Di solito a questa domanda non vi è risposta per i comuni mortali, ma in questo caso invece sappiamo come andò… Scriveva infatti Raffaele Ottolenghi di Acqui Terme, tra le sue memorie: “Ho sempre sentito raccontare da mio padre [il rabbino Bonajut] che, in quella tragica notte (del 22 marzo 1821, a Torino), Carlo Alberto, travestito da carabiniere, riparò ai Cappuccini, ed ebbe ricetto nella cella d’uno dei poveri frati, al quale promise di ricordarsi di lui se saliva al trono.
E mantenne la promessa. Quel frate era Modesto Contratto: e il re lo fece poi nominare vescovo d’Acqui.”
Del sovrano monsignor Contratto sarà confessore, “consigliere e amico”.
Il testo tra virgolette è stato pubblicato a puntate sul “Risveglio cittadino” n. 25-30 del 1916, scritto da Raffaele Ottolenghi, con il titolo “Sul passaggio in Acqui del conte Santorre di Santarosa nella sua fuga verso l’esiglio [sic.] dopo la rivoluzione del 1821”.
Dedicata al vescovo anche un’ode del parroco di Rocchetta Cairo, don Pietro Basteris, suo compaesano di Bagnasco: 6595. – BASTERIS (D. Pietro) parroco alla Rocchetta Cairo. All’III. e Rev. mons. D. Modesto Contratto da Bagnasco, dell’Ordine de’ BR. PP. Cappuccini, nel suo solenne ingresso nella città e diocesi d’Acqui (Ode). = Torino, 1837 , coi tipi di Cassone, Marzorati, Vercellotti, 8.
Bruno Chiarlone