Tempi da dimenticare per la diocesi di Savona. Una diatriba (mai positiva) tira l’altra. Non si sono spenti gli echi sul flop della ‘Messa crismale’ della settimana santa, la vistosa diserzione al tradizionale pranzo offerto dal vescovo. Vittorio Lupi ora finisce nel mirino dei fedeli ( azione cattolica ? ) per i festeggiamenti in tono minore – dato assente il cardinale primate della Liguria, Bagnasco -, nel bicentenario dell’incoronazione della Vergine. A Savona arrivò da sovrano regnante Pio VII. La Madonna patrona della Serenissima Repubblica di Genova.
Il focolaio, per quanto trapela, è divampato nel corso di una riunione tenutasi lunedì scorso, alla quale hanno partecipato esponenti dell’Azione cattolica di Savona. Dagli interventi sarebbe emerso che il vescovo Lupi ed i suoi più stretti collaboratori avrebbero scelto ‘festeggiamenti non consoni alla ricorrenza’. Intanto la processione non prenderà il via dal centro città, ma dalla cappella di Lavagnola nelle prime ore del mattino, con percorso di un’ora e mezza. La Madre di Cristo apparve al beato Botta nel 1836. Per qualche secolo il Santuario di Savona è stato, in Europa, la seconda meta di pellegrini, pellegrinaggi, devozione dopo Loreto; successivamente hanno preso il predominio Lourdes e Fatima.
Pure in questa circostanza – impossibile trovare conferme o meno – ci sarebbe il ruolo attivo del presidente di A Campanassa, Carlo Cerva. Emerge anche dallo spazio e dai contenuti dell’ultimo numero del periodico della storica associazione. In prima pagina richiamo, di spalla, con la fotografia della Corona della Vergine (Il Santuario, immagini di un borgo tra storia, arte e fede); in evidenza un riquadro: ” 10 maggio 1815 incoronazione di Maria Madre di Misericordia da parte del Papa Pio VII”. All’interno due pagine a firma di don Giovanni Farris, studioso, anziano sacerdote, personaggio di cultura e carisma, da tempo collaboratore volontario della rivista A Campanassa. Con la profondità di pensiero che lo contraddistingue, con onestà intellettuale e spirituale, e da STORICO, don Farris percorre alcune tappe significative, non ignorando credenze popolari , assenza in altri casi di certezze. L’aver portato via, ad esempio, l’aurea corona “una delle più brutte pagine della Repubblica Ligure, uno dei momenti più drammatici della storia di Savona”. E ancora: “Come la distruzione del Priamar era stato il segno della definitiva detronizzazione di Savona, così togliere la corona alla Vergine di Misericordia significava non solo colpire i Savonesi nella loro dignità, ma privarli di ogni speranza”.
Solo attraverso questi antefatti si può “comprendere la memoria commossa e incessante nella storia della nostra città dell’Incoronazione della Vergine di Misericordia da parte di Pio VII” . Una catena di testimonianze che dal 10 maggio 1815 giunge fino ai nostri giorni, come aveva ben compreso il Provinciale degli Scolopi, Padre Lorenzo Isnardi – 1802- 1863 – nella sua importante orazione per il terzo centenario dell’Apparizione della Vergine (1836), testimone oculare dell’incoronazione.
Poi una significativa riflessione: “…lo stato d’animo dei savonesi tuttavia suggerisce anche un atteggiamento prudenziale nel delineare determinati episodi, in quanto, in alcuni casi, i contorni obiettivi della realtà sono talmente labili da sfumare nel leggendario…riportiamo due esempi…”. Sarà anche per queste ragioni che monsignor Lupi ha scelto una linea quasi controcorrente, di realismo ?
Sulla stessa lunghezza d’onde e ‘rabbia’ del ‘Cerva pensiero‘ c’è chi ricorda la posizione chiara, convinta di Giovanna Rotodi Terminiello, un’amica di Savona e dei savonesi, a lungo sovrintendente dei beni artistici di Genova; il papà conosciuto per aver impedito il trafugamento da parte dei nazifascisti di importanti opere artistiche.