Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Varazze e Celle, il leggendario navigatore che ha dato il nome a Lanzarote


Quanti  savonesi, imperiesi, liguri sono a conoscenza che  Lanzarote, l’isola più prestigiosa, conosciuta e frequentata da turisti di tutto il mondo, tedeschi in particolare, ha preso il nome da un illustre navigatore originario di Varazze?  (vedi articolo del Comitato Lanzarotto) Interessante leggere un libro non in vendita, ma può essere richiesto a info@comitatomalocello.it. Edizione  Cism-ministero della Difesa. Autore Alfonso Licata. Titolo:  Lanzarotto Malocello, dall’Italia alle Canarie.  Un’occasione irripetibile per promuovere all’estero Varazze e Celle Ligure il cui stemma comunale trae origine dalla nottola, civetta  ‘Malus Augellus’.  Coinvolta anche la Regione Liguria, assente la Provincia di Savona.

Dietro il nome di Lanzarote, ha scritto  Matteo Lo Presti su ‘Il Secole 24 Ore della Domenica’  , c’è una storia  affascinante legata ad un misterioso personaggio tal Lanzarotto Malocello navigatore ligure originario di  Varazze che su questa isola, al di là delle colonne  d’Ercole sbarco nel lontano 1312.  Le Canarie erano già conosciute in epoca romana. Ne parlarono Plinio il vecchio,  morto nella catastrofe di Pompei e Claudio Tolomeo.

Ma è solo in età medievale, nel 1339, che l’isola Lanzarote viene citata nella carta nautica del francese Angelino Dulcert. Poco si sa della vita di Malocello: il nome pare derivi da Lancillotto cavaliere della tavola rotonda  e rievoca la lancia da torneo nella sua denominazione genovese, mentre il cognome trae origine  dalla nottola, civetta ‘Malus Augellus’ che campeggia ancora nello stemma  comunale della confinante Celle Ligure.

Lanzarotto si sarebbe  avventurato nell’Atlantico  alla ricerca dei famosi fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi che avevano affrontato l’oceano senza più tornare in Patria.  Ma perchè  dopo aver dato il nome all’isola le sue tracce si perdono?  Alfonso Licata, storico non di professione, avvocato cassazionista, ha cercato di rispondere nel libro edito dal ministero della Difesa.

Sostiene che con ogni probabilità Lanzarotto  fu cacciato dagli indigeni Guanci (uomini di Tenerife) che per un certo periodo godettero di autonomia, ma vennero sterminati nel xvi secolo dagli spagnoli.

E’ stata scoperta una causa di matrimonio in quel di Genova nel quale si accenna però al 1384 ad una ‘Eliana Malocello moglie una volta di Lanzarotto Malocello, ma senza cenno alle presunte fortune imprenditoriali e marinare del marito di cui si è favoleggiato in alcuni testi storici.

Va pure segnalato un breve trattato latino  di Giovanni Boccaccio, intitolato  De Canaria et insulis ultre ispaniam oceano noviter  repertis. Anche Petrarca fece alcune riflessioni  sulle ‘isole Fortunate’ civilizzate  e adatte  a evocare un paradiso straordinario.

Conclude Matteo Lo presti nell’articolo titolato “L’isola fortunata di Lanzarotto”, a rendere più stringente la presenza del grande navigatore ligure nella storia italiana è bene ricordare che nel corso della Seconda  guerra mondiale solcò il Mediterraneo un cacciatorpediniere ‘Lanzarotto Malocello’ che dopo eroiche imprese affondo al largo di Capo Bon nel marzo 1943.

Dopo il settimo centenario del viaggio alla scoperta  di un’isola dimenticata celebrato con grande fasto a Varazze e Lanzarote, le vie del mare segnano altre secolari affinità e amicizie.

Sarebbe assai utile sfruttare questo binomio anche ai fini della promozione turistica, per una Liguria che da quando è stata istituita la Regione e gli enti turistici locali sono stati razionalizzati, all’insegna tuttavia della politicizzazione nel bene e parecchio nel male, visto i risultati concreti, è continuamente alla ricerca di un ‘modello- veicolo per incrementare arrivi di turisti italiano e soprattutto stranieri.  L’ente Regione partecipa già al Comitato, la grande Provincia di Savona (edizione centro destra, vice re il ragionier Vaccarezza)  brilla purtroppo per l’assenza. Avrà le sue ragioni. Forse qualcuno le spiegherà ai cittadini savonesi.

 

LANZAROTTO MALOCELLO

NAVIGATORE CONTROCORRENTE DEL XIV SECOLO

Nei secoli XIII e XIV i navigatori genovesi scorrazzavano al largo dei mari, acquisendo conoscenze e avviando commerci, al comando di navi proprie o straniere, istruendo equipaggi stranieri, per lo più iberici, nella difficile arte della navigazione. Essi erano senza dubbio i migliori marinai del mondo, che non solo conoscevano ogni punto del Mediterraneo, ma si spingevano nell’Atlantico, verso il Portogallo,  i Paesi Bassi e l’Inghilterra; possedevano cognizioni nautiche, astronomiche e matematiche molto avanzate in quel tempo, avevano strumenti tecnici più perfetti e in quantità maggiore di quelli posseduti da altri popoli, che, unitamente alla loro plurisecolare esperienza, davano loro la più schiacciante superiorità di fronte alle altre genti. Essi, infine, sia per le relazioni con gli Arabi e per le notizie dei loro compatrioti stabilitisi per esercitare il commercio in Oriente e in Africa, credevano fermamente nella esistenza della comunicazione tra i due oceani che bagnavano le coste opposte del continente africano, non ritenendo un ostacolo insormontabile alla navigazione le tempeste del misterioso oceano Atlantico, il calore equatoriale o i mostri marini.

I genovesi erano in definitiva convinti, forti delle loro cognizioni tecniche perfezionate con l’avvento della bussola e della cartografia,  che fosse possibile la circumnavigazione dell’Africa e che questa non presentasse seri problemi: in ogni caso gli eventuali ostacoli erano ritenuti secondari rispetto ai vantaggi che essi si ripromettevano di conseguire dall’ impresa perché il bisogno che li spingeva verso tale tentativo era così impellente ed urgente da convincerli ad affrontarli con il proposito di vincerli.

Si trattava, infatti, di salvare la repubblica di Genova dalla rovina perché le vie commerciali fino a quel momento seguite si stavano chiudendo ed essi erano consapevoli che prima o poi non sarebbe stato più possibile attingere ai ricchi mercati asiatici che rifornivano l’Europa.

I genovesi dovevano quindi trovare quella nuova via attraverso la quale raggiungere i lontani centri del loro commercio e solo il mare poteva garantire la soluzione in tal senso poiché se era vero che a sud del continente Africano gli oceani Atlantico e Indiano univano le loro acque,era altrettanto vero che sarebbe stato possibile raggiungere le Indie e la Cina navigando intorno all’Africa.

Furono per primi i fratelli genovesi Vadino e Ugolino Vivaldi a tentare l’impresa: partiti nella primavera del 1291, a bordo di due galee, salparono dal porto di Genova alla volta delle Indie e la loro navigazione fu seguita dai loro concittadini fino a quando si svolse in acque e lungo coste conosciute.  Ad un certo punto, però, non si ebbero più notizie e nulla mai più si seppe di loro.

Fu alcuni anni dopo, nel 1312, che un altro intrepido capitano e armatore ligure, Lanzarotto Malocello, partì da Genova alla ricerca e in soccorso dei coraggiosi fratelli Vivaldi.

Chi fu Lanzarotto Malocello? Non tutti in Italia (anzi, a dire il vero, solo pochissimi studiosi o addetti ai lavori) conoscono questo storico personaggio,navigatore vissuto a cavallo dei secoli XIII e XIV nella cornice dell’antica Genova marinara, padrona dei mari.

Eppure non è certo di poco conto il fatto che proprio con Lanzarotto Malocello abbia inizio la storia moderna delle Isole Canarie.

Il suo nome compare per la prima volta nella carta di Angelino Dulcert, datata 1339, nella quale si vede l’arcipelago delle Isole Canarie e attribuisce alla più settentrionale di esse il nome di Lanzarote, destinato a non essere più mutato (“Insula de Lanzarotus Marocellus”).

La famiglia Malocello (o Maroxello) era tra le più nobili di Genova, distinta per cariche pubbliche ricoperte e per le grandi, memorabili imprese compiute.

Essa compare sin dal 1099 nelle cronache genovesi forse derivava dalla valle del Polcevere dove possedeva dei beni. A Celle, Varazze ed Albissola ebbe altri cospicui possedimenti, tanto da potersi ritenere a capo di un piccolo stato feudale. Tra il 1114 e il 1240 diede a Genova ben 11 consoli, a Lucca e Bologna un podestà e due vescovi.

Nel 1235 Carbone Malocello comandava 12 navi e riuniva a bordo di esse tutti i genovesi di ceuta per esigere da l sultano riparazioni per depredazioni commesse ai loro danni. Una femmina della casata andò sposa nel secolo XIII ad un Giudice regnante ad Arborea. Un Jacopo fu l’ammiraglio genovese che fu sconfitto dai Pisani nel 1241 nella battaglia del Giglio. Nella villa di Pietro Malocello fu avvelenato il doge Simon Boccanegra.

Si tramanda che Lanzarotto Malocello abbia avuto i propri natali in Varazze, ove oggi esiste una antica via del centro dedicata al suo nome. Alcuni membri della famiglia presero servizio in Francia come capitani di galee verso il 1340 e, nel tempo,francesizzarono il loro nome in “Maloisel”.

Il francese Charles De la Ronciere, uno dei più grandi esperti e studiosi in materia, rese noto che secondo un documento della Biblioteca Nazionale di Parigi, nell’anno 1659 una famiglia di gentiluomini normanni De Maloisel avrebbe rivendicato al merito di un suo antenato, Lancelot Maloisel, la qualità di primo scopritore delle isole Canarie, attestando che egli sarebbe approdato nel 1312 in un’isola che gli indigeni chiamavano Titeroygatra, nella quale avrebbe vissuto e regnato, avendo residenza in un castello, per oltre venti anni, sino a quando gli stessi indigeni, con l’aiuto dei vicini delle altre isole, non lo avrebbero scacciato.

Anche l’anonimo Frate francescano spagnolo, autore del notissimo “Libro del Conoscimiento” parla di Malocello, asserendo però che questi sarebbe stato ucciso dagli isolani.

Lo sbarco di Lanzarotto Malocello alle Canarie, per tutta una serie di motivi e di considerazioni, prevalenti e maggioritarie tra gli studiosi, puo’ collocarsi temporalmente nell’anno 1312.

Egli, partito da Genova alla ricerca dei coraggiosi fratelli Vivaldi, giunse nell’isola allla quale diede il suo nome,la Lanzarota (oggi Lanzarote), situata a sud della più piccola “Alegranza”, se ne impadronì e, a presidio del proprio dominio e di quello della Repubblica di Genova, vi costruì un castello, di cui due posteriori avventurieri francesi, Juan de Betancourt e Gadifer de la Salle, al loro arrivo a Lanzarote nel 1402, trovarono i resti diroccati.

Come già detto, però, è solo nel 1339 che appare la prima carta che menziona la “Insula de Lanzaroto Marocellus”, mentre più tardi, nel 1367 compare la carta dei fratelli Pizigani con il gruppo delle Canarie quasi al completo e, fatto inedito, sulla Lanzarota è disegnato lo stemma genovese e navi genovesi si notano veleggianti verso il sud.

Il nome di Lanzarotto Malocello e la bandiera genovese, stesa sul suolo in segno di jus di primo scoprimento, da allora in poi, vennero ripetuti su tutti i documenti cartografici che ci sono rimasti, marchio indelebile della scoperta italiana.

Si può ritenere, in proposito, che l’insistenza nella riproduzione dell’emblema di Genova dovesse significare per i cartografi del tempo non solo la priorità della scoperta del Malocello ma anche il segno di possesso o di protettorato politico dello Stato genovese.

Da allora le Isole Canarie durante il secolo XIV furono incessante meta di imbarcazioni provenienti da genti del mediterraneo e dalle coste portoghesi, allo scopo di esercitare il commercio e la tratta degli schiavi.

Il viaggio di Lanzarotto Malocello e la sua epica impresa, culminata nella scoperta delle Canarie, ha quindi il merito di aver infranto e sfatato il mito delle Colonne d’Ercole che,fino a quel momento,si ergevano, oscure e minacciose, a ricordare ai navigatori il limite invalicabile oltre il quale non era consentito andare, aprendo così la via alle altre scoperte geografiche ad opera di altri coraggiosi esploratori.

Appare doveroso, pertanto, rendere il giusto merito a questo intrepido navigatore italiano, ancora oggi sconosciuto ai più.

E’ anche per colmare questa lacuna che due nazioni, la Spagna e l’Italia, si apprestano a celebrare nel 2012 il settimo centenario di questo importantissimo avvenimento storico-geografico, che dagli storici è considerato, a pieno titolo, di valore equivalente al viaggio asiatico di Marco Polo, al raggiungimento delle Indie di Vasco de Gama e alla scoperta dell’America di Cristoforo Colombo.

(Avv. Alfonso Licata)

 

 


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