La domenica successiva le comitive erano di nuovo insieme per disputare un triangolare di calcio, organizzato da Gesù con la collaborazione del fido Isacco.
Il rumore delle scarpette risuonò in tutto il campo, gli atleti entrarono col cuore che batteva forte: non un’emozione negativa: la paura di perdere; ma una positiva: la gioia del divertimento. I Gladiators si presentarono con Giuseppe in porta, Vincenzo in difesa, Luca a centrocampo, Giovanni e Daniele in attacco; gli Sballatos, invece, con Luchino tra i pali, Robby, Alfonso e Dario in difesa, Paolo e Andrea dietro l’unica punta: Teo. Arbitro Roberto, il papà di Paolo e Dario. Il motto comune era: non si gioca per sé ma per la squadra.
Fischio d’inizio e team in equilibrio, ma i Gladiators conclusero il primo tempo con due gol di scarto: 5 – 3. Il match si fece sempre più avvincente, gli Sballatos si portarono quasi tutti all’attacco per cercare di pareggiare, e ci riuscirono. Ma aprirono più spazi per Luca, Daniele e Giovanni, che si riportarono in vantaggio sul 6 – 5. Nell’azione successiva Luca si coordinò e lasciò partire il destro da centrocampo: la palla girò … girò … girò … per Luchino niente da fare: la sfera sfiorò il palo e si insaccò alla sua sinistra. Poi ancora pareggio, sette a sette… e il triplice fischio!
L’umore di tutti i ragazzi era alle stelle comunque! Erano già pronti per la partita successiva.
Il lunedì mattina erano esausti di contentezza, la scuola fu proprio una botta in fronte. Ma subito si rianimarono quando la prof propose loro di essere attori e attrici di uno spettacolo teatrale spassoso, ispirato alle opere del più famoso commediografo latino. Le due ore di italiano divennero il palcoscenico di un autore in cerca di personaggi, i più simili possibile fra realtà e finzione. Per Mariano e Rosario il problema non si pose: interpretarono i protagonisti, due gemelli che la vita aveva separato per riunirli nel finale. Il servo lo fece Armandino Scalera, detto Ghost, perché si divertiva nascondendosi e piombando all’improvviso per spaventare le compagne. L’altro servo toccò a Ugo. Melody Guastafierro, soprannominata La Pernacchia, pretese di essere la moglie del gemello sposato, scontentando un po’ Serena, chiamata dai maschi Sunshine, la più bella della classe, che deviò sulla suocera pur di evitare la cortigiana… che per mancanza di aspiranti fu impersonata a furor di popolo da Genny. Summer Palescandolo si accontentò di essere la schiava e Tonino per pura cortesia accettò la breve parte del medico. Il cuoco fu assegnato a Niki Pellecchia, in arte Ollio, per la massa grassa in eccesso, e il vecchio suocero ad Eziolino Lumunba, detto Black per la carnagione scura come quella di Gesù.
E Gesù, sì, Gesù chi interpretò? Nessuno! Fu designato regista per acclamazione. Gli altri guaglioni dovettero fare gli schiavi in pubblico e i manovali dietro il sipario: dal cambio scena a tutti i lavoretti di fatica. Le altre guaglione si ritagliarono il compito di claque.
– Prologo! Ciack!
– «Signori spettatori, prima di tutto, salute… C’era una volta a Siracusa un vecchio… che aveva due figli gemelli… I bambini compiono sette anni. Tra la folla… il bambino si smarrisce… Un tale di Epidammo… un mercante, lo vede, se lo porta via… . … non appena arriva la notizia… Al bambino rimasto dà il nome di quello perduto… . Quel tale… Adotta come figlio… il bambino rapito, gli procura una moglie… lo lascia suo erede universale… . … l’altro, che vive a Siracusa, oggi viene a Epidamno con un servo, sempre alla ricerca del suo fratello germano».
La storia appassionò la classe, che studiò il testo, approntò il copione generale, una fotocopia per personaggio, i costumi, la scenografia; tutto gradualmente, di pari passo con le prove: un mese che parve un giorno.
– Atto I! Ciack!
– «La gioventù del paese mi ha dato un nome: Spazzola. Perché a tavola, quando mangio, io spazzo, faccio piazza pulita…».
– Ma Gesù lo stoppò subito:
– Armandino, un po’ più sicuro di te! Sei lento e cantilenante.
Ghost si era preparato come un professionista, era concentratissimo, ma il cervello perdeva sangue: suo fratello era stato arrestato il giorno prima per rapina e lui era spaccato in due, fra l’affetto per Ernesto e l’infrangibile proposito di non essere come lui.
– «A un disgraziato, se gli raddoppi i castighi…». – Riprese il servo.
– Prof, ma questa commedia è piena di male parole: disgraziato, pappatoria, maledetto, Culindro, battona, puzzone…! – Interruppe Genny con la sua indole contraria alla volgarità.
– Effettivamente, se vogliamo fare lo spettacolo in parrocchia, don Salvatore non ci darà mai l’autorizzazione. I protagonisti sono puttanieri, puttane, cocottine! – Pur essendo un trivialone, anche Niki era d’accordo.
– Non dite parolacce! – Intervenne Serena silenziando i ragazzi nell’ammirazione.
– Purtroppo questi vocaboli dovremo pronunciarli, sono nell’opera. – Si inserì Gesù con garbo pendendo dallo sguardo di Luce del sole.
«Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio…» (Matteo, 21:28-31).
– Atto IV! Ciack!
– «Dovrei sopportarlo, io, questo schifo di matrimonio con un marito che mi sgraffigna tutto di nascosto e lo regala alla sua puttana?… Malmaritata a mal marito, sono!».
– Melody, come cavolo ti chiami?, non ti storcere troppo che non sai proprio recitare! – Eziolino la stroncò.
– Guarda che mia madre ha frequentato la scuola di arte drammatica a Roma!
– Allora è una grande attrice! Come si chiama?
– Sky Vitiello!
– Allora non fa l’attrice, vende le televisioni!
– Cretino, sky in inglese significa cielo! Ma cosa parlo a fare con te, sei privo di cultura.
– Ma qua’ cultura! Tap model da un metro e dieci! Vaff…
– Eziolino! Basta! Ora esageri! Non hai la pelle di Tonino, ma sei più sguaiato di lui. – La docente fu costretta a sbarrare un rigagnolo che già altre volte si era sbracato in una piena.
– Signori’, io sono nato a Napoli anche se sono negro!
– I negri sono persone serie!
Effettivamente Eziolino non aveva mai messo piede nel continente dei vatussi, anche perché non gli conveniva: era un pigmeo! Era bellicoso perché aveva paura, un po’ di tutto, anche di avere un fratello: infatti era figlio unico di genitori neri e bassi come lui. Era rimasto traumatizzato fin da piccolo da Caino e Abele e temeva di fare la stessa fine… perché era buono… come Ugo…:
– Professoressa, sta tragedia mi attira, fa schiattare dalle risa. Tutti questi equivoci mi piacciono come la cioccolata. E i due fratelli si vogliono bene: si perdono, si cercano, si ritrovano, ritornano a casa; e continuano a volersi bene.
– Atto V! Ciack!
– «Siciliano sono, di Siracusa». – Rosario attaccò quasi fosse un vero isolano.
– E io del continente sono! – Tonino non perse l’occasione. – Qui è roba di mafia!
– «Bruciale gli occhi, a questa femmina»!
– «Caccola di topo!».
– «Cagna!».
– «Gli farò le budella a spezzatino!».
– «Dagli una pettinata a suon di pugni!».
– Prof, c’era la mafia allora? – Summer parve incuriosita.
– C’era, c’era. E pure la camorra. – Tonino fu perentorio. – Ma la camorra è meglio! Camorra è bello, camorra è tutto!
– E invece la camorra è ripugnante! Non vi consento di fare certe affermazioni! – Si arrabbiò proprio, Linda.
Era un’insegnante precaria storica e aveva perso il fratello minore, appena ventenne, in un conflitto a fuoco. In realtà aveva anche un fratello maggiore, che purtroppo fin da ragazzo era stato sempre un prevaricatore, ingiusto e violento, fino a guadagnarsi i galloni di capozona del reparto furto di motorini. Il minore invece era puro di cuore, mite, altruista. Tentava con ogni sforzo di redimere il maggiore, si spogliava di tutto per lui, pregava, offriva sacrifici al Signore… Una mattina seppe casualmente che la notte un commando della banda rivale lo avrebbe freddato all’uscita della bisca clandestina. Si nascose nei pressi e, quando il maggiore apparve sulla porta, gli corse incontro ad abbracciarlo prendendo i proiettili al suo posto. Morte mia, vita tua. Il maggiore scappò e non se ne seppe più nulla. Linda si era sempre disinteressata della criminalità, ma da allora aveva preso coscienza della virulenza del fenomeno ed era diventata un’apostola per il recupero dei ragazzi di strada, assieme a Carla e Cesare.
– Professoressa, vi chiedo perdono… non volevo… Avete ragione… Io… io… me ne vorrei uscire… ma non… non me ne posso… più uscire… – Tonino inciampò in alcuni singulti che forse desiderava.
– No, scusami tu, non è con l’aggressività che posso convincerti! Ed io, non potevo arrivare prima, io? Invece me ne sono fregata fino a quarant’anni. Doveva essere ammazzato il mio Pierino!… e Silvio… Vi ho suggerito questa commedia proprio perché sogno di ritrovarli un giorno.
– Atto V! Parte finale! Ciack!
– «Salve, fratello mio, gemello mio… che rivedo dopo tanti anni, quando più non speravo».
– «Anch’io ti saluto, fratello che non ho mai cessato di cercare, tra tante pene e fatiche… ritorniamocene in patria tutti e due».
– «Come vuoi tu, fratello».
«E ora, spettatori, addio. A voi buona salute, a noi un bell’applauso».
Un uomo aveva due figli. Il più giovane… sperperò il suo patrimonio… e tornò… suo padre… gli si gettò al collo…: “… mangiamo e facciamo festa…”. Il figlio maggiore… si indignò… Suo padre allora… “Figlio… bisognava far festa… perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Luca, 15:11-32).
Adamo si unì a Eva… la quale… partorì Caino… Poi partorì Abele… Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato… alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise (Genesi, 4, 1-15).
Michele Del Gaudio