Terzo (?) boicottaggio teppistico ai danni della seggiovia e degli impianti sciistici di Monesi. Hanno tranciato i cavi della corrente elettrica nella parte alta del tracciato ? Il Secolo XIX ha però rettificato l’articolo del giorno prima. Solo colpa del vento. In precedenza erano stati staccati i morsetti di due cavi, ma riposizionati dopo aver tagliato un pezzo di rame, e prima ancora era stata rimossa la molla di sicurezza di un seggiolino biposto. Mandanti ed esecutori hanno agito per invidia, sabotaggio ? Per mano di nemici non lontani dal centro invernale ? un tempo risorsa turistica estiva. I carabinieri di Nava indagano. Pare nel buio. Un mistero che resterà tale ?
Chi ha paura del mai realizzato rilancio di Monesi ? Siamo ancora lontanissimi. I concorrenti ? Ipotesi verosimile, poco probabile. Gli impianti sciistici più vicini e degni di questo nome sono a Garessio (38 Km), a Limone di Piemonte, ad Artesina. Chi può avere un interesse diretto e recondito a creare danni da puro vandalismo, diffondere un clima di paura ? Sabotare attrezzature di proprietà della Provincia di Imperia, dunque della comunità tutta E’ anche possibile, ma altrettanto verosimile che nel mirino ci sia un ‘protettore‘ convinto di Monesi, quale è il facoltoso imprenditore imperiese, Marino Arimondi, presidente della Noirs srl, la società che da alcuni anni gestisce gli impianti e si è assicurata una contratto – convenzione pluriennale (5 anni). Con un ribasso del 100 per cento sul prezzo base d’asta da corrispondere al gestore: pari a 38.500 euro, vale a dire 7.700 € l’anno. L’altra società in gara aveva offerto un ribasso del 57 %, In pratica Arimondi gestisce l’impianto senza esborso di denaro, da parte dell’ente pubblico (Provincia) che si limita a pagare gli affitti dei terreni su cui sorge la struttura (i fratelli Terenzio ed Enrico Toscano) con 25 mila euro l’anno. E ancora, non è la Provincia di Imperia a versare come spese di gestione la somma di 38 mila 500 euro, bensì i Comuni interessati dell’Alta Valle Arroscia e dell’Alta Val Tanaro. compresa Triora (Valle Argentina) nel cui territorio si trova la nuova Monesi, l’altra Monesi, più antica, è sotto il comune di Mendatica. Tra i finanziatori c’è dunque quest’ultimo paese, poi Briga Alta e Ormea (CN), Pornassio, Pieve di Teco, Borghetto d’Arroscia, Armo, Montegrosso Pian Latte.
Monesi da decenni in perenne difficoltà, sia per l’assenza di un decisivo impulso pubblico, anche se la Regione Liguria con il presidente Claudio Burlando (due legislature) aveva finanziato la ricostruzione della seggiovia ed vicina alla realizzazione dell secondo lotto (fino alla zona del Redentore). Ma come risultava dalla lettera della stessa Regione del 16 marzo 2015, la “Provincia di Imperia non ha potuto produrre atti formali di impegno al cofinanziamento della quota minima richiesta dal Par (Programma Attivo Regionele Fas 2007- 2013) , pari al 20 % del costo dell’opera, essendo venuto meno il cofinanziamento di Fondazione Carige (dove erano rappresentati 4 quattro imperiesi ndr). Inoltre non ha avuto esito la richiesta avanzata dalla presidenza della Regione alla segreteria del Consiglio dei Ministri in relazione alla possibile devoluzione di un mutuo a favore del progetto “. Si trattava di stornare un finanziamento ad Arma di Taggia per impianti sportivi da 10 anni non utilizzato. Non solo, si aggiunga che nessuno a quanto pare prese contatti col comune costiero imperiese per convincerlo ad un buona e meritevole rinuncia per un’opera (secondo tronco della seggiovia) che avrebbe rappresentato un volano ed un motivo di richiamo, sviluppo anche per l’intera provincia ponentina. ” La Regione – proseguiva la lettera a firma del direttore generale arch. Giovanni Battista Poggi – con delibera della giunta n. 1541 del 12 dicembre 2014, ha dovuto pertanto inserire nel proprio piano finanziario i progetti che avevano i requisiti minimi richiesti dal Cipe, escludendo implicitamente gli altri, tra cui quello che si sarebbe dovuto attuare in Monesi, a cura della Provincia….”.
Insomma carenza di volontà politica, una certa demagogia (a parole tutti a tifare, nei fatti… ecco i risultati), che viene da lontano e si protae nel tempo, a cominciare dalla latitanza del sommo potere che detenevano Claudio Scajola, il fratello Alessandro, già silenzioso vice presidente Carige nell’era di Giovanni Berneschi . Ora nella cabina di comando e regia Marco Scajola, figlio di Alessandro e nipote di Claudio. E’ sufficiente essere tra i telepsettatori della popolare Imperia TV per verificare quante volte in campagna elettorale (elezioni regionali) i candidati imperiesi hanno posto al primo posto, tra le priorità assolute, un ‘progetto Monesi‘. Lo stessa dicasi, non molti mesi fa, per una convegno sindacale ligure (per pietà evitiamo il nome) in cui in nessuno intervento, analisi, approfondimento, è stato affrontato il ‘caso Monesi’ quale occasione di crescita sociale e posti di lavoro non effimiri, come è stato dimostrato in termini economici ed occupazionali, negli anni d’oro di Monesi invernale ed estivo. Estivo soprattutto perchè, non è una novità, proprio sulle Alpi Marittime la neve ‘non è garantita’. Sono lontani i ricordi di nevicate da record, con i vecchi tecci dei pastori o boscaioli totalmente ricoperti fino al tetto con i caratteristici lastroni. Sotto il peso del manto bianco i manufatti artigianali resistevano. Ora i casolari sono di fatto quasi spariti, colpa della scellerata e scriterieta ricostruzione edilizia. Bastava copiare l’esempio di località montane del Tirolo italiano, della Val d’Aosta, della Svizzera, della Baviera che, con successo e ritorno turistico, hanno saputo mantenere le loro peculiarità, pur nel rinnovamento ed adattamento ai tempi moderni.
Oggi la seggiovia che negli anni attirava comitive in pullman, gite private e di agenzie turistiche, italiane e straniere, rimane chiusa durante la stagione estiva per una prescrizione e tutela ambientale disposta dagli uffici regionali ed accettata passivamente dagli enti locali nella convinzione che le cose sarebbero presto cambiate. Come dire accettiamo questa clausola, poi si vedrà, la faremo togliere. A questo si aggiunga che occorre pure trovare un gestore in grado di organizzare il lavoro estivo, in assenza di strutture adeguate come alberghi, ristoranti, locali di svago e commerciali. Attualmente sono due le attività che resistono, pur tra obiettive difficoltà, sacrifici e senza sovvenzioni.
In questo contesto non appare sotto la buona stella, almeno per il futuro di Monesi, l’operato e le strategie messe in atto, fino ad oggi, dell’assessore ai Trasporti e alla promozione turistica della Liguria, Giovanni Berrino. Aveva auspicato, in Tv , collaborazione e coinvolgimento della provincia di Cuneo e della Regione Piemonte per affrontare alla radice il tema Monesi, le piste da scii, la soluzione dell’annosa diatriba con l’impianto privato esistente nel Comune di Briga Alta, i benefici derivati dalla sistemazione della ‘strada delle acciughe‘ Monesi – Limone Piemonte, cioè la storica via del sale, tra Italia e Francia. Dal 18 luglio 2015, riaperta dopo i lavori, con un pedaggio di 15 € per le auto, 10 per le moto; il martedì sbarra di transito chiusa per riposo dell’unico ‘casellante’. Il percorso si snoda attraverso uno scenario incantevole, unico da queste parti, a 2000 mila metri tra natura selvaggia, daini, marmotte, stambecchi, qualche lupo, corvi. Nella stagione della pastorizia greggi di pecore, mucche, capre, cavalli al pascolo. Primo parco europeo transfontaliero, capace di suggestione antica.
Monesi che non riesce a riprendere il ruolo di locomotiva dell’alto Tanaro e dell’alta Valle Arroscia. In attesa, a 40 anni dal primo progetto di variante alla statale Col di Nava, cioè l’Acquetico – Cantarana. Prosecuzione della Imperia (parziale tratto) – Pieve di Teco; dopo che per anni è stata tenuta a bagno maria l’autostrada Garessio -Albenga, ancora prima accantonato il progetto ferroviario Ceva – Ormea – Pieve di Teco – Imperia, a favore del potenziamento della linea del Tenda. Monesi che paga, da troppo tempo, la tiepidezza, la mancanza di coesione, la timidezza di molti suoi amministratori locali, delusi peraltro dai signori della politica di turno in Provincia, in Regione, a Roma. Gente che spesso non viene dalla vita vera, fa politica per mestiere, pensano volentieri ai propri personali interessi ed arricchimenti, tuttalpiù specialisti in ‘favorini’ e congreghe varie.
In questo contesto disarmante, in attesa di volti nuovi e non corrosi dal potere e sottopotere, ci mancavano i vandali di Monesi. Finora la sorte e la cronaca elencavano i ‘topi’ di seconde case, con guinness fino a dieci, undici irruzione subite nel corso degli anni da qualche dimora privata. Magro bottino, danni alle porte e alle finestre. Ladri sbandati e famelici ?Pendolari ? Sono entrati in azione i teppisti che sanno cosa vogliono e mandano segnali di rancore, forse di vendetta, o cupo avvertimento e, speriamo, senza tifosi.
Luciano Corrado