Una relazione di 96 pagine. Racconta, descrive, approfondisce, analizza il complesso fenomeno delle mafie e di altre associazioni criminali in Liguria dagli anni ’80 ad oggi. E’ stata consegnata, l’8 luglio 2014, alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta in missione ad Imperia. La documentazione è firmata dall’ Ufficio di presidenza della ‘Casa della Legalità e della cultura’, onlus, nota per alcune iniziative, anche plateali, come la protesta in piazza. I responsabili spesso colpiti da processi per diffamazione e condanne, ma anche assoluzioni. Un memoriale, quasi vademecum, sicuramente parziale, forse con qualche marginale aspetto strumentale. Si narra una sorte di ‘Liguria segreta’, ma non troppo per chi ha cercato di tenersi informato e quando questo è possibile.
Rivelazioni ? Le più sconcertanti, pur non essendo del tutto inedite agli addetti ai lavori, riguardano due dei tanti ‘misteri’ insoluti della provincia di Savona. Le fonti confidenziali della Casa della Legalità avrebbero svelato che la dinamite più volte utilizzata ai tempi del ‘teardismo’ ai danni di imprese che facevano resistenza al ‘pizzo‘ sarebbe stata fornita dagli allora titolari della famigerata cava di Borghetto dove furono anche sepolti migliaia di fusti tossici e l’operazione di bonifica costò alla comunità decine di miliardi di lire. Il secondo squarcio di luce, meno noto soprattutto alle nuove generazioni, investe gli attentati messi a segno a Ceriale a quella che, a quei tempi, veniva considerata una moderna azienda agricola per la coltivazione di orchidee. Dopo massicci acquisti di aree, apparteneva alla famiglia dell’imprenditore Giovanni Nucera, esponente di primo piano del Psi a livello locale e provinciale. Molto attivo, in particolare, ad Albenga. Gli attentati – avvertimento sarebbero stati opera del clan Fazzari per un conflitto di interessi incrociati.
Crediamo di esercitare un diritto di cronaca, il dovere dell’informazione facendo parlare gli atti della Casa della Legalità, rapporti giudiziarie ed investigativi. Si narrano vicende venute a galla nel tempo, a spizzichi, quasi mai assemblate o coordinate, né catalogate come è stato fatto in questo caso. Ma per molte di esse vale quel detto: chi ricorda come è andata a finire ? L’auspicio di un umile blog senza pretese e senza la materiale possibilità di contattare tutti coloro che sono citati, è che si trovi il coraggio e magari la forza d’animo di far conoscere la propria verità. Non solo, un paese senza memoria non ha futuro, ripete spesso l’anziano presidente della Repubblica. Nelle stesso tempo sarebbe un errore far ricorso ai ‘processi sommari’.
Sappiamo, con 47 anni di cronaca locale sulle spalle, tra la gente, che in ogni vicenda c’è sempre chi rischia di essere trascinato nel frullatore solo perché ha il ‘torto’ di essere un parente, di aver un affetto o di essere stato legato sentimentalmente, o ancora in affari pregressi con una persona impresentabile. Il discorso cambia quando ci troviamo di fronte a politici e pubblici amministratori. E’ vero, possono non sapere, e quando sanno hanno dovere di prendere le distanze senza giri di parole. E tanto meno utilizzare il retro bosco malavitoso in campagna elettorale per conquistare voti e di conseguenza potere. Eppure in qualche caso c’è chi ha continuato, in pubblico, a difendere l’indifendibile sul piano etico e morale. Non ci interessa in questo caso l’aspetto penale. Non si può ignorare che esiste la ‘verità dei fatti ‘ e la ‘ verità giudiziaria’, ma anche la ‘moglie di Cesare…”.
PREMESSA – La nota introduttiva della relazione premette: “...Come è nostra abitudine si procederà ad indicare, senza reticenza, nomi e cognomi con relativi fatti…si può affrontare la realtà solo guardandola in faccia…non condividiamo gli atteggiamenti dello ‘strabismo’ che vedono la mafia, le collusioni e contiguità, solo quando queste riguardano…; il negazionismo ha permesso alle organizzazioni mafiose di proliferare…non è solo un problema imperiese, ma ligure…con radici profonde a Genova come nel savonese, e con entrature sino nei più alti piani della classe dirigente di questa regione e sin dentro Istituzioni che sarebbe miope considerare immuni..”.
LA LIGURIA – ” ...Se inizialmente il fenomeno veniva ignorato per l’assenza di conoscenza del fenomeno stesso, si è poi assistito ad un colpevole atteggiamento di minimizzare e negare, anche nell’ambito della magistratura oltre che della politica…”. E noi aggiungiamo della stessa ‘informazione giornalistica‘, condizionata da più fattori e con ispiratori diversi a seconda della provincia. Lo confermano molti articoli, con firme di ‘prestigio’. Oppure c’è chi di ‘mafia in Liguria‘ pur avendo ruoli di responsabilità, non ha scritto una riga. Un po’ come accadeva per Alberto Teardo ai tempi delle ‘bombe di Savona’, invano gli ‘studiosi’ hanno cercato una sua dichiarazione ufficiale. Ma qualcuno glie la chiese ?
Per la Casa della Legalità e chi, come loro da qualche lustro segue il fronte malavita organizzata e ha curato l’archivio, “esiste in Liguria una pesante penetrazione mafiosa anche nel tessuto sociale ed economico- imprenditoriale, oltre che in quello politico…; c’è la presenza di canali di costruzione del consenso…di mimetizzazione nell’economia legale, acquisendo nel contempo maggiore peso politico… con accordi per la fornitura di pacchetti di voti in cambio di appalti, concessioni, licenze, varianti edilizie…consulenze”. Tra gli aspetti più devastanti si sostiene: “ In questo territorio oltre all’uso dell’intimidazione, le mafie hanno consolidato il proprio potere comprando, corrompendo e ricattando….quanti si dimostravano disponibili….”.
LA MASSONERIA – ” E’ un fatto storico, dai tempi del processo e del clan Teardo…che le organizzazioni mafiose utilizzino la massoneria per consolidarsi e raggiungere i propri obiettivi…” . Aggiungiamo noi: non tutta la massoneria. Negli anni dello strapotere teardiano esistevano tre soli giornali ribelli (Il Secolo XIX, L’Unità, Paese Sera), altri assai più distratti o ossequiosi: La Stampa con i longevi, professionalmente, Sandro Chiaramonti e Paolo Lingua; l’allora Corriere Mercantile e Il Lavoro; l’ufficio stampa, all’epoca, della Regione Liguria che controllava Rai 3 Regi0ne. Si dava più spazio e risalto alle notizie del giornalista e del direttore querelati da Teardo (e poi assolti), piuttosto che all’inchiesta che vedeva indagato, ma ancora a piede libero, il presidente della Regione. Un Teardo che , oltre tutto, aveva il pieno sostegno dell’allora potente Bettino Craxi, di uomini dei servizi segreti. Rivale politico dichiarato Sandro Pertini il quale fece del suo meglio, anche se con un certo ritardo colpa le frequentazioni di amici savonesi al Quirinale, per dare man forte agli inquirenti e ai giornalisti non allineati.
ATTENTATI E DINAMITE NEI CANTIERI- Il capitolo attentati dinamitardi a imprenditori, in particolare al cantiere dell’impresa Damonte di Alassio sul ponte del Letimbro, ed altri ancora IN DIVERSE AREE DELLA PROVINCIA, non giunsero mai ad un punto fermo. Rimasti quasi sempre senza nome di esecutori, mandanti e fornitori dell’esplosivo. Scrive la Casa della Legalità “...il gruppo facente capo a Francesco Fazzari – ora deceduto – legato ai reggenti della ‘ndrangheta in Liguria (Rampino), legato alla cosca Gullace- Raso- Albanese, era l’esecutore degli attentati dinamitardi ai danni di imprese che non si piegavano a pagare al gruppo Teardo.….Due gli elementi a sostegno di questa tesi: l’esplosivo era lo stesso utilizzato nell’attività della cava di Borghetto S. Spirito.…Francesco Fazzari era legato, anche nell’esercizio di impresa, al noto costruttore teardiano Giovanni Nucera (è stato finanziatore di Teardo e nel momento del bisogno comprò tre appartamenti della moglie a Paolo di Sassello). Anche Giovanni Nucera, peraltro, aveva denunciato il giornalista più impegnato a seguire l’affaire Teardo, querela ritirata con l’ausilio del difensore, figlia di un ex presidente della Regione Liguria; il giornale era assistito dall’avvocato Cesare Manzitti.
Secondo la Casa della Legalità accadde pure qualcosa di curioso. …Giovanni Nucera e Francesco Fazzari ebbero divergenze…quest’ultimo dispose un’attentato alle nuove serre dell’azienda agricola in Località Parei, tra Ceriale e Peagna…”. Sarebbe istruttivo andarsi a rileggere le notizie su quegli episodi, come venivano riportate dai giornali, dai cronisti dell’epoca, dai corrispondenti; il tema delle indagini, il taglio sulle piste investigative, i silenzi imbarazzanti in particolare a Ceriale.
A questo punto una sonora frecciata della Casa della Legalità. “….L’inchiesta Teardo bis non vide, nei successori di Granero e Del Gaudio, alcun seguito lasciando così intatta la rete su cui appoggiava il potere criminale…” Un cenno viene riservato all’equivoca condotta, negli anni, dell’Unione degli Industriali locale. C’è qualcuno che ha avuto ruoli di responsabilità, ha qualcosa da dire al proposito ?
Nella relazione si ricorda inoltre che, negli anni ’90, emerse un asse massoneria -‘ndragheta nell’ambito di inchieste sulla rete di smaltimenti illeciti di rifiuti tocciso-nocivi tra il savonese ed il Tigullio. La famiglia Mamone (Genova, indicata nel 2002 dalla Dia), legata ai Mammoliti, ai Gullace-Raso-Albanese, ai Piromalli, vedeva inizialmente Vincenzo Mamone, iscritto alla massoneria; alcuni esponenti della Loggia (Alberto Fortis) acquisirono posizioni di vertice nella ConfapiLiguria.
I Piromalli ? Sono una ndrina calabrese di Gioia Tauro e possiamo aggiungere che don Peppino ebbe una frequentazione a Borghetto S. Spirito dove avrebbe depositato, in un cassetta di sicurezza, un’ingente somma (700 milioni), pare con la regia di un reparto speciale dei carabinieri. Il direttore di quella banca, massone in sonno, oggi anziano pensionato a Ceriale, subì qualche anno dopo, a Genova, 11 ore di stressante interrogatorio, rischiando persino l’arresto ad opera del giudice Pio Macchiavelli. C’erano in ballo solo soldi sporchi, da riciclare o anche una partita di droga ? Il funzionario sostenne di aver agito esclusivamente su indicazione di un ufficiale e sottufficiali dell’Arma che si erano nascosti dentro un furgone bianco parcheggiato poco lontano dall’istituto di credito. In precedenza, sempre da quella banca, uscì una fidejussione di 4 miliardi per un’altra clamorosa operazione, finita nel dimenticatoio, è che portava il nome della nave mercantile ‘Jean Star’, sequestrata carica d’armi nel porto di Savona dove era attesa. In Procura, tra l’allora capo Michele Russo e il sostituto Tiziana Parenti volarono gli stracci.
Tornando alla relazione antimafia della Casa della Legalità si sostiene : “Risultano ancora presenti nel territorio ligure ed in particolare nel savonese, logge massoniche coperte, secondo dettagliate segnalazioni giuntaci certamente a Villanova d’Albenga e Cairo Montenotte”.
E ancora, un affondo destinato a far riflettere e discutere, mentre ognuno dovrebbe uscire dal silenzio ed assumersi responsabilità. E’ scritto testuale: “….dietro ad associazioni e circoli, proprio rispetto al modus operandi, non può che trovare conferma anche l’indicazione generale di un utilizzo di strutture, quali Lions e, soprattutto Rotary, da parte della rete massonica per tessere ed ampliare le proprie sfere ed influenze….le logge massoniche rappresentano il punti di incontro di soggetti appartenenti o legati ( pare azzardato generalizzare ndr) alla criminalità, non soltanto con esponenti anche delle Istituzioni, ma con quei professionisti – avvocati, notai, commercialisti – che poi vengono utilizzati per il perseguimento di obiettivi all’insegna dell’illegalità…”
IL CARTELLO MAMONE -FAZZARI – Un video del 1993 testimonia che al battesimo della figlia del big Vincenzo Mamone, il padrino era Carmelo Gullace, detto Nino, presente con la moglie Giulia Fazzari. “Nel 2005 con servizio fotografico abbiamo documentato – precisa la relazione – i rapporti dei Mamone con esponenti politici genovesi, tra cui Romolo Benvenuto, Massimo Casagrande, Piero Piccolo,(uomo di Claudio Burlando) e Venanzio Maurici….”
I FOTIA – La famiglia Fotia, insediatasi nel savonese, è indicata vicino ai Morabito- Palamara- Bruzzaniti. I fratelli Fotia titolari delle società Scavoter, Acquaviva, PDF, soci in Incisa e Vado Project.
Si cita in modo approfondito l’operazione Dumper, a Vado Ligure (arresti), i rapporti tra Pietro Fotia, la mente e il dirigente comunale Roberto Drocchi, esponente di primo piano dei Ds/ Pd di Savona; già consigliere comunale durante il primo mandato della giunta di Federico Berruti ed arrestato (Drocchi) poco prima delle elezioni. E’ annotato che: ” …A Vado risulta avere posizione di rilievo il cugino di Fotia, Fortunato Raffa, già consigliere comunale, delegato provinciale del Pd di Savona, dal Circolo di Vado, in quota renziana….”; un accenno al sindacato Cisl in merito alle proteste di piazza dei lavoratori Scavoter..Si cita che tra la difesa di Fotia, accanto all’avvocato Giovanni Ricco, storico legale di Fameli e Gullace, interviene l’avvocato Roberto Romani – fu presidente del Coreco ndr – vicino ai Ds/ Pd, presidente della Fondazione De Mari Carisa; il terzo legale dei Fotia è Giancarlo Pittelli, già parlamentare Pdl. In realtà ce ne sono stati pure altri. Uno fu vittima di una brutale aggressione rapina, a Savona. Condannati i responsabili. Una vicenda misteriosa.
ANGELO VACCAREZZA (incensurato)- Riporta la relazione alla Commissione Parlamentare: “ A seguito di questo nuovo assetto dei rapporti legali ( e politici) dei Fotia, il presidente della Provincia ed esponente Pdl (ora FI) Angelo Vaccarezza non farà costituire in giudizio davanti al Tar l’ente da lui presieduto, non opponendosi così alla richiesta dei Fotia di annullamento delle misure interdittive a carico delle loro imprese…. Tra i rapporti politici non può essere considerato politico quello dei Fotia con la Diocesi di Savona durante la gestione di monsignor Domenico Calcagno....(ora cardinale ndr) basti ricordare le dichiarazioni di don Carlo Rebagliati, deceduto, sulle ritorsioni subite quale ex economo della diocesi stessa….”.
Forse il ‘mosaico’ Fotia meriterebbe una considerazione in più. Se è una famiglia in odore di mafia – e da cronisti locali non l’abbiamo conosciuti tali – come si spiegano le linee di credito di alcune importanti banche, in primis Banca Intesa, settore aziende, che anticipava fino a 6 milioni di euro ? E negli stessi periodi il responsabile ligure della banca concedeva una lunga intervista al collega giornalista da sempre vicino ad un gruppo di potere economico di Savona. E ancora, sempre da farina del nostro sacco, come si concilia l’iscrizione, col pagamento di sostanziosi quote annuali, all’Unione Industriali della Provincia di Savona ?
L’ARRESTO DEL POLIZIOTTO AD ALASSIO – “Nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Savona fu arresto Davide Delogu che aveva operato per permettere a Carmelo Gullace di ottenere il passaporto, con un ruolo dell’avvocato Antonio Nocito, esponente della Fiamma Tricolore.…”, si parla anche di acquisizione di voti nelle elezioni amministrative provinciali del 2009, dove il penalista ingauno era candidato nel centro destra con una lista civica a sostegno della candidatura alla presidenza di Angelo Vaccarezza; Nocito era candidato nel collegio di Borghetto S. Spirito.
BOISSANO: IL CASO BUCCAFURRI – “Nel 2007 – è scritto – per fatti relativi a firme false per la presentazione delle liste erano già stati coinvolti esponente della Fiamma Tricolore, in particolare Michelangelo Buccafurri – responsabile dell’Ufficio Lavori Pubblici e Manutenzione del Comune di Balestrino ndr – e Gianpaolo Pellegrini, ex consigliere circoscrizionale di Savona, già militante Msi, poi An, tra i capi ultras del Savona Calcio. Da qui una condanna ad un anno e 6 mesi del tribunale di Savona per falso ideologico commesso in atto pubblico”. Non conosciamo tuttavia se ci siano stati altri giudizi in appello.
Altro passaggio virgolettato: ” La lista Vivere Boissano – Fiamma Tricolore – promossa con firme false si presentava per sottarre voti al centro destra per agevolare l’elezioni della candidata del centro sinistra Rita Olivari, indicata da Uomini Liberi, in contatto con il marito, e per ragioni di lavoro, con lo stesso Buccafurri. La Olivari vinse per soli 4 voti, Buccafurri da solo ne ottenne 7. L’amministrazione Olivari, dopo la sua elezioni, ha dato via libera ad una lottizzazione residenziale in prossimità del cimitero per la cui realizzazione ha operato la SA.MO.TER dei Fazzari – Gullace...Il Buccafurri quale funzionario responsabile al Comune di Balestrino dove si trova la Cava Camporosso della Comito, passata alla Samoter….lo stesso geometra avrebbe messo in atto molteplici condotte omissive…. a danno di Orlando Fazzari”, uno dei figli perbene del patriarca Francesco e dissociatosi da decenni dalla famiglia d’origine e dai Gullace.
Interpellata da trucioli,.it, Rita Olivari, 47 anni, originaria di Genova, laurea in architettura, come il marito Enrico Zunino, ribadisce di ” non aver mai avuto rapporti con i Fazzari o con i Gullace, di aver intrattenuto un rapporto indiretto con Orlando. L’insediamento edilizio in questione è iniziato un anno e mezzo fa ad opera di una cooperativa, di essere stata all’oscuro che i lavori di scavo del terreno sono stati fatti dalla Samoter.. e comunque il Comune non c’entra sono rapporti tra privati. Aggiunge: ” Si fanno insinuazioni che mi addolorano, ma non scalfiscono la mia integrità morale di sindaco e di…. Forse qualcuno ignora che il tracollo Fameli ebbe inizio proprio a seguito di interventi del Comune di Boissano su un’area ed immobili di Fameli stesso…in gran parte sequestrati, affidati al Comune, poi tornati nella disponibilità del tribunale e per legge, di fronte agli abusi accertati, l’area immobiliare in questione rientrerà nella piena disponibilità comunale ed il nostro obiettivo è dare vita ad una cooperativa agricola sociale….forse ai maligni, magari ex sindaci di questo comune, è il caso di ricordare che non si accettavano neppure i regali natalizi che Fameli era solito distribuire….”.
Lo studio tecnico di Rita Olivari e Enrico Zunino ha più di una caratteristica e peculiarità. Intanto lei è un sindaco della sinistra (Pd), tesi di laurea nei primi anni ’90 su “Balestrino, storia del paesaggio agrario e analisi archeometriche del Borgo” e tra i cotesisti il compagno di vita (Enrico Zunino). Diventeranno, negli anni, i tecnici più assidui nel restauro di chiese della diocesi, quasi sempre su commissione della Curia Vescovile di Albenga – Imperia. Da S. Maria del Bossero di Leca d’Albenga, all’oratorio di San Giovanni di Gavenola, dalla chiesa parrocchiale di Rollo (Andora) all’oratorio di S. Apollonia e la chiesa di San Giorgio di Balestrino. Non mancano impegnativi e prestigiosi incarichi da enti comunali. Come l’arredo urbano, le urbanizzazioni primarie e reti di utenze del Piano di Recupero del Borgo Antico di Balestrino. Realizzazione di alloggi per studenti nel centro storico di Albenga mediante il restauro di Palazzo Mariettina Lengueglia. La direzione lavori per 55 alloggi di edilizia convenzionata del Comune di Pietra Ligure. Altri 12 alloggi, sempre di edilizia convenzionata, in via Magnone- Nava a Ceriale. Eletta sindaco a Boissano nel maggio 2007, nel 2008 la Olivari ha ricoperto l’ambita carica di presidente regionale della commissione progetti per il Pd.
LEGA NORD – MELGRATI – PDL – Sempre la relazione. “Si sono evidenziati rapporti e cointeressenze con esponenti politici della Lega Nord (in particolare a Borghetto e zone limitrofe), nonchè esponenti del Pdl. Roberto Orlando, marito di Rita Fazzari, e fedele sodale di Gullace Carmelo, risulta avere un consolidato rapporto con Marco Melgrati, già sindaco di Alassio, consigliere regionale di FI, tra i maggiori negazionisti sulla mafia in Liguria…rivendicando pubblicamente amicizia e stima per Orlando e la moglie Fazzari….Tra gli iscritti al Pdl figuravano diversi esponenti della famiglia Gullace- Fazzari, nonchè di famiglie collegate per parentela ed appartenenza alla medesima consorteria, quali Gullace Celeste, primogenita alla quale era intestata, assieme alla sorella Valentina, la Villa di Toirano, attraverso donazione; Roberto Orlando, Antonio Orlando, Alessandro, Rocco, Rachele Pronestì, tutti iscritti al Pdl. …“.
A trucioli.it risulta che al tribunale di Genova sia in corso un processo in cui il presidente della Casa della Legalità Christian Abbondanza.…è stato denunciato per diffamazione da Melgrati, a sua volta denunciato da Abbondanza…Il giudice d’udienza avrebbe chiesto loro di trovare una transazione reciproca, scuse incluse. Se ne riparlerà in autunno.
IL CASO ALBENGA – Ancora la relazione. ” Nelle recenti elezioni amministrative per il Comune di Albenga, alcuni soggetti legati ai Gullace, quali i Nato dell’agenzia di pompe funebri, hanno visto i figli appoggiare – come pure Melgrati – la candidatura di Massimiliano Nucera, cugino del noto Andrea Nucera, latitante negli Emirati Arabi “ (pare tuttavia che i loro rapporti non siano idilliaci ndr). A questo punto si fa un cenno a Martina Gullace, figlia di Elio, per un pregresso rapporto sentimentale con il fratello del neo sindaco di Albenga. Storie famigliari che non possono necessariamente coinvolgere tutta la famiglia, e Giorgio Cangiano, avvocato, non ha avuto difficoltà a rimarcare, a trucioli.it, che “non ha mai conosciuto i famigliari di Martina, una brava ragazza che ha solo il torto di un cognome…”. Fu lo stesso Giorgio Cangiano a fare ricorso al Tar contro la Samoter dei Gullace quando volevano realizzare una discarica di inerti a Campochiesa. “Accostamenti strumentali – li definisce il sindaco – e di pessimo gusto sotto il profilo umano; personalmente sono tranquillissimo, nulla da rimproverare, neppure a mio fratello”.
C’è poi la candidatura di Fabrizio Accame “legato – scrive la Casa della Legalità – ai Gullace – Fazzari, a Carmelo Gullace, ad Antonello Pronestì“. Commento del sindaco Cangiano: ” Ero all’oscuro di questi asseriti rapporti, Accame faceva parte della quarta lista che sosteneva la mia candidatura, non è stato eletto e comunque non mi sento di giudicare senza conoscere elementi certi e concreti...”.
ELEZIONI REGIONALI – Risulta l’appoggio di D0menico Gangemi, detto Mimmo, capo della locale di Genova, ad Alessio Saso, nella circoscrizione di Imperia e Aldo Praticò (Genova), entrambi Pdl., ..; c’è Eugenio Minasso, beneficiario dei pacchetti di voti in odore di…come ammesso dai Pellegrino…indicato quale affiliato …c’è un vice sindaco della ex giunta Scullino….l’elezione della lista Marco Bertaina che appoggiava Burlando che, a sua volta, ha sostenuto Bertaina alle provinciali, con tanto di presenza al point elettorale di Bertaina.
Tra i citati Paolo Pippione, responsabile Carige della Provincia di Imperia, già consigliere provinciale Pdl, ex consigliere di Area 24 Spa; nel 2012 designato nel consiglio della Camera di Commercio di Imperia, un fratello, Leone Pippione, è stato sindaco di Sanremo. Si cita il caso di monsignor Nunzio Scarano, arrestato, braccio destro del cardinale Calcagno, già vescovo di Savona; in una delle inchieste è stato arrestato Giovanni Maria Zito, funzionario Aisi (servizi segreti); a Savona ci sono stati interessi commerciali tra la società Incisa dei Fotia e la diocesi ai tempi di Calcagno- Rebagliati.
Interrogativi emergono a Vallecrosia, con la lista alternativa a Biasi. Interrogativi con l’elezione a Camporosso di Maurizio Morabito, con lo zio Antonio. La colonizzazione della ‘ndrangheta ad Arma di Taggia, la pesante realtà di Diano Marina. Il personaggio sindaco, ex parlamentare leghista, Giacomo Chiappori in pregressi rapporti con il tesoriere Belsito e Mokbel. Entrambi arrestati.
Una pagina è dedicata a Varazze, alla sanatoria pro Giancarlo Vedeo, fedelissimo di Claudio Scajola. Vedeo, già tavianeo, referente Confapi che, a Savona, ha sede presso il consolato della Costa D’Avorio e presso la sede di Varazze del Consolato hanno sede le imprese che fanno capo a Vedeo. Due pagine riservate al Comune di Savona, ad alcune operazioni edilizie del Gruppo Dellepiane, alla cooperativa Miglio Verde gestita da Leonardo Paradiso detto Provolino. Il Comune di Andora all’epoca del sindaco Floris (neo presidente Area 24 Spa), con lavori alla Scavoter dei fratelli Fotia, a imprese del gruppo di Andrea Nucera. Mentre ad Albenga si fa cenno, durante il mandato di Rosy Guarnieri, al progetto di discarica della Samoter a Campochiesa; progetto che ebbe il parere favorevole della giunta di Antonello Tabò. Per il Comune di Alassio si cita la vicenda del segretario comunale Pino Strangi proveniente dal Comune di Gioia Tauro, sciolto per mafia ed ospitato a dormire presso il commissariato di polizia alassino, nell’immobile di proprietà comunale.
Si racconta che a raccomandare il funzionario all’ex sindaco Melgrati sarebbe stato un dirigente del commissariato stesso.
Tre le pagine dedicate al Comune di Celle Ligure, la storiaccia di un pennello a mare, il ruolo avuto dell’ex geometra comunale Franco Zunino, poi assessore regionale all’Ambiente. L’appalto rompicapo alla Cofor. Mezza pagina al Comune di Albisola Marina e alla società Alpar Srl, all’operazione dei 200 box, gruppo Demont, sub appalto all’imprenditore Pensiero, noto massone valbormidese.
Due pagine ai rapporti d’affari con alcune cooperative rosse, in particolare ad opera dei Mamone e dei Fotia.
Citando Andrea Nucera, la relazione alla Commissione parlamentare antimafia fa cenno ad un’atipica certificazione antimafia, su iniziativa dell’amica di un magistrato già in servizio a Savona. Si parla di collegamenti con Ettore Rebora che ha precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, sequestro di persona, estorsione.
Da ultimo Luigi Mauriello che da questore di Imperia ha sempre negato la presenza di organizzazione mafiose sul territorio; l’ispettore di polizia Salvatore Palermo, definito tra i soggetti ‘ compiacenti’. Il maresciallo della Finanza Donato Giannotte, l’appuntato Luigi Nilo. L’assistente capo di polizia penitenziaria Enzo Gammicchia. A Savona il maresciallo dell’Arma Pierluigi Stendardo, marito dell’avvocato Claudia Marsala vice procuratore onorario a Genova; Salvatore Monteleone al comando carabinieri di Alassio, fratello di Rosario Monteleone, già presidente del consiglio regionale. Alla stazione dei carabinieri di Borghetto S. Spirito, il luogotenente Luca Bianchi, il collega Giorgio Santopoli ad Andora. Segue un elenco di infedeli servitori dello Stato in divisa a Genova.
PORTI TURISTICI – Scrive la Casa della Legalità: ” La vigilanza all’interno dei porti turistici è affidata a privati con gestione in concessione…. Al Porto di Loano chi si occupa (occupava ndr) del personale impegnato nella vigilanza interna al porticciolo, discoteca inclusa (ora dismessa ndr ) è il pluripregiudicato Walter Negro, con società intestata alla figlia ed altra persona, tale società svolge attività di sorveglianza anche in locali notturni….”
Qui potrebbe esserci un piccolo giallo. Quando venne perfezionata la ‘pratica vigilanza porto di Loano’, con ‘benestare’ della Prefettura, del Comune e dei carabinieri, le persone addette pare si misero in contatto, informalmente, con l’allora sindaco e …. sembrerebbe che nessuno fece cenno alla vecchia vicenda dell’omicidio, a Loano, pena che peraltro Negro ha scontato, saldando il suo debito debito civile con la giustizia terrena.
Varrebbe la pena capire chi c’era dietro e perchè qualcuno si espose, peraltro non c’è mai stata un’inchiesta. “E’ ovvio – rimarca nella relazione la Casa delle Legalità – che nei carichi dei natanti, in entrata ed uscita, possono esservi dentro denaro contante, armi, droga, come pure l’uscita di rifiuti particolari…”.
Il caso porto di Loano del resto è sempre stato tabù, già ai tempi della misteriosa ‘guerra’ tra l’industriale milanese Enrico Miramonti e l’ex editore miliardario svizzero Max Frey, sepolto nel vecchio camposanto di Loano. Storie di attentati, incendi, asserite estorsioni, ricatti, corruzione in banchina. E tra i testimoni eccellenti di quegli anni Antonio Fameli che ha scritto le sue memorie, tuttavia ignorato dal giornalismo d’inchiesta del Bel Paese. Fatti e misfatti in parte sepolti in migliaia di pagine d’archivio. Mai approfondite.
CASE AGRICOLE FITTIZIE – Tra le annotazioni emerge che “...è opportuno sottolineare che spesso, nell’ambito del territorio della Liguria, grazie ad enti locali compiacenti, vengono attivate Aziende Agricole, solo sulla carta al fine di richiedere ed ottenere la concessione edilizia in aree vincolate per la costruzione di case agricole che in realtà, poi, si rivelano vere e proprie ville che, con l’agricoltura non hanno nulla a che fare. Tale pratica si è, in particolare, evidenziata nel territorio della provincia di Savona …”. Bisognerebbe aggiungere che in alcuni casi ci sono in ballo pure contributi comunitari e regionali, in altri casi le aziende agricole sono state negli anni dismesse. In alcune località le indagini anzichè essere affidate ad inquirenti competenti, sono state assegnate a vigili urbani, magari con comandanti scelti dalle stesse giunte comunali ‘complici’ del malcostume o malaffare. Tra i personaggi coinvolti, ma è una costante, esponenti massonici, professionisti attivi in associazioni culturali ‘benefiche’. Alcuni seppure sotto inchiesta o rinviati a giudizio, i nomi sono stati sfacciatamente taciuti da un quotidiano nazionale con pagine locali – carta canta.
L’ultimo fendente della relazione, a pagina 96, è destinato all’ambasciatore Morabito (principato di Monaco)… e all’ambasciatore Giorgio Storace negli Emirati Arabi. “...Storace a conoscenza dello stato di latitanza di Andrea Nucera per un crack da 400 milioni di euro…con richiesta di estradizione dai parte dei magistrati Granero e Pelosi....nonostante tutto questo lo Storace si recava presso il ristorante ‘Italianissimo‘ aperto ad Abu Dhabi, dal Nucera con la sua compagna latitante Simona Musso – informalmente la terza moglie ndr – lodando anche con una dedica pubblica l’attività di ristorazione avviata da italiani latitanti”. L’ambasciatore, a suo tempo, negò di essere stato informato delle condizioni di Nucera e della compagna, né di essere stato a conoscenza della reale proprietà. Si era mosso, a suo dire, solo a seguito di un invito ufficiale.
Un ristorante di successo, meta a quanto hanno riferito alcuni visitatori, pure di savonesi ed imperiesi. Uomini d’affari, imprenditori, professionisti. Del resto l’architetto Nucera che molti dimenticano fu eletto giovanissimo nel consiglio comunale di Ceriale, assessore per un breve periodo, pare sia convinto che il tempo giochi a suo favore. E un domani potrà tornare su quella terra che dapprima gli ha dato tanti onori ed amicizie importanti, poi, con il suo sistema di potere, gli avrebbe voltato le spalle. Andrea Nucera si confessa fiducioso. Perché Il Secolo XIX, con i suoi sagaci inviati speciali, non organizza una missione ad Abu Dhabi per raccontarci ‘Nucera e C. edizione 2014 ?
L. Cor.
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