Torna d’attualità, leggendo i giornali, la protesta dell’entroterra contro RT, accusata persino di pretendere 100 € al mese da una famiglia per mandare i figli a scuola a Imperia. Lo denuncia il sindaco di Rezzo che al Secolo XIX ha dichiarato: “Il costo di 42 € per pullman di Rt Imperia, aggiunto ai 63 di RT Piemonte, è un peso insostenibile ai bilanci famigliari”. Le cose stanno proprio così ? Cosa accade o non viene detto nei rapporti tra RT, comuni, cittadini utenti ? Come non condividere la critica che “gli imperiesi snobbano il trasporto pubblico” ! Con bus semivuoti e affollatissimi quelli più piccoli. Ma chi conosce gli effetti perversi della legge Burlando – allora ministro – del 1997 ?
Ad ascoltare la campana di alcuni sindaci, giovedì 19 novembre, si è tenuta una riunione in RT, con 5 primi cittadini della Valle Arroscia, per dibattere il problema sollevato da un genitore di Rezzo che “non accetta di pagare due abbonamenti per mandare i figli a scuola ad Imperia”. C’è chi ha sbottato: chi è causa del suo male pianga se stesso. Il Tpl, è stato spiegato, è regolato da una legge (detta Burlando, la 422/97) che ha provocat0 18 anni di provvedimenti che non sono serviti né a centrare l’obiettivo di un servizio intelligente, né a dare equilibrio al settore. Burlando, ex presidente di Regione Liguria per due mandati, quando visitava l’entroterra, le valli, Arroscia inclusa, i sindaci, gli assessori, affrontavano il problema ? La sua eredità? Se si, cosa hanno ottenuto ? I consigli comunali hanno deliberato o deragliato ? La legge è legge, le aziende del settore la devono osservare, non è un optional. I programmi di esercizio (linee, corse, orari, sistema tariffario) sono preparati dalla Pubblica Amministrazione, condivisi tra gli enti di bacino interessati. Per Imperia, fino ad ora, Provincia e Comuni, in futuro Regione e Comuni. Dagli enti, si diceva, la palla passa all’esercente e ad un contratto stipulato con gara pubblica. Per RT è successo nel 2002 ed è obbligata, per legge, ad eseguire il programma e rispettare le clausole contrattuali. Sarà stato chiarito, spiegato ai sindaci, ai consiglieri, ai cittadini utenti ? Non solo, quanto sollevato dal sindaco di Rezzo non si può ascrivere ai problemi finanziari di RT, semmai sono i comuni, ancora per la legge Burlando, che purtroppo se ne devono fare carico. E non c’è differenza tra i ‘montani’ poveri di risorse e quelli ‘marini’ dove si fa a gara ai fuochi d’artificio, ai finanziamenti a pioggia a associazioni, sodalizi, feste, convegni, confraternite, per la gioia della clientela elettorale.
Ora in Valle Arroscia, e non solo, è stata costituita l’Unione di Comuni che, a loro volta, hanno dato vita all’organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale, compresi il servizio di trasporto pubblico comunale, la progettazione e la gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini, l’organizzazione e gestione dei servizi scolastici. In altri termini, nei bilanci comunali devono prevedere le risorse per permettere la frequenza alla scuola dell’obbligo. Gli studenti di Rezzo rientrano in questa fascia. Piccola sorpresa, a quanto si sussurra. La funzionaria dell’Unione dei Comuni che si occupa del trasporto scolastico, avrebbe sostenuto che proprio da Rezzo non era giunta alcuna richiesta ufficiale. Siamo alle comiche ? A quel napoletano che voleva vincere al Totocalcio, San Gennaro aveva raccomandato di giocare almeno una schedina.
Alcuni sindaci ammettono che nella stessa riunione sono stati affrontati e parzialmente risolti, altri piccoli problemi riguardati l’orario di alcune corse in coincidenza con altre e verificato che certe lagnanze sono fondate su notizie non certe, né verificate. A questo si aggiunga che l’intricato percorso di tagli e provvedimenti che si sono susseguiti con continuità, dal 2011, ha creato grande precarietà e incertezze. Un notizia sarebbe poi emersa in valle: ogni nucleo abitato con più di 50 abitanti deve essere raggiunto dal mezzo pubblico almeno 2 volte al giorno. A caso, a campione, sulla linea di Armo in dieci giorni due sole persone sono salite sul bus, che ovviamente viaggia vuoto, ma per contratto deve viaggiare, pena sanzioni contrattuali e di legge (interruzione di pubblico servizio), la burocrazia resta in agguato.
Il repoprtage del Secolo XIX, a firma di Ino Gazo, insegnante in pensione, ottima conoscenza del territorio, descrive di tanti, troppi cittadini, che preferiscono spostarsi con mezzi propri. Sarebbe utile conoscere, altra riflessione, cosa succede nei piccoli paesi montani dell’Alto Adige, oppure in Svizzera, sulle Alpi Bavaresi, o se volete sui Pirenei. Quanti conoscono quelle realtà, come sono state affrontate e disciplinate ? Nessun è perfetto, resta il pressapochismo diffuso, raramente manageriale. Una ciliegina da il senso di come siano andate spesso le cose in provincia di Imperia, la balena bianca o azzurra per eccellenza, unitamente alla Sicilia e molti lo dimenticano. Come nulla fosse. Si racconta che un piccolo centro della Valle Impero fino all’avvento dei nuovi vertici RT poteva contare su otto corse giornaliere di Bus a fronte di posti vuoti al 98 % dei viaggi. Un tempo le definivano ‘marchette politiche‘ e venivano pure risparmiate dalla cronaca locale. Che non sapeva.