E’ trascorso un mese. Mendatica piangeva la tragica scomparsa del piccolo Matteo di 3 anni. Una comunità sotto choc, rinchiusa nel dolore, ammutolita. Ora un’altra tragedia, con meno risonanza mediatica, sconvolge il paese. La borgata Piano (Cian) sta scivolando. Venti abitazioni evacuate in gran fretta con sei residenti, per lo più anziani. Ansia e sgomento sui volti increduli di quanti accorrono. Danni ingenti. Una strada chiusa. Vistosi smottamenti con conseguenze imprevedibili per gli stessi geologi. E soprattutto una dignitosa invocazione di aiuto alle istituzioni. Fate presto!Il consiglio comunale – e ne hanno dato notizia organi di informazione locale – ha chiesto lo stato di calamità naturale. Ma in una Liguria dove il dramma frane non è un’eccezione, dove il territorio è stato ferito e compromesso sia dall’abbandono delle terre e del boschi, sia dall’incuria e dalla speculazione, è difficile credere che a Mendatica si trovino soluzioni e risorse adeguate. Senza fare di ogni erba un fascio anche per questo entroterra decantato in ogni occasione come risorsa turistica e polmone della Riviera opulenta, c’è il fallimento della mala politica degli ultimi decenni. La montagna dimenticata, privata della principale vocazione e afflitta dallo spopolamento, dalla fuga alla ricerca di un lavoro, di una vita migliore. Il senso di abbandono.
Mendatica, fortunatamente, come altri paesi delle nostre valli, non è stata interessata dalla cementificazione, dallo sconvolgimento per colpa dell’uomo del suo assetto idrogeologico. Certo anche terreni e boschi sono in stato di abbandono, improduttivi. Lascia un vuoto, causa vecchia, la generazione che aveva conosciuto la miseria, la pastorizia migratoria e la rinascita con punte massime di abitanti. Le nuove generazioni sono cittadini della Riviera e di città. Tornano d’estate e in occasioni particolari. L’ottanta per cento del ‘patrimonio abitativo’ è ormai vuoto. Seconde case a parte. I villeggianti da mesi estivi sono un ricordo. I negozi restano un atto di eroismo.
Un particolare, tuttavia, dovrebbe far sperare che il “dramma frane” di Mendatica possa essere considerato una priorità almeno in campo regionale. Non tanto perché gli assessori Briano e Paita hanno voluto rendersi conto di persona e senza clamori, della situazione e dell’emergenza. Non tanto perchè il due volte presidente Burlando ha manifestato in più occasioni l’impegno concreto per un rilancio – come merita – della risorsa entroterra. Ad iniziare dalla valorizzazione dei parchi, seppure tormentata e con grossolani errori. C’è stato l’intervento sulla seggiovia di Monesi e dietro l’angolo l’appalto per il secondo tratto. Le piste da scii. E’ solo l’inizio per la rinascita – troppe volte annunciata – di quella che fu per un ventennio la locomotiva economica della vallata, ovvero il complesso di Monesi, fondato dalla famiglia Galleani di Alassio.
Ora dovrà seguire l’investimento privato ( i Cozzi di Imperia?) senza il quale non potrà esserci la svolta. Come dovrà quanto prima essere ripristinato l’utilizzo estivo della seggiovia, così era negli anni felici.
Accennavamo alle particolari credenziali di Mendatica. Una su tutte. E’ l’unico paese del ponente ligure con un’emergenza frane di primo livello. Alla stregua di “zona rossa” soggetta a terremoti. Basterebbe questo aspetto normativo per attendersi che la Regione faccia in fretta (non parliamo per amore di patria della latitanza decennale della Provincia di Imperia, basti pensare all’abbandono insensato e vergognoso della rete stradale di competenza e non si invochi la mancanza di fondi, altrimenti bisognerebbe elencare il rosario degli sprechi e dei costi della politica e delle poltrone di sottogoverno).
Non è questo il momento delle polemiche. E’ opportuno ricordare che Mendatica, attraverso il suo parlamentino, già nel 2007 aveva presentato un progetto alla Comunità Montana (smantellata) per la stabilizzazione dei movimenti franosi. Basterebbe ricordare le spie installate nell’edificio dell’ex scuola elementare (vedi foto). Il monitoraggio e le relazioni geologiche che da tempo interessano buona parte dell’abitato e delle aree attigue.
Il fenomeno franoso che si è aggravato nella borgata Piano, con case realizzate nei primi del ‘900, le ultime negli anni ’50 e ’60, pare sia la conseguenza delle abbondanti piogge e nevicate. Si è alzata la falda, le acque per una serie di concause non scorrono in modo regolare e dovranno essere realizzati dei fori-canali. Un intervento radicale si rende necessario a meno che non si finisca per rendere off – limits l’area in dissesto, una sciagura per gli incolpevoli proprietari di immobili. Una condanna senz appello.
Mendatica da sola non può farcela. La sua attrazione per la festa della Cucina Bianca e per la ricorrenza della transumanza l’hanno proiettata sulle televisioni locali (Imperia Tv soprattutto e Rai Tre Regione) con ampi servizi, interviste, ottima promozione e tante buone parole, all’insegna della speranza, della fiducia, del successo di folla (per un giorno).
Questo è il momento della coerenza e della mobilitazione.Serve aiuto (non solo promesse e parole) subito, forte, concreto. Ognuno faccia la sua parte per rendere giustizia verso un Comune, una piccola collettività che non chiede favoritismi assistenziali. Di fronte ad un evento- disgrazia ingente, distruttivo, gli ‘amici di Mendatica’ vicini e lontani dimostrino la forza, l’impegno a non lasciare soli quanti si prodigano affinchè il paese non sia destinato ad un inesorabile declino.
Per il rispetto dovuto agli avi, alla nostra storia, al futuro delle giovani generazioni. Alle origini leggendarie. Lontano nei secoli. Il primitivo insediamento di un gruppo di abitanti di Albenga fuggiti nell’entroterra all’arrivo dei Longobardi ? Padre Renato Giusto Gastaldi ha scritto due interessanti volumi sulla Valle Arroscia, sulle origini di Cosio e Mendatica. Il toponimo deriva – ha sostenuto – da Men, divinità protettrice degli ovini, mentre attica, ancora dal greco, significherebbe non aigua, acqua, ma capra, capretta.
Il paese sorge su un crinale e si è trasformato nei secoli. Anticamente, scrisse Nilo Calvini, “l’antica Mendatica non occupava solo l’area attuale, ma era formata da vari raggruppamenti di case tra loro separati”. Nell’archivio parrocchiale e della Curia Vescovile si conservano i seicenteschi registri delle nascite, dei matrimoni e delle morti, c’è pure una bolla pontifica, redatta nel 1688, con grafia elegante e nitida, che ricorda l’erezione della confraternita del Suffragio.
Mendatica, tesoro storico da conservare e tramandare. Con le sue tradizioni, seppure in buona parte in disuso. Un Comune dell’entroterra che grazie all’impegno profuso dai suoi amministratori comunali, dalla Pro Loco, dal loro altruismo e dedizione, ha fatto la sua parte- dovere. Basti pensare al suo bilancio in attivo pur in tempi di generale dissesto. Alle spese in conto capitale, superiori a quelle correnti. E ancora, il recupero del vecchio mulino (diventato attrazione scolastica), la realizzazione del Parco delle Canalette e Avventura (successo e posti di lavoro), la centralina idroelettrica e presto la seconda già finanziata, prevista a Monesi, che consentirà altri risparmi e introiti. Il rifugio comunale Ca da Cardella (4 camere, 20 posti letto) con il recupero di una vecchia casa in centro paese, assai apprezzato dagli escursionisti per pernottare.
In conclusione, oculatezza, buona volontà, spirito di iniziativa non bastano. Ogni comunità, grande o piccola che sia, ha bisogno di pianificare nel tempo un volano con solide fondamenta. E’ il compito che dovrebbe ispirare chi ha responsabilità a livello superiore. Basterebbe, senza andare lontano, l’esempio dell’Alto Adige e del Tirolo italiano; di alcune aree della Val d’Aosta. Non si invochi che sono regioni autonome e ricche, è fuorviante. Ci serve sano sviluppo e programmazione antiparassitaria. In Liguria non abbiamo avuto per troppo tempo questa ‘fortuna’. A quando?
Luciano Corrado