Il Castello, periodico del Centro storico culturale Jus – Tenes e che rappresenta un ammirevole motivo d’orgoglio per la comunità di Giustenice, ha dedicato due pagine, a firma di Pier Giorgio Morro, geometra del paese, a La Croce del Carmo. Sulla vetta, a quota 1389 m., la cima più alta in terra ligure, dopo il Saccarello, dove la prima neve è solita far capolino, ammirata dai rivieraschi, nella primavera del 1950 i primi lavori di basamento. La posa l’11 giugno 1950 in ricordo dell’Anno Santo. Trasportata a spalla in 5 pezzi che ricordano i 5 comuni con giurisdizione sulla montagna. L’inaugurazione il 18 giugno con oltre 2 mila persone. Il 7 dicembre ’52 il vento ed il peso di neve ghiacciata contribuirono a spezzarla. Era stata costruita alla Piaggio di Finale Ligure.Se ne occupò l’ingegner Antonio Troiani, scomparso nel gennaio 2014 all’età di 94 anni e che aveva abitato nella villa di via Bulasce, a Loano. Il primo lavoro manuale per la posa della Croce avvenne ad opera di Lorenzo Rossi, Pietro Perrone, Nino Navone, Giobatta De Francesco (memoria storica del Carmo) ed il giovanissimo fratello Angelo De Francesco. La muratura in calcestruzzo la fecero Domenico Arecco ‘Giovanni’ , Giocondo Averaldo e Pippo De Francesco. La vetta del Carmo, per 67 metri, rientra nel territorio di Bardineto, confina con la proprietà di Giustenice, Pietra Ligure, Loano e Boissano. La prima messa in vetta fu celebrata (18 giugno ’50) da don Giacomo Carretto. Un sacerdote esemplare, carico di rigore e di morale. Era l’unico parroco della provincia di Savona dove ai matrimoni non consentiva scattare fotografie..
Altra curiosità, in quegli anni era attiva a Bardineto la Banda musicale e allietò l’inaugurazione della Croce al Carmo. Grazie all’impegno culturale e storico di Piergiorgio Morro, e Il Castello, dei suoi articoli, abbiamo la possibilità di conoscere meglio madre natura per sapere cosa potremmo perdere. Sul ‘sentiero naturalistico’, ad opera del Cai, sezione di Loano, e Lions Club Doria, si ricorda in un cartello – guida che “nessuno penserebbe mai a conservare per il futuro qualcosa che non conosce, e questo è il principale motivo per cui stiamo perdendo l’ambiente nel quale viviamo…I bambini come i grandi e i grandi come i bambini, di fronte alla bellezza di alberi maestosi che neanche immaginavano l’esistenza in loco…sono patriarchi da ammirare…”.
UN CLICK SULLA FOTO PER INGRANDIRE