DI BREMA, IN VIAGGIO DI NOZZE A LOANO, PUBBLICATA SU UN SETTIMANALE DELLA GERMANIA E INVIATA AL GIORNALISTA LUCIANO CORRADO



 

PONTE DI S.SEBASTIANO RIPRESO LUNEDI’ MATTINA 15 LUGLIO 2013 DOPO IL PARZIALE CROLLO 


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Bellamigo

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