Per l’attribuzione delle concessioni demaniali serve l’asta pubblica. A ribadirlo è l’Antitrust in un parere inviato il 9 agosto al Comune di Roseto degli Abbruzzi (Teramo). Il 3 agosto scorso sulle spiagge italiane e liguri era andato in scena lo ‘sciopero dell’ombrellone’ contro la direttiva Europea. L’Agenzia del demanio incassa 5,72 euro per ogni metro quadrato.
L’Autority, presieduta da Giovanni Pitruzzella, nell’esercizio dei poteri conferiti dal decreto salva-Italia, ricorda infatti che i diritti dell’utilizzo del demanio marittimo devono essere assegnati ‘con procedure concorsuali trasparenti e competitive’, in pratica è quanto è accaduto ad esempio, di recente nel Comune di Alassio, sollevando peraltro polemiche locali.
Il Comune abruzzese, invece, con una serie di delibere aveva dato il disco verde al rilascio di autorizzazioni amministrative per la gestione di aree demaniali marittime continue a quelle già asservite, in regime di concessione, ai concessionari richiedenti.
Ma cosi facendo, viene spiegato dall’Agcm, si è avuta una limitazione della concorrenza….ampliando ingiustificatamente l’estensione delle aree demaniali marittime già oggetto di concessione a beneficio degli attuali concessionari istanti.
E più precisamente l’Antitrust scrive: “Le concessioni demaniali marittime devono essere assegnate con procedure concorsuali trasparenti e competitivi….L’esercizio della discrezionalità amministrativa, nella scelta dei concessionari deve confermarsi ai principi comunitari della parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza e proporzionalità”.
E’ quanto, in sostanza, è stato messo in evidenza dalla Comunicazione interpretativa della Commissione Ue sulle concessioni nel diritto comunitario del 2000, sia dalla direttiva Bolkestein del 2006.
Per tutti questi motivi l’Autority sottolinea che la selezione del concessionario ” deve essere sempre informata a criteri oggettivi, trasparenti, non discriminatori e concludersi con un provvedimento adeguatamente motivato”. Ciò che non è avvenuto a Roseto degli Abruzzi e forse anche in altre zone d’Italia.
Riporta un articolo de Il Sole 24 Ore: “L’esigenza di adeguare le aree del demanio marittimo alla domanda di ricettività turistica di per se non implica la necessità di estendere il privilegio già riconosciuto ai concessionari esistenti e si presta, invece, ad essere perseguito con modalità trasparenti e non discriminatorie. L’episodio abbruzzese rischia di riaccendre lo scontro sulle concessioni balneari esploso nelle settimane scorse con lo sciopero dell’ombrellone. Senza dimenticare le polemiche che avevano accompagnato il decreto legge 70/20011 con cui il governo Berlusconi ha introdotto un diritto di superficie sui nostri arenili di durata ventennale a fronte dei 90 anni previsti nelle prime misure del provvedimento”.
In Italia abbiamo 4 mila chilometri di costa balneabile. Dei 7.458 km complessivi poco più della metà è adatta alla balneazione. 25 mila sono le concessioni balneari e circa 12 mila gli stabilimenti presenti sulle nostre siagge. Lo stato incassa 103 milioni all’anno e la stima dell’Agenzia del demanio indica 5.72 euto per ogni metro quadrato. Nella dichiarazione annuale dei redditi, resa nota dall’Agenzia delle Entrate, gli stabilimenti balneari hanno dichiarato nel 2011 un utile di 15.400 euro. Media a livello nazionale e che pare sia analoga a quella dichiarata dalla categoria degli autonomi in Liguria. Come dire, il reddito è inferiore a quello dei dipendenti stessi.