Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Gli anni della P2 a Savona, su Genovaweb in rete 399 pagine con 256 persone citate


Leggi su Genovaweb, a cura della Casa della Legalità, gli atti parlamentari della commissione d’inchiesta sulla P 2 di Licio Gelli. [ Link alternativo .Zip] Si tratta della documentazione inviata a Roma dall’allora giudice istruttore Francantonio Granero, oggi procuratore capo della Repubblica di Savona. Un recupero della memoria anche per un cronista ormai a riposo e che ha seguito negli anni, da dentro e fuori il palazzo, in redazione, gli anni rimasti in buona parte oscuri dello storia savonese. Dalle ‘bombe della strategia della tensione’, agli attentati ai cantieri edili e stradali, agli scandali esplosi con teardismo, alle infiltrazioni mafiosi a macchia di Leopardo. Ora alcuni atti, allegati al ‘processo Teardo’ e alla meno fortunata inchiesta -bis, sono contenuti in un unico file. Vale la pena rinfrescarsi la memoria ? Decidano i lettori. 

Tanti gli argomenti affrontati, i personaggi più o meno noti citati, descritti, interrogatori compresi. Forse sarebbe utile per le generazioni che non hanno seguito, vissuto quella lunga stagione di inchieste, indagini, processi, polemiche, con immancabili giornalisti fiancheggiatori e poi riciclati, affrontare i principali capitoli contenuti negli atti parlamentari della commissione d’inchiesta sulla famigerata P 2. Le cronache nazionali ci hanno descritto più di recente che i magistrati sono arrivati a smascherare anche la P 4.  Vedremo la fine ?

Diciamo, per comodità dei lettori, che il tema tornato alla ribalta proprio in questo periodo riguarda le presunte infiltrazioni di stampo mafioso. Con trucioli savonesi, negli anni scorsi, avevamo già dato conto di quei capitoli affrontati dai magistrati che si occuparono dei ‘ciclone giudiziario’ di Alberto Teardo e soci.  Le indagini sconfinarono nell’imperiese dove è giunta a dibattimento l’inchiesta ‘La Svolta’ che vede 36 persone imputate. Tra i personaggi di spicco una vecchio conoscenza agli atti dei giudici di Savona, negli anni ottanta.

A Imperia, dietro le sbarre, è rinchiuso l’anziano  e presunto boss (oggi come allora nega qualsiasi attività criminosa) Giuseppe (Peppino) Marcianò, coimputato con l’ex sindaco, a piede libero, ed accuse minori,  Gaetano Scullino. Anche durante l’indagine Teardo e C. furono interrogati e lambiti altri politici e pubblici amministratori di Vemiglia, ma anche di Ospedaletti, di Imperia.

Come si potrà leggere nei file realizzato dalla Casa della Legalità, negli anni 70, era emerso che Giuseppe Marcianò era presente a Vallecrosia ad una riunione elettorale e che ricevetti in diverse occasioni assegni (si sentivano sicuri) per un totale di 26 milioni (al valore del 1976) dal cassiere del ‘clan Teardo’ , il popolare Leo Cappello, compianto albergatore di Spotorno.  Tra gli ascoltati anche Ciccio Marcianò. Si possono leggere i verbali di interrogatori  a pagina 218. Una curiosità portano le firme di Granero e dell’allora giovanissimi brigadiere verbalizzare, Giuseppe Corrado, oggi stretto collaboratore alla procura della Repubblica. Interrogatori che risalgono  ai primi mesi del 1984, dopo la ‘retata’ del giugno 1983.

Un altro capitolo, ormai storico, meritevole di essere letto riguarda l’indagine iniziata, primo caso in Italia, dall’allora giovanissimo sostituto procuratore della Repubblica, a Savona, Filippo Maffeo, sull’attività di alcune logge massoniche, con conseguenti perquisizioni, sequestri di documenti, di liste, bilanci, contabilità, indagini affidate alla Digos del dr. Bianchi e alla squadra mobile del dr. Branda.  Segui un durissimo scontro, presa di posizione (siamo nel maggio 1984)  del delegato magistrale della Liguria  all’Obbedienza massonica di Piazza del Gesù. Si trattava di Enrico Califano di Genova che fece un dettagliato esposto alla Procura generale, indicando soprattutto la fuga di notizie sul Secolo XIX, nei giorni immediatamente successivi l’intervento del magistrato e della polizia. Maffeo rispose punto su punto e il caso non ebbe seguito, se non il clamore suscitato dalla pubblicazione, nei mesi successivi, dei nomi di tutti gli iscritti alle logge del ponente ligure, esclusi quelli  all'”orecchio del gran maestro venerabile”, sconosciuti agli stessi fratelli praticanti i tempi massonici.  Alcuni nomi (diciamo presunti) li fece il ‘massone pentito’, Renzo Balini, corrispondente de Il Lavoro, all’epoca abitante a Borghetto S. Spirito, iscritto  alla loggia Novaro di Imperia della quale era ‘venerabile’ un giornalista  del Secolo XIX, Franco Bianchi. Non risultò, vale la pena rimarcarlo, che si fosse macchiato di reati.

Bailini, in un verbale, descrisse anche l’operato di un massone di spicco (Pagani) in Liguria che operava a Loano ed al suo attivo aveva anche l’apertura di diverse nuove logge, con proseliti lungo tutta la Riviera. Anche in questo caso le indagini hanno portato a rivelare nomi e cognomi. Sono una netta minoranza i fratelli finiti in manette per reati contro la pubblica amministrazione o nel loro ruolo di amministratori locali, provinciali o regionali.

Infine citiamo un’altra curiosità che si può leggere negli atti. Viene riportato che il votatissimo parlamentare, per un breve periodo anche sottosegretario, Manfredo Manfredi, deceduto due anni fa, era “buon amico’ di Alberto Teardo, come pure, sembrerebbe, lo fu un altro giovane deputato Dc, Alessandro Scajola. E’ quanto si legge a pagina 179.  Infine lo spaccato della potenza e ramificazione della P 2, con l’interrogatorio  di Francesco Gregorio il 5 gennaio del 1984. Era uno stretto collaboratore del presidente della Camera, Sandro Pertini, un alto funzionario dello Stato che era entrato, come accadde per altre personalità, nel grande circo degli affari & politica con epicentro la Liguria.

L. Cor. 


L.Corrado

L.Corrado

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