Giustenice- Piazza San Michele affollata durante la presentazione del primo libro storico su “Giustenice nell’epoca romana”. L’autore, il pietrese Renato Rembado, ha ricevuto la piena collaborazione dell’amministrazione comunale con il sindaco, Ivano Rozzi, che si è complimentato. Presenti i vertici, molto attivi, della Pro Loco e del benemerito Centro Storico Culturale “Jus Tenens“, con il suo presidente Luciano Castelli.
E’ stato proprio l’associazione culturale che si è fatta carico della stampa (edizione speciale) del libro scritto da Rembado, stampato in 500 copie dalla tipolitografia Bacchetta di Albenga. Tra gli informatori locali vengono segnalati Angelo Delucchi, Pedro Vincenzi, Pietro Fiallo, Paolo Rebora e Marcello Rembado. La fotografia e la grafica sono di Santino Folco.
La prima edizione risale a 25 anni fa, venne presentata a Ranzi dal locale Circolo giovanile, presente il pietrese e studioso monsignor Nicola Palmarini, nel frattempo scomparso e la cui significativa testimonianza rimane a pagina 5 del volume.
L’interrogativo di allora era l’annosa e difficile questione storica sulla ubicazione del Pollupice (o Pullopice). La novità è che dopo anni di ricerche meticolose e di studi, soprattutto scoperta di reperti, Renato Rembado è arrivato ad una conclusione, a suo dire logica ed argomentata. la “stazione” romana si trovava nel territorio di Giustenice e non di Pietra Ligure. Non è, pare ovvio, per uno studioso amatoriale, questione di campanilismo. Semmai di ripristinare una ‘verità storica’. Anche se proprio di recente, a Pietra Ligure, c’è chi ha già avanzato dubbi per confutare le tesi di Rembado.
Il libro contiene pure tre pagine di ‘ riflessione’ del giornalista Luciano Corrado dal titolo: “La riscoperta di Giustenice romana? Una risorsa da valorizzare”.
Viene ricordato che si tratta del primo elaborato riservato al fascino storico di Giustenice e della bassa Val Maremola nell’epoca romana. Uno dei tanti volti della Liguria, tra storia e civiltà, a lungo dimenticati, inesplorati, che rivivono nei pur sempre suggestivi panorami dei borghi, delle vallate e che la mano dell’uomo ha modificato nel tempo.
Origini antichissime, ai più sconosciute. Persino la divinità del ‘Bosco Sacro della Bormia’. Non solo, ci sono ancora molti ‘tesori’ nascosti, da scoprire, forse ricoperti di asfalto, cemento, arbusti, detriti e chissa quando potranno essere riportati alla luce, valorizzati come eccezionali testimonianze, ma anche capaci di creare richiamo, volano, turismo culturale. E’ una ricchezza da tramandare nei secoli alle future generazioni. Per non dimenticare.
Renato Rembado è tra coloro che non hanno voluto rassegnarsi all’oblio o alle leggende. Ha lottato in silenzio, lontano dai riflettori, dal palcoscenico pubblico, animato da un grande amore per la nostra terra. Senza tornaconti di carattere venale, politico o elettorale.
La rinnovata, aggiornata, scrupolosa, documentata monografia su “Pullopice. La Mansione romana tra Vado e Albenga” ha riportato alla ribalta una lunga diatriba tra i ricercatori: l’individuazione, tra sette, otto località, dell’insediamento di Pullopice e del vero tracciato della via Riomana.
Lo storico e scrittore pietrese (cittadina peraltro ricca di studiosi benemeriti) è arrivato alla conclusione che Pullopice, come ipotizzava tanti anni fa, sorgeva nel fondovalle di Giustenice e la storia deve dunque aggiornarsi. Non solo, Giustenice, insiste l’autore, “è uno dei luoghi di più antica frequentazione umana all’interno del comprensorio Ingauno Orientale.” Ora il paese, con molte testimonianze medioevali, deve riconquistare ciò che per secoli è stato in gran parte ignorato o parzialmente travisato.
Ad ottobre, come ha annunciato il geometra Lodo, ci sarà un altro appuntamento. Proprio per approfondire le tematiche della via romana nel territorio di Giustenice.