Ultima, in ordine di tempo, provocazione contro il procuratore Granero e i giudici. L’ennesima minaccia contro magistrati che fanno il loro dovere! Dopo la conferma del blocco della gestione a carbone, spuntano le sedicenti brigate che minacciano lo Stato per i “ritardi” nella difesa della salute dei cittadini!
Il profilo provocatorio del messaggio non può’ sfuggire a nessuna persona perbene ed in buona fede e costituisce parte di un dossier su cui indagherà la Procura competente, quella di Torino! Il clima torbido che il partito trasversale pro carbone alimenta, ricorda altri eventi oggetto di speculazioni ad alto rischio e purtroppo non trova nessuna reazione da parte delle istituzioni che tacciono e quindi acconsentono che i magistrati vengano minacciati, dileggiati, intimoriti mentre sindaci, presidenti di Provincia e di Regione, segretari , parlamentari di tutti i partiti rappresentati in Parlamento si guardano bene dal pronunciarsi! Credono, tutti codesti “eletti” di sfuggire alle loro responsabilita’ passate e presenti,auspicano forse qualche “incidente” che metta fuori gioco la procura,per poi recuperare una credibilita’ perduta per sempre?
Da parte nostra nel riconfermare al p.m. Granero ed al gip, Giorgi, la nostra riconoscenza per aver “scoperto” il gioco di Tirreno Power e dei suoi sostenitori, ribadiamo che la tutela della salute non è coniugabile con lavoro mediante furbizie e ricatti: quindi ben venga il risanamento dell’area e la ricerca di nuovi investimenti con il tramonto del carbone e anche del gruppo di pressione che per tanti anni lo ha sfruttato lucrando grandi vantaggi privati a scapito dei beni pubblici!
DAL SITO ‘NUOVA INFORMAZIONE INDIPENDENTE’
La Rete (e noi anche, ndr) manifesta la più completa e convinta solidarietà al Procuratore Granero, e chiede a istituzioni, industriali, sindacalisti e principali partiti di fare altrettanto, a difesa dell’indipendenza della Magistratura. In merito alle dichiarazioni di ieri dell’Unione Industriali, la Rete ritiene che non sia affatto vero che Tirreno Power si sia adoperata per andare incontro alle richieste del Giudice (il quale non può permettere la “reiterazione di un reato”) dato che per esempio l’azienda:
1 – Risulta non voler rispondere sul punto più cruciale (le misurazioni al camino);
2 -dichiara a mezzo stampa di voler investire, ma poi nei documenti tali investimenti risulterebbero inesistenti (sia sul nuovo che sui vecchi gruppi);
3 -non raggiungerebbe da subito i livelli di MTD, ma forse tra due anni (anche se da quanto risulta dal progetto nemmeno fra due anni sarebbero raggiunti tutti punti delle MTD ).
A proposito, chiediamo all’Unione Industriali di Savona se sia a conoscenza che l’AIA concessa nel 2012 presentava numerosi e vistosi sforamenti sul valore massimo delle linee guida europee sulle Migliori Tecnologie Disponili (con monossido di carbonio addirittura il 500% superiore rispetto ai valori massimi previsti) e che anche nel progetto presentato da ultimo da Tirreno Power ci sono dei valori superiori alle MTD, che potranno essere comodamente verificati sui documenti ufficiali certamente in possesso dell’Unione.
A Guglielmelli che implicitamente critica i Magistrati chiedendosi polemicamente se si può ancora fare azienda a Savona, domandiamo altrettanto polemicamente se l’Unione Industriali ritenga che si possa ancora vivere in uno stato di diritto, o se preferisce che alcune aziende possano agire indisturbate senza rispettare le regole che valgono per tutte le altre e a danno della collettività.
Con riferimento poi alle dichiarazioni di una sindacalista che ha riferito alla stampa: “non conosco una centrale che con gli opportuni adeguamenti sia uscita di produzione”, invitiamo quest’ultima ad informarsi meglio su casi di altre centrali elettriche con analoghe problematiche.
Ad esempio per la centrale Tirreno Power di Civitavecchia (curiosamente stessa proprietà) è avvenuto che il sindaco, a fronte di un gruppo dell’impianto per cui era prevista l’assegnazione per i primi due anni di vigenza dell’AIA di alcuni limiti emissivi superiori a quelli previsti dalle MTD (anche qui giustificati con l’attesa di miglioramenti futuri) ha ritenuto che questa deroga avrebbe avuto l’effetto di esporre la popolazione a livelli di emissione che “possono e debbono essere ridotti nell’immediato” e quindi ha formulato come prescrizione il divieto di funzionamento di quel gruppo a carbone. (**)
(Proprio come a Vado e Quiliano, ndr)
Stessa azienda, problema molto simile: ma a Civitavecchia è intervenuto un amministratore avvalendosi dei suoi poteri-doveri a tutela della salute pubblica; qui a Savona è dovuta intervenire la Magistratura. E c’è qualcuno che ha pure l’ardire di criticarla.
Ciascuno può trarre le debite conclusioni.
Da ultimo ricordiamo che il Procuratore Capo Granero ha lanciato un allarme di minacce alla sua persona, auspicando che enti e istituzioni prendano una decisa presa di posizione (evidentemente di solidarietà) in merito alla condanna delle minacce.
La Rete manifesta la più completa e convinta solidarietà al Procuratore Granero, e chiede a istituzioni, industriali, sindacalisti e principali partiti di fare altrettanto, a difesa dell’indipendenza della Magistratura, indispensabile presupposto per una serena e civile convivenza nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini e di tutte aziende.
DA IL SOLE 24 ORE INFORMA
Il Sole 24 Ore di martedì 22 luglio ha dato notizia dei debiti di Tirreno Power (860 milioni), controllato per il 50 % dalla francese GDF Suez e partecipata al 39 % dalla stessa Sorgenia, controllata da Cir (famiglia De Benedetti, editore di la Repubblica e l’Espresso) al 53% e Verbund (società austriaca) per il 46 %.
Tra le altre cose è scritto . ” La partita su Tirreno Power è fin qui proceduta a rilento per svariate ragioni, Sia perché da fine dicembre era in vigore uno stand still di fatto grazie all’intervento dei due principali soci, sia perché per essere davvero affrontata andava prima sciolto il nodo di Sorgenia, sia soprattutto per il sequestro disposto dalla Procura di Savona delle due unità a carbone dell’impianto di Vado Ligure“. Quest’ultimo, alla luce delle forti difficoltà degli impianti termoelettrici (Tirreno Power ne controlla tre) e della ritrovata redditività del combustibile fossile, rappresenta infatti forse l’asset cruciale per la ex genco. Non è un caso che fosse in programma una sua significativa ristrutturazione di cui tuttavia il ministero dell’Ambiente ha sospeso l’Aia (autorizzazione integrativa ambientale). Il nuovo piano industriale di Tirreno Power, di cui le banche hanno visionato una prima bozza, prevede un ammodernamento con le migliori tecnologie disponibili delle due unità a carbone per un investimento stimato in 140 milioni, sempre che intervenga il dissequestro da parte della Procura. Non sarebbero invece previste dismissioni….. L’intera architettura, è evidente, si basa sul via libera agli interventi sul sito di Vado Ligure; in alternativa dovranno essere prese in esame altre soluzioni, più drastiche e all’insegna della discontinuità. Le banche fiunanziatrici saranno così chiamate a valutare sia il nuovo piano, sia la proposta di manovra finanziaria che sulla base delle proiezioni a medio e lungo termine andrà probabilmente a definire la porzione di debito sostenibile per la ex genco. Tra gli istituti finanziatori, i più esposti sono Bnp e Unicredit con circa 160 milioni a testa. Entrambi diventeranno azionisti di Sorgenia e si troveranno dunque a esaminafer il rifinanziamento di Tirreno Power nella duplice veste di soci e creditori. Con esposizioni minori anche Calyon, Insesa San paolo, Cdp, Mps e Portigon.
Piccola nota, il giornalista che ha firmato l’articolo, Cheo Condina, non cita mai che i provvedimenti giudiziari sono sempre stati convalidati dal Gip, giudice terzo delle indagini preliminari. Non avrà dimestichezza con la cronaca giudiziaria ?