Agosto, dai primi anni ’60, è il mese della Riviera ed entroterra affollati. Vacanze, lavoro, allegria. Giornali, tv (Rai 3, Imperia Tv, Telenord) sfornano notizie di sagre, alcune ridicole nell’offerta gastronomica. Con il denominatore comune: far cassa a sostegno di Pro Loco o associazioni di volontariato. I prodotti in gran parte forniti da aziende commerciali, a volte fondi di magazzino scontati. Iniziative che non da oggi sono in concorrenza con il sciaguratissimo comparto dei piccoli negozi, pizzerie e ristoranti, già pilastro dell’economia locale, con alberghi, bagni marini, agricoltura. Purtroppo nessuno racconta del divario che continua a dividerci con l’altra Italia, l’Alto Adige. Non perché siano miracolati; mantengono la mentalità teutonica: concretezza e priorità. Così nel silenzio è andata in scena la notizia che la giunta provinciale di Bolzano, in pieno agosto, ha approvato una misura straordinaria a sostegno dei negozi e servizi di vicinato nelle aree periferiche. Non solo, nonostante crisi europea e flessione turistica dell’8 per cento ( 22 giorni di pioggia a luglio) hanno deciso di aumentare la tassa di soggiorno, tra le proteste degli albergatori , salita a 2 euro e 50. Il presidente della Provincia ha spiegato che vuole portare i fondi destinati al turismo da 60 a 70 milioni. In Liguria il nostro assessore, imperturbabile, concede interviste a iosa, per dire che le cose“non vanno poi così male”. Plaude a miss e sagre inflazionate, al trionfo dell’effimero. Intanto, come ha documentato Il Secolo XIX (vedi…), la Regione è tra le più ricche di dirigenti (uno ogni 13 dipendenti), con stipendi tra i 163 e i 71 mila euro l’anno. Beati loro e sfortunati contribuenti dell’addizionale regionale.
CONTRIBUTI AL COMMERCIO RURALE – Andiamo per ordine. Il Corriere dell’Alto Adige – notizia non ripresa da altri media nazionali e regionali – il 27 agosto ha titolato: ” Negozi periferici. La Provincia sosterrà i costi”. Nell’articolo, diffuso anche dalla Rai regionale bilingue, spiega che la giunta provinciale ha approvato una misura straordinaria a sostegno dei piccoli negozi e servizi di vicinato nelle aree periferiche. Fatti gli opportuni paragoni sono le stesse attività dei nostri centri delle vallate e della montagna; pensiamo all’imperiese, al savonese, al cuneese di cui in parte ci occupiamo. E’ stato lo stesso giovane presidente Arno Kompatscher ad illustrare la decisione che si traduce in un contributo una tantum di 15 mila euro per l’apertura di un nuovo negozio. Per quelli esistenti il contributo è invece annuale, 9 mila euro che possono diventare 11 mila nei casi in cui il negozio diventi una centro servizi con punto internet, fotocopie, fax, informazioni turistiche, rivendita giornali, consegna spesa a domicilio, servizi di ricarica telefonica. Del beneficio possono usufruire i negozi di commercio al dettaglio che abbiano varietà di generi alimentari e beni di fabbisogno quotidiano. Il volume d’affari non deve superare i 400 mila euro, la distanza minima dal negozio successivo deve essere di 3 km e le singole località devono avere almeno 150 abitanti. Le domande per i contributi scadono il 30 settembre e dal 2015 la domanda dovrà essere presentata entro il 30 aprile.
Ha commentato il presidente: ” E’ un contributo al mantenimento della qualità della vita, alla sicurezza di posti di lavoro e al contrasto dello spopolamento di zone di montagna. Un passo che riguarda lo spazio rurale, ma anche la periferia urbana, che devono conservare attrattività, qualità della vita e popolazione”. Sulla base della normativa nazionale de minimis per la prima volta la Provincia di Bolzano assume una parte dei costi delle piccole imprese famigliari commerciali che hanno un volume d’affari limitato, per evitare la chiusura dei piccoli negozi e favorire la loro riapertura in piccole località. Il sostegno, concordato con le categorie economiche interessate, prevede due tipologie di intervento: quello rivolto al mantenimento dell’unico negozio e quello per l’apertura di un primo negozio di prossimità.
L’Unione del commercio provinciale bolzanina esulta, assicura il presidente Walter Amort: ” Rappresenta una segnale importante sul mantenimento e sullo sviluppo del commercio al dettaglio e della qualità della vita nei piccoli centri urbani. Le aziende a conduzione famigliare in molti paesini garantiscono un servizio primario e sociale”. Plauso anche dalla Confesercenti: “ Iniziativa del fare, non del promettere, in controtendenza, mentre in Italia nei primi sei mesi dell’anno il saldo tra negozi chiusi e aperti è negativo per oltre 20 mila unità”.
Qual è la situazione in oltre duecento paesini del più disastrato – economicamente – entroterra ligure e basso Piemonte ? Citiamo solo ciò di cui siamo a conoscenza. In una trentina di località non ci sono negozi alimentari, in una sessantina non arrivano più i quotidiani locali. Un esempio significativo. E’ la prima estate che nella pur ‘vivace Ormea’ almeno sul fronte turistico, Il Secolo XIX è in vendita senza l’edizione delle province, nonostante l’afflusso di savonesi e imperiesi. In altre aree il giornale arriva nella tarda mattinata. Per non parlare di quanti esercizi commerciali e ricettivi hanno chiuso i battenti. In città accade lo stesso, ma esiste un sorta di turnover e c’è la grande calamita dei centri commerciali, resistono i negozietti ‘specializzati’ nei centri storici. Nelle vallate, sulle nostre montagne, è deserto del commercio. Che ha fatto la Regione, le province ? Quali stimoli concreti? Vediamoli.
I GIULLARI DELLA LIGURIA – Aprire il piccolo schermo, un giorno qualunque della settimana, offre ai liguri, agli imperiesi in modo particolare (Imperia TV della famiglia Zunino, editore puro, sostenuto in particolare dalla pubblicità e in passato da una linea di credito Carige) uno spettacolo tra allegoria e ottimismo nazionalpopolare. Un entroterra che si diverte da mattino a sera, gara tra paesi alla sagra più affollata (la conta varia tra 1500 e 2000), passerella di politici regionali e provinciali di ieri e di oggi, ricchi di elogi e consigli, sindaci dal volto stanco ma soddisfatto dopo ogni manifestazione e bagno di folla, che ringraziano tutti unitamente ai presidenti delle Pro Loco o assessori mezzobusti. Additano a buon esempio la mobilitazione di residenti e turisti (fino a 150 persone) per la riuscita di questo o quel appuntamento festaiolo, soprattutto. Non mancano spazi di cultura e qualche disinformazione. In buona fede e a chi giova ? Pensiamo a quel giornalista che ha scritto: “.… abbiamo la fortuna, in Liguria, di assistere ancora alla presenza della pastorizia, dei suoi prodotti e della autentica transumanza, avviene da anni a Mendatica, rimasta terra di pastori…”. Peccato che anche a Mendatica la pastorizia sia un ricordo per chi l’ha la fortuna di ‘viverla’ fino ai primi anni ’70. Oggi fa eccezione una famiglia, o meglio madre e figlia, che si dedica, dall’alba al tramonto, a mucche da latte, pecore, capre, producendo squisiti formaggi, ricotta, salumi. E’ una vita di rinunce e sacrifici di cui pochi hanno scritto. La tivù pubblica si è vista, nell’azienda agrituristica, solo in occasione di una terribile disgrazia. Fortunatamente non hanno bisogno di pubblicità. Gli altri tre pastori presi a prestito per la transumanza sono di Bastia d’Albenga, Leca d’Albenga, Sanremo. In estate uno ha il pascolo nella zona della Navette, l’altro sopra Upega, il terzo sopra Triora.
E a proposito, Mendatica è tra i paesi dove sopravvive, con difficoltà e dedizione, un piccolo negozio di alimentari. Ma è un discorso, quello dei pastori e dei negozi alimentari, che può essere esteso a molti altri borghi delle vallate. Anche alla più fortunata località di Colle di Nava (Im), o Ponte di Nava (CN), che beneficiano del passaggio da e per la Riviera di Ponente, fino a quando non sarà realizzata la variante – tunnel tra Acquetico (Pieve di Teco) e Cantarana ( Ormea) e che, pochi lo dicono, rischierebbe di desertificare la rinomata Nava – pur sempre in crisi rispetto al passato, come può dimostrare un albergo storico e glorioso (Lorenzina) o pochi chilometri oltre, il mitico ristorante Da Beppa ed ancora il San Carlo (famiglia Cagna). Non solo, si creerebbe, conferma un ex assessore regionale ai Traporti della Liguria, un clamoroso imbuto-strettoia nell’abitato di Garessio. Non è neppure pronta la ‘variante’ di Ormea. Tra l’altro, la conferenza Stato – Regioni aveva previsto 120 milioni di euro per questa viabilità attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. E l’ex assessore mette il dito su un’altra incompiuta strategica, la variante di Chiusavecchia, prevista ai tempi della giunta Biasotti. E’ un intervento urgente se si vuole dare sfogo alla trentina di aziende che gravitano nella zona tra Imperia e Pontedassio. Ci vorrebbe una scossa forte, urgente.
LE AMNESIE DI FERRUCCIO DARDANELLO – Aspetti che distraggono il pur attento e diligente Ferruccio Dardanello, popolarissimo presidente dell’Unione Nazionale delle Camere di Commercio, preoccupato in questi mesi del progetto di riduzione. Non può sfuggire a chi ha frequentato pure da rappresentante di commercio del settore calzaturiero, in lungo ed in largo, le valli imperiesi, savonesi e forse oltre, quale sia lo stato di ‘miseria’, abbandono, improduttività, aree depresse, con perdita di valore complessivo delle ‘valli di lacrime’. Le priorità, come ha dimostrato l’Alto Adige nella sua storia, dovevano e devono essere concentrate non in base ai bacini di potere elettorale (abitanti-votanti), bensì, lo dice prima di tutto il buon senso, verso i più svantaggiati, anche se in piccola parte si può recitare il mea culpa.
L’incenso, tappeti rossi, applausi, il consenso nelle urne riservato per anni a chi non li meritava sono un’inconfutabile realtà del dopoguerra. Alle rare coscienze critiche o autocritiche veniva e viene riservato l’ostracismo, l’esclusione, additati a ‘guastafeste’, a professionisti della polemica, disfattisti. Una massima ripete che “un applauso non si nega mai“. Se avessero fischiato almeno qualche ciarlatano, per anni pappagalli di progetti, grandi e piccoli, sempre dietro l’angolo e la svolta dietro la porta, quasi mai avverata, non si sarebbe toccato il fondo del terzo mondo. Il divario abissale. Non è il caso di fare liste di proscrizione, tutti dovrebbero conoscere nomi e cognomi, ruoli ed incarichi ricoperti. E’ un po’ l’attuale film (vero) della Riviera Trasporti. Oggi pare che nessuno sapesse cosa accadeva, conoscesse i bilanci, gli sprechi a piene mani, i nuovi pullman rimasti in garage anni, gli stipendi dei vertici, il ruolo dell’assessore incollato alla poltrona, l’acquisto strapagato dell’azienda dei Fratelli Lengueglia. Della RT ce ne occuperemo con alcune testimonianze inedite, molto istruttive. Ora c’è chi vorrebbe mettere all’indice il fresco presidente ‘risanatore’ Gianfranco Benzo, uomo di destra, esperienza nel pubblico e nel privato. Se non rimarrà al suo posto, col silenzio del mondo politico, vorrà dire che alla fine sono tutti uguali, pronti sempre a difendere le poltrone e i loro privilegi e che alla tutela dei cittadini e dei loro bisogni se ne fregano. Chi ha dimenticato la ‘santa crociata‘ dei presidenti delle Province di Savona (Vaccarezza) e Imperia (Sappa), dei leghisti ai quali si sono aggregati i 5 stelle di Grillo ? Ebbene nelle 64 Province e 8 Città metropolitane si andrà al voto di secondo livello tra il 28 settembre e il 12 ottobre. Non saranno più le classiche urne ad eleggere 986 amministratori (a titolo gratuito) al posto dei 2.500 (con indennità) amministratori pubblici uscenti. Gli elettori sono i consiglieri comunali e quelli provinciali.
I PREMI AI DIRIGENTI DELLA REGIONE LIGURIA – Non ha avuto l’eco che meritava la pagina del Secolo XIX del 26 agosto. Titolo : Liguria, una Regione dal dirigente facile. Sono uno ogni 13 dipendenti, il doppio rispetto alle Marche. E per tutti loro sono scattati i bonus. Ecco quanto guadagna la schiera di direttori e funzionari, dopo aver intascato premi di produzione”. Qualche giorno prima un altro documento: I direttori della Regione Liguria premiati per qualche clic in più. E c’è chi è promosso tre volte per lo stesso risultato”. E’ vero che la seconda giunta Burlando si è impegnata parecchio per il ‘l’entroterra povero’, le vallate, Arroscia soprattutto. Alcuni assessori sono imperiesi, uno savonese (eletto nel listino e di area centro destra), non rinunciano mai agli inviti negli affollati eventi locali. Tre anni fa, in una di queste occasioni, ad un paio di assessori (non siamo soliti registrare le conversazioni) avevamo chiesto se avesse fondamento la voce (fonti massoniche) che la Regione era assai generosa sia quanto a numero di dirigenti, sia nelle retribuzioni. Risposta: “Tutte balle, siamo tra i più giudiziosi”. Onore ai bugiardi o ai disinformati (?), o alla disinformazione. E ci voleva un solitario, seppure prestigioso, scrittore imperiese, Vittorio Coletti, a ricordarci sulla prima pagina della Liguria di Repubblica: “ I liguri hanno letto con scandalo dei cospicui premi che la Regione ha dato a tutti i suoi dirigenti. E’ probabile che tra costoro che si sono indignati per una premiazione cosi estesa e costosa vi siano molti che, negli stessi giorni, si sono rallegrati, sentendo il ministro Giannini annunciare al meeting di Rimini che i professori migliori saranno in futuro premiati: finalmente il merito verrà riconosciuto hanno pensato. Ma allora: i premi dati ai dirigenti dalla Regione sono uno scandalo e quelli promessi ai professori vanno bene ? Come si spiega la contraddizione ? “.
Sono tanti i cittadini che hanno diritto di indignarsi. In genere sono quelli che non hanno voce. Abbiamo conosciuto e conosciamo operatori dei più svariati settori, liberi professionisti, artigiani, che meriterebbero di “essere raccontati per i risultati raggiunti”, eccellenze del territorio, ma non amano fare le prime donne, né passerelle. Il presidente Burlando, i suoi assessori anche dopo la pubblicazione degli ‘stipendi d’oro’, scoperti dal primo quotidiano ligure che a fine ottobre sarà assorbito da ‘mamma Fiat’, non hanno ritenuto di rispondere, far conoscere il loro pensiero, le motivazioni di scelte che si protraggono non da oggi. E peraltro, continuano, a ricevere inviti nei paesi più mortificati dalla mala politica. Brava gente ! Tra le tappe del presidente e degli assessori c’è Pieve di Teco, con un sindaco che era organico allo scajolismo più sfrenato. E non risulta, per coerenza, l’abbia ripudiato. E nella Valle Arroscia si sono alternati, nelle visite, l’assessore al Bilancio, Pippo Rossetti e quello al turismo, Angelo Belangieri. Difficile credere siano arrossiti. Anche di fronte ai 9 direttori generali che hanno beneficiato complessivamente di 230 mila euro di bonus in virtù di identici punteggi di valutazione. A proposito, tra i relatori annunciati dal sindaco geom. Alessandro Alessandri, nella foto a ds (area Scajola e senza tradimenti), ha fatto il nome del dr. Laura Canale, figura nella paginata dei ‘decorati’ dal Decimonono con stipendio annuo lordo, nel 2012, di 96.250 €, oltre 9.245 € di premio. Fa parte dello staff della giunta, con la mansione “Relazioni internazionali”, stretta collaboratrice di Roberto Murgia, segretario generale della giunta Burlando (ospite d’onore a Pieve di Teco) che ha percepito, sempre nel 2012, 162.933€ e 28.6565 di premio, quest’ultima cifra rappresenta lo stipendio medio annuo dei dipendenti più anziani dei piccoli comuni e non solo. Chissà quanti applausi nella ‘opulenta capitale’ della Valle Arroscia e da parte dei ‘ricchi’ sindaci, assessori, consiglieri!
Che fine fanno i soldi dell’addizionale Irpef regionale ? Facciamo un esempio di pressione fiscale spesso inosservata,purtroppo taciuta. Su uno stipendio lordo di 4.950 € mensili, nel 2010 la Regione incassava ogni mese 78,46€, nel 2011 ha incassato 83.10, nel 2013 siamo a quota 104,91. Quando si dice amministratori oculati !
Luciano Corrado