Dal blog http://sinistrainparlamento.blogspot.it pubblichiamo la quarta parte della relazione (1983) dell’avv.Carlo Trivelloni, per conto della Presidenza provinciale dell’ANPI e pressochè inedita. Per completezza di cronaca c’è un giornalista che ha contribuito, all’epoca, affinché intervenisse sulle ‘Bombe di Savona’ anche il Consiglio Superiore della Magistratura. I nomi dei savonesi chiamati a testimoniare prima davanti al procuratore generale, poi alla commissione dei procedimenti disciplinari, con un esito concreto e clamoroso, sono consultabili con le dichiarazioni rese. E il caso vuole che solo un cronista di strada puntò l’indice della verità contro l’alto magistrato, risparmiato invece da abili ‘parole’ di eminenti esponenti della Savona politica, parlamentare, professionale.
Beata la memoria corta! Se credenti, Iddio li abbia in gloria. Se laici, si guardino allo specchio. E chi l’unico savonese super querelato da ‘re Teardo’ allora potente presidente della Regione? Con richiesta danni di un miliardo e mezzo di lire? 27 udienze processuali, da Genova in Cassazione. Il Secolo XIX (ai tempi di Cesare Brivio Sforza, editore) pagò 47 milioni (lire) di parcelle ai due legali del giornale e del giornalista (il compianto Ernesto Monteverde e Romano Raimondo, oggi tra i ‘maestri’ del foro ligure). Infine un cenno al benemerito Massimo Macciò, l’unico a scrivere e ‘osare’ un libro sulle ‘bombe’. E da anni impegnato, in silenzio e ‘ignorato’ dai midia, nella ricerca di documenti e testimonianze di chi c’era, sapeva ed ha taciuto. Tra essi, forse, un’illustre ‘primadonna’ da passerelle di un quotidiano assai diffuso in provincia.
LA P2 IN LIGURIA E A SAVONA (DAL BLOG SINISTRA IN PARLAMENTO)
La Commissione Parlamentare per il caso Sindona, verso la fine di maggio del 1981, rende pubblici gli elenchi dei 953 iscritti alla P2 rinvenuti nell’archivio di Gelli a Castiglion Fibocchi.
La Liguria è “rappresentata” con 37 nominativi, che possiamo numericamente raggruppare, a seconda della loro qualificazione professionale, nelle seguenti categorie:
uomini politici o pubblici amministratori 6
dipendenti dello Stato e di Enti pubblici 13
professionisti 7
imprenditori 4
giornalisti 3
altre categorie 4
Le loro vicende sono troppo note perché sia necessario un riassunto anche sommario.
Come è già stato detto i savonesi sono due: il cap. Angelo F.Murru e Alberto Teardo.
Il cap. Murru è un ufficiale della Marina militare, addetto alla capitaneria di Porto di Savona, è presumibilmente di origine sarda e non si sa nulla di lui: se ammette l’appartenenza alla loggia o se la nega.
Non si sa neppure quale esito abbia dato l’inchiesta che su di lui sarà senz’altro stata aperta dalle superiori autorità militari.
E’ un ufficiale provvisoriamente residente a Savona per motivi di servizio e non si conosce la sede di provenienza.
Non risulta abbia avuto legami con partiti, organizzazioni, circoli operanti nel savonese.
Se ha aderito alla P2, l’avrà fatto per avere qualche vantaggio nella carriera.
Il suo caso, presumibilmente, non ha nessuna importanza per il nostro studio.
Alberto Teardo, al momento della pubblicazione degli elenchi, era il vice-presidente socialista della Giunta regionale e assessore all’urbanistica.
Consigliere regionale dal 1970, più volte assessore: ai lavori pubblici, alla formazione professionale, al bilancio.
In Liguria è il caso più clamoroso e più discusso di presunto piduista.
Negli elenchi di Gelli è classificato come segue: Teardo Alberto, Albisola. Vice presidente Regione Liguria. Tessera 2027, Codice E. 19,78, data 21/3/1978, gruppo 15, fascicolo 0341, quote versate 1978-79 £.1.000.000 con ricevuta 291 del 28/8/1979, grado 3° (maestro), barrato giallo.
Oltre a ciò che è comprensibile secondo il comune linguaggio, in codice è detto che trattasi di un fratello massone effettivo, che appartiene alla categoria inquadrata tra gli enti vari, che è stato assegnato al gruppo 15 (Liguria) e che il suo nome è stato evidenziato da Gelli con pennarello giallo sul tabulato degli iscritti.
Dagli elenchi risulta anche che Teardo è stato “secondo referente” del ten.col. dei Carabinieri Gianfranco Sabatini, tessera 2239.
Due strani dati vengono subito notati: la ricevuta associativa di Teardo è contrassegnata con il numero immediatamente superiore a quella del genovese senatore socialista Franco Fossa, che reca appunto il numero 290; i due risultano, dagli elenchi, i due maggiori contribuenti della P2; le loro quote infatti sono di un milione di lire ciascuno per gli anni 1978-79.
Teardo non smentisce subito l’appartenenza alla P2 “Il Vice-Presidente, per ora, non ha nulla da dire”, dichiarano in Regione, poi nei giorni successivi, afferma di essere massone, ma non piduista.
Ed infine tira fuori l’asso dalla manica: una lettera che William Rosati, capogruppo della P2 per la Liguria (sono 17 in tutta l’Italia), gli ha scritto per scagionarlo dall’adesione alla Loggia.
Vale la pena di esaminarla nel testo pubblicato, nella sua parte fondamentale, dal Secolo XIX del 28 giugno 1981.
Rosati scrive a Teardo ricordando di avergli chiesto, “tempo addietro”, di aderire alla P2, ma di aver ricevuto da lui un secco rifiuto “perché la cosa gli creava tante difficoltà e problemi”.
Rosati nella lettera prosegue affermando: “Il tuo diniego di allora dimostra ancora una volta che tu, seppur più giovane di me, hai saputo cogliere aspetti non del tutto chiari sulle finalità di qualche membro della P2, aspetti e finalità che purtroppo mi sfuggirono”.
Secondo Rosati, dunque, Teardo stando al di fuori di un’associazione segreta (definita tale dai “ tre saggi” e disciolta con Legge 25/1/1982, n. 17), sarebbe stato in grado di gettare dentro di essa uno sguardo più penetrante del suo.
Ma, ammesso che Rosati dica il vero, come faceva Teardo a conoscere “ aspetti non del tutto chiari sulle finalità di qualche membro della P2”, quando nulla era ancora trapelato sui nomi degli affiliati ad una associazione segreta?
Quali persone e quali finalità, visto che non mancano i nomi di pericolosi nemici della Repubblica negli elenchi di Gelli.
E quali atti o propositi per raggiungere le sopraddette finalità?
Teardo segnalò alle competenti autorità che il Rosati era affiliato ad una associazione pericolosa per le Istituzioni?
Egli non avrebbe certamente fatto dei rilievi parlando della P2 con Rosati se avesse appreso che un ufficiale o un impiegato statale ambivano semplicemente ad una promozione con la raccomandazione della Loggia.
Ciò è deprecabile, ma tra “fratelli” quegli aiuti rientrano nella normalità e non vi sarebbe stato da stupirsi; non sono queste, evidentemente, le finalità di cui si tratta.
Teardo, comunque, dopo aver resa pubblica la lettera premurosa di rosati se ne sarà ben avvalso e questa, è ragionevole pensarlo, avrà influito sulla decisione della Commissione Centrale di Controllo del PSI, che nella sua riunione del 22/7/1981 con dodici voti a favore e quattro contrari, lo assolve insieme ad altri cinque compagni. La C.C.C. “ritiene che sulla base dei dati sinora in suo possesso non emergono elementi certi che provino la loro appartenenza alla P2 di Gelli, mentre esiste una loro solenne dichiarazione d’onore in senso negativo alla quale la C.C.C. Non può non attribuire valore determinante revocando, perciò, nei loro confronti l’obbligo di astensione dall’esercizio delle funzioni interne ed esterne”.
Tra gli assolti c’è anche il ligure senatore Franco Fossa, al quale tuttavia viene comminata “una formale deplorazione per il comportamento contraddittorio nella fase istruttoria dinnanzi alla C.C.C. medesima”.
In data anteriore, nel giugno del 1981, la Procura della Repubblica di Roma aveva preso una clamorosa decisione, contestata dalla Commissione Anselmi.
Aveva inviato comunicazioni giudiziarie per associazione a delinquere ai diciassette capi gruppo della P2, compreso il Rosati, ritenendo in sostanza tutti gli altri iscritti degli ingenui raggirati dai sopra menzionati. Il quell’occasione, secondo Il Secolo XIX del 14/2/1982, Rosati disse di conoscere soltanto di vista Licio Gelli (“l’ho incontrato all’Excelsior a Roma dove alloggio”) e ammise di essere di essere massone, ma non affiliato alla P2. È appena il caso di ricordare che nei documenti della P2 sequestrati a Castiglion Fibocchi è stata rinvenuta anche “una fitta corrispondenza di Rosati con Gelli”. (Il Mondo, 7/8/1981)
Ma Teardo non esita ad accusare il proprio amico e garante, quando comparendo l’8/7/1982 davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 dopo aver confermato la versione di rosati e il rifiuto oppostogli ad aderire alla loggia segreta, spiega che l’assegno di un milione di lire per quote associative, rinvenuto tra le carte di Gelli, è sicuramente un falso e il responsabile di questa macchinazione va identificato proprio in William Rosati. (Il Secolo XIX, 9/7/1982).
Ma quando Teardo fa queste dichiarazioni rosati non può smentirlo e soprattutto non può ritirargli la lettera liberatoria di non appartenenza alla P2: l’uomo d’affari genovese è morto improvvisamente il 13/2/1982.
Lettere, smentite, accuse: tutto ciò è indubbiamente torbido e contraddittorio, ma non spetta a noi, comunque, dare un giudizio definitivo. Non si può però fare a meno di rilevare che all’opinione pubblica non sono state date spiegazioni sulle origini ed i motivi dell’amicizia tra un uomo d’affari di destra e un amministratore regionale, per giunta membro del Comitato Centrale del PSI. Si deve rilevare, infine, che Rosati è stato indicato dalla stampa come uno dei più autorevoli promotori del famoso Comitato di Montecarlo o Comité o Superloggia. È vero che Enzo Giunghiglia, capo gruppo n. 11 per la Toscana, dopo il suo arresto, sostenne la tesi che “il Comitato non operò mai, fu una specie di splendido sogno di William Rosati” (nel frattempo morto), secondo quanto riferisce Repubblica del 24/7/82.
Ma lo stesso quotidiano scrive anche, nello stesso giorno, che “da quanto era già emerso nel corso delle audizioni della Commissione P2 e soprattutto dai dossiers inviati dal Viminale si era già arrivati ad ipotizzare uno stretto collegamento tra il Comitato e certi traffici d’armi”.
Il Comitato, non dimentichiamolo, è anche al centro delle indagini per la strage di Bologna.
Assolto dal suo Partito, morto Rosati, ritardato il processo pendente contro di lui e altri nove pubblici funzionari liguri accusati di appartenenza alla P2 davanti al Pretore di Genova Marco Devoto (violazione dell’articolo 212 del T.U. delle leggi di pubblica sicurezza), prima con la ricusazione del giudice respinta dal Tribunale poi con l’istanza di incompetenza territoriale e la trasmissione degli atti alla Cassazione, Alberto Teardo, pensa di essere fuori dalle vicende giudiziarie.
Tace e non si conosce alcun suo giudizio di condanna della loggia di Gelli.
“La gente se ne frega della P2” aveva dichiarato in un’intervista (Panorama 21/6/82).
Da parte dei suoi fedeli, funzionari di partito, giornalisti addetti all’immagine del Capo, v’è la trasparente e, in certi casi, addirittura smaccata simpatia per le logge e, comunque, non si da mai contro alla P2.
Questo atteggiamento è unito alla manifesta insofferenza verso Sandro Pertini per le sue cristalline e decise prese di posizione.
Ma è proprio Armando Corona, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, ed inviare il nome di Teardo insieme ad altri 297 “fratelli” tutti “in sonno” (cioè muratori a pieno titolo pur non svolgendo alcuna attività massonica) alla Commissione Parlamentare P2 che ne aveva fatto richiesta per verificare se, sotto la maestranza del generale Ennio Battelli, alcuni presunti piduisti avessero prudentemente deciso di “assonnarsi” abbandonando la loggia del venerabile Licio Gelli.
Tre di questi “fratelli” sono savonesi: Enrico Audiffred, un ingegnere socialdemocratico delle cui attività massoniche non si hanno notizie, e due socialisti, Aldo Chiarle e Alberto Teardo.
Due “fratelli” legati a filo doppio come vedremo in seguito.
La notizia è stata data dall’Espresso del 15/8/82; lo stesso settimanale nel numero del 10/10/82 annuncia inoltre che alla Commissione parlamentare P2 “sta per arrivare un elenco di 53 nominativi appartenenti a personaggi i cui nomi si trovano nella famosa lista sequestrata, nel marzo 1981, negli uffici di Licio Gelli”.
In questo elenco “speciale”, sul cui significato non si hanno notizie, figurano il nome di Alberto Teardo e quello di Michele Fossa, consigliere regionale, figlio del senatore Francesco.
L’Espresso riporta i nomi più importanti e quindi non si sa se Audiffred e Chiarle vi sono compresi.
D’altra parte Teardo non è solamente citato nell’elenco dei 953: “Repubblica” del 5/10/82 informa che….”La sua appartenenza alla P2 sarebbe confermata dagli elenchi consegnati da Gelli e Salvini ai magistrati fiorentini che indagavano sulla strage dell’Italicus e sul sequestro del figlio di Ortolani”.
Se questo fosse vero sarebbe di una gravità estrema.
Lo stesso giornale riporta poi l’informazione, senza dirne la fonte, secondo la quale Teardo sarebbe stato iniziato nel 1974 dal Gran Maestro Lino Salvini in una “Agape Bianca” a Firenze, ma da allora non avrebbe più avuto alcun rapporto con l’Oriente di Palazzo Giustiniani e in particolare con la loggia P2 di Firenze”.
Forse la fonte è la stessa citata in seguito dall’Unità l’1/2/83 e consistente in uno scambio di lettere avvenuto nel 1978 tra Giovanni Ghinazzi allora Gran Maestro della Loggia di Piazza del Gesù e Raffaele Giuffrè della loggia Mistral di Varazze, sempre di Piazza del Gesù, documenti che sembra siano stati acquisiti dalla Commissione Parlamentare P2.
L’Unità ne deduce che comunque i contatti con la P2 ci sarebbero stati.
A noi queste notizie sembrano contraddittorie tra di loro.
Gli elenchi consegnati ai magistrati di Firenze comprendevano infatti gli iscritti anteriormente al 1974, secondo quanto da più parti sostenuto, compresi Rossi e Lombrassa (v.libro citato) e quindi le ipotesi non coincidono cronologicamente e non possono essere entrambe vere.
Il caso del Presidente della Regione Liguria suscita sempre un interesse che non accenna a diminuire, anche da parte della stampa nazionale.
L’Espresso del 6/2/83 ha pubblicato, infatti, un trafiletto dal titolo: “Un presentatore di nome Teardo” in cui è detto “dallo archivio uruguayano di Gelli, trasmesso qualche mese fa alla Commissione Parlamentare che indaga sulla P2, è spuntato fuori un fascicoletto riguardante i trascorsi della P2 dell’industriale del vino Marco Folonari. Ebbene, tra i referenti, ovvero i presentatori dell’industriale alla loggia massonica, c’è proprio lui Alberto Teardo, in compagnia del magistrato di Ravenna Domenico Raspini, e del Presidente dell’ospedale regionale di Genova, Francesco Imperato”.
Riteniamo però che la notizia di maggiore importanza l’abbia data l’Espresso del 15/8/82 (da noi più sopra riportata), pubblicando quell’elenco in cui Chiarle e Teardo figurano insieme, soli su tremila iscritti al PSI nella Provincia di Savona.
Questo abbinamento dovrà ora essere preso in seria considerazione trattando delle misteriose origini del Centro di Azione Democratica 2.
PS: Nel blog è pubblicato un documento, in diverse lingue, rivolto alle forze di sinistra d’opposizione in occasione delle prossime elezioni per il Parlamento Europeo: “Non bastano le sole forze nazionali della sinistra d’opposizione” di PATRIZIA TURCHI e FRANCO ASTENGO dove si propone una presentazione comune delle forze della sinistra d’opposizione in tutti i paesi interessati alle elezioni europee del 2014, con un solo capolista (proposto il compagno Ken Loach) ed elementi comuni nel simbolo e nel programma per fare in modo che gli eventuali eletti rappresentino tutto il proletariato europeo in una dimensione sovranazionale e internazionalista, indipendentemente dalla nazione nella quale sono stati eletti.
TRUCIOLI ESCLUSIVA: ‘RINGRAZIAMENTI’ DI CHIARLE AL SECOLO XIX SAVONA