Chi l’avrebbe mai detto: i professori di una scuola che rinunciano volontariamente a dei soldi offerti dallo Stato! Accade a Monreale. Riguarda l’orribile questione del cosiddetto “bonus di merito“, una quota di salario aggiuntivo che secondo la legge impropriamente chiamata “BuonaScuola” il dirigente scolastico può assegnare a proprio piacimento, o quasi.
Il perché del rifiuto è semplice: il bonus introduce un sistema di valutazione “che comporta una forte gerarchizzazione e aziendalizzazione della scuola pubblica, spingendo i docenti ad uniformare la didattica, ledendo la libertà d’insegnamento e mortificando la professionalità docente”. Una scuola, insomma, con tanti soldatini alla mercé del dirigente- ‘dittatore’ (?), che potrà premiare alcuni docenti di sua scelta, sulla base di una serie di più o meno fumosi macrocriteri “indicati” da un Comitato di valutazione composto dal preside stesso, da pochi docenti e studenti e perfino da un “componente esterno”.
Inserireste nel comitato incaricato di decidere a chi dare il premio di miglior allenatore di calcio un esperto di morra cinese o una casalinga di Voghera? Ecco. Gli insegnanti dell’istituto di Monreale hanno detto no a questo sistema, che rischia di polverizzare quel poco di autonomia e di libertà ancora esistente nella scuola italiana e hanno preferito devolvere la quota destinata per il merito agli alunni della scuola in condizioni socio-economiche svantaggiate.
Una scelta, quella di rinunciare alle elargizioni “ad minchiam” che è stata adottata anche da alcuni istituti di casa nostra. Nel liceo “Calasanzio” di Carcare, ad esempio, la dirigente Paola Salmoiraghi ha, in sostanza, solidarizzato con i docenti e ha prefigurato la possibilità di distribuire estensivamente il bonus, sulla base del fatto che la preside non può discriminare nel merito l’operato di un professore. Altri dirigenti hanno scelto di elargire il bonus, ma sulla base di una griglia di valutazione talmente articolata (all’Istituto Secondario di Cairo Montenotte si arriva quasi a 70 voci) da rendere estremamente difficile qualsiasi colpo di testa del dirigente stesso.
Decisione lodevole, che ha però innescato ulteriori polemiche. Per quanto analitica, infatti, la scelta dei parametri da parte del Comitato rimane oggetto di scontro, ed anche un criterio apparentemente neutro (il fatto di escludere dall’erogazione del bonus i docenti che hanno accumulato un numero di assenze superiori ai 30 giorni) scatena furibonde polemiche. Che succede se ad un professore – che fino a quel momento ha gestito mille progetti e conquistato premi a destra e a manca – ad aprile viene un infarto? A Cairo Montenotte il contrasto su questo tema ha portato alle dimissioni del rappresentante RSU dal Comitato di valutazione.