Le contraddizioni dell’entroterra più frequentato ed apprezzato del ponente: Valle Arroscia. A Pieve di Teco si vendono e si comprano ciliege (non primizie locali) a 32 € al kg. Ma tre panetterie avrebbero proposto al sindaco pizza, focaccia e simili (invenduti) da offrire ai poveri. Nessuna risposta. Non ci sono famiglie, anziani, in difficoltà? Sarebbe una bellissima notizia. Più reale il ‘miracolo Pornassio‘ dove nel 2013 la cicogna si è presentata 4 volte: 3 famiglie pornassine e una ligure da 10 anni in paese. Altre 2 cicogne sono in arrivo. Per un entroterra da decenni in caduta libera, si intravvedono i primi frutti della politica del Comune a favore dei servizi sociali: scuola, asilo nido, mensa scolastica, farmacia, Poste (2 sedi), viabilità primaria. Altra novità. Il 2014 vede il ritorno sulla plancia di comando, in Provincia, del pievese illustre Paolo Ceppi, 55 anni, farmacista. Si è impegnato alla ‘priorità Monesi’. Serve il rilancio estate-inverno, aggiungiamo noi e basta cialtroni! Ne abbiamo ascoltati troppi, auguri a Ceppi.
E si, perché la Carige di Genova, il colosso del credito ligure, con i suoi 70 miliardi di depositi, ha foraggiato fino a ieri ogni sorte di speculazione edilizia sulla fascia costiera, un tesoro naturale oggi in buona parte compromesso e si vedono i risultati. La nostra montagna tagliata fuori dallo sviluppo, fatta eccezione per l’impegno della Regione sul fronte dei parchi, con parecchi avversari. Abbiamo ascoltato in lunghi, interminabili anni di declino, le chiacchiere degli illusionisti di professione e professionisti a tempo pieno della politica anche sul fronte della qualità del turismo.
Il diffuso degrado urbano della fascia costiera, la trasformazione dei centri storici in alveari di mono e bilocali, prima ha penalizzato gli alberghi (in 20 anni, metà hanno chiuso, e trasformati in seconde case vuote per buona parte dell’anno, ma fonte inesauribile di introiti per le casse comunali (Ici, Imu). Quindi è stata la volta del tessuto commerciale drogato e i drogati da sempre finiscono per collassare.
E’ vero il ‘pesce puzza dalla testa’, dice un detto popolare, il quadro della nostraclasse politica – pochi esclusi – non ha bisogno di commenti. C’è la responsabilità della diffusa disinformazione o scarsa informazione dei cittadini. Non a caso la provincia di Imperia, sul fronte elettorale, era assimilata alla Sicilia, dove faceva bottino pieno Forza Italia: nella terra della mafiosità elevata a sistema. Vorrà dire che noi imperiesi ‘siamo tutti di sangue siciliano’, oggi peraltro governata (la Sicilia) da un dichiarato ed onesto presidente gay dell’estrema sinistra?
Il Secolo XIX del 31 dicembre scorso ha dedicato l’intera prima pagina ad una fotografia-analisi del ‘caso Imperia‘ titolando: ‘Imperia 2013 anno zero riparte dal dopo Scjaola. La caduta ‘du ministru’ avvia una nuova epoca”. ( Leggi a fondo pagina). La firma è del responsabile delle redazioni del ponente ligure, Graziano Cetara, figlio di un operaio, mamma casalinga, cresciuto in ‘cronaca’ a Genova. Il ‘quadro’, l’anamnesi, la terapia sono da sottoscrivere. Cetara genovese, con un anno di permanenza alla redazione di Sanremo, non può conoscere a fondo storia e la realtà complessa della provincia più chiacchierata e massonica-affaristica della Liguria. Non a caso tralascia in toto e in buona fede, il tema prioritario dell’entroterra, diventato povero o escluso dal ‘miracolo economico’. Spogliato della sua principale ricchezza, Monesi, scoperta e decollata a fine anni ’50, a cui è seguito un periodo di grande splendore nel decennio anni ’60 e primi anni ’70. Un’evoluzione economica e sociale a catena, seppure con qualche esagerazione di troppo, vedi una certa edilizia selvaggia a Monesi di Triora e di Mendatica, le ville e villette di Nava. Erano gli anni del boom economico nella vallata dell’alto Arroscia. Con benefici evidenti estesi ad Ormea dove i palazzoni non hanno certo portato fortuna. Anzi.
LA MANO DI SCAJOLA E DEL FRATELLO ALESSANDRO
La mano ‘miracolosa’ di Claudio Scajola non c’entra, almeno sul fronte Monesi. Semmai era il fratello Alessandro che da giovane deputato Dc aveva comprato casa a Monesi nuova e trascorreva le ferie con la famiglia. C’era invece la potenza del ministro galantuomo, morto senza ville e senza avvisi di reato, Paolo Emilio Taviani, come riconosceva il compianto ex sindaco di estrema destra di Briga Alta, Guido Lanteri. Un doveroso merito, inoltre, all’attivismo, assai più interessato (coinvolto in un’inchiesta giudiziaria), del parlamentare di Pieve di Teco, ex sottosegretario, Manfredo Manfredi, ex presidente di Provincia, morto lo scorso anno. Attorno a Monesi – sempre da testimonianza di Lanteri – ruotava negli anni d’oro un manipolo di politicanti, fratelli massoni (liberi professionisti e imprenditori), soprattutto imperiesi.
Ecco Cetara poteva aggiungere che non può essere solo re Scajola il capro espiatorio dei diffusi disastri imperiesi. Certo è stato direttore d’orchestra nel bene e nel male. Abituè dell’areo di Stato all’aeroporto di Villanova. Il punto è che i suoi ‘orchestrali’ e trombettieri dovrebbero andarsene, staccare la spina. Hanno ricevuto ‘benefit’ di ogni sorta.
Un esempio per tutti: che lavoro ha fatto nella vita il signor Giacomo Raineri se non quello di politico a tempo pieno ? E non è l’unico. Fa sorridere il logorroico giovane valente sindaco di Sanremo, Maurizio Zoccarato, concessionario Peugeot, quando in tivù vanta di non essere più tesserato, di considerarsi amministratore pubblico a tempo, anziché a ‘tempo indeterminato’ rispetto ad altri politicanti. Che fa? Sputa nel piatto di chi l’aveva imposto senza primarie ? Si può cambiare idea, bandiera, Zoccarato sarà un amministratore pragmatico dall’A alla Z, capace nei risultati, nella meritocrazia, forse qualche domanda ‘u ministru’ potrebbe, a sua volta, fargliela in tema di coerenza e metodo. Non si abbandona mai la ‘nave’ quando il comandante è difficoltà.
LA SORTE DI UN ENTROTERRA DIMENTICATO E PENALIZZATO RISPETTO ALLA COSTA
L’articolo propositivo del Decimonono ha invece ignorato in toto la prima emergenza-risorsa: il rilancio dell’entroterra. Ad iniziare dall’assenza di una politica urbanistica con il coraggio di bloccare nuovi interventi di consumo del territorio, trasferendo i volumi nelle aree delle valli. Dapprima incentivando al massimo il recupero edilizio dell’esistente, infine creando le condizioni per nuove normative in tema di vincoli e di burocrazia. Richiesta che deve partire dal basso, attraverso l’informazione e la sensibilizzazione. Non è possibile che ci siano località – citiamo solo un caso, Castelvecchio di Rocca Barbera – dove l’ultima nuova costruzione risale al 1977. Motivo ? Occorre sottostare a sei diversi vincoli. E su questo fronte la Regione Liguria deve essere coinvolta, spronata, convinta. A chi servono la pioggia di vincoli e la burocrazia asfissiante? Non è forse vero – dati del ministero dell’Ambiente- che in barba a tutte le crisi, ogni 5 mesi viene cementificata, in Italia, un’area estesa come il Comune di Napoli. E ci meravigliamo dei disastri e delle frane per alluvioni ! I finanziamenti spesi per pagare i danni.
LA BUONA NOTIZIA DI PORNASSIO
L’entroterra non può fare notizia solo nei periodi di sagre e feste enogastronomiche con riprese televisive, peraltro spesso pagate con soldi della comunità e delle Pro Loco. Non può neppure fare notizia solo con la cronaca nera. Pornassio saluta il 2013 e brinda al 2014 con la forza della speranza. Il sindaco, Emilio Fossati, sulla scia del predecessore, geometra Raffaele Guglierame, ex funzionario Enel, imprenditore agricolo, poteva indire una conferenza stampa ed annunciare qualcosa di raro per l’entroterra che ‘piange’. Sul cielo delle sette frazioni di Pornassio è arrivata per quattro volte la cicogna, e si preannunciano altri due arrivi.
Fossati, artigiano in pensione abituato a ‘sporcarsi le mani col lavoro manuale’, poco incline a far da prima donna con i mass media, si limita a ribadire un convincimento: “I nostri paesi debbono puntare in linea primaria a salvaguardare e potenziare dove è possibile i servizi principali. A Pornassio si è fatto con le scuole, l’asilo nido, la mensa scolastica, la farmacia, la viabilità. Non ci saranno magari risultati immediati, ma si rafforza il tessuto sociale che vuol dire favorire i nuclei famigliari, le giovani coppie. Tra le altre cose, ci siamo impegnati nella banda larga, con Uno Comunications e quella via cavo della Telecom. Insistiamo affinchè il negozio in paese sia considerato alla stregua di un servizio primario e dunque va aiutato in modo concreto, senza perdite di tempo”.
Quando chiediamo a che punto è il percorso dell’Unione tra i comuni della valle, Fossati risponde: “Non ho nulla da dire, chieda agli altri colleghi e soprattutto al capofila, il sindaco di Pieve di Teco. E’ un fallimento e non certo per colpa di Pornassio. Egoismi e campanili stanno vincendo. Alla fine ci imporranno…”. Un sindaco che, con i collaboratori, elogia l’attivismo della Provincia di Savona rispetto a Imperia.
Negli ultimi 12 anni Pornassio è tra i pochi paesi di montagna (ponente ligure) ad aver incrementato il numero di residenti (+ 40), non quelli fittizi dove in qualche caso si è favoriti dall’assenza di addizionale Irpef comunale. Non è la presenza della Cooperativa Il Faggio a fare la differenza. Il Faggio che nelle ex colonie di Nava, di proprietà della Provincia, ha trasferito l’attività ‘assistenziale’. Qui opera una struttura residenziale specializzata nella soluzione dei problemi legati alle dipendenze da alcol, droga e gioco d’azzardo. E, in qualche caso, detenzione domiciliare per soggetti anziani. Se ne parla poco, da lavoro ad oltre una trentina di persone, in particolare donne.
Altra notizia dal Col di Nava. C’è chi ricorderà che a Case Rosse era sorto un Comitato cittadino per la raccolta di firme contro il servizio assistenziale del Faggio. Malumori ancora più estesi suscitarono i rifugiati libici ed africani, una settantina tra uomini e donne. Sono rimasti 5 , hanno ottenuto asilo politico, lavorano in cooperativa. In questi giorni di feste natalizie e di fine anno, li abbiamo trovati all’opera nella tinteggiatura nelle scuole di Pornassio e fine lavori prima della ripresa.
Notizie poco incoraggianti, invece, per la pulizia cunette della Statale (rischi in caso di piogge) e sfalcio erbacce laterali. L’Anas ha una squadra di 6 uomini da Ventimiglia a Cervo. Lo sfalcio è avvenuto a ottobre, a stagione estiva conclusa. L’appalto della neve è passato dalla ditta Boero di Nava ad una società di Bergamo. Per fortuna è molto attivo in zona il volontariato: Croce Bianca, Pro Loco, Consorzio Irriguo. E a Nava dovrebbe iniziare la ricostruzione del ‘parco ippico’, dopo il percorso iniziale con la demolizione (abusive) delle stalle in legno. Nava, un tempo ‘capitale della lavanda‘, terra di villeggiatura da giugno a settembre, ora la stagione è ridotta a 15 giorni di agosto. Nava contraddistinta dal mercato all’aperto di bancarelle di extracomunitari. Ha quattro alberghi-ristorante, tra essi un fiore all’occhiello della ristorazione (Lorenzina) e un bar (Sorriso) meta prediletta da migliaia di motociclisti.
LA PIZZA DEI PANETTIERI DI PIEVE DI TECO FINISCE NELL’IMMONDIZIA
Il rapporto annuale dell’Italia “Famiglia e lavoro 2013” racconta che le famiglie con almeno un componente in difficoltà sono il 20,7 per cento del totale, oltre 5 milioni di nuclei su una cifra di 25 milioni 336 mila. Le stesse statistiche dicono che oltre 800 mila famiglie si trova in estrema indigenza. C’è il fenomeno delle famiglie sole. Gli squilibri con l’invecchiamento della popolazione, le pensioni minime.
Ebbene a Pieve di Teco operano da anni tre rinomate panetterie. Pare sia stato proposto più volte al sindaco -, geometra Alessandro Alessandri, classe 1970, rieletto per il secondo mandato dopo quello del 2008 – di ‘organizzare’ un servizio pre-serale di ritiro di pizze, foccacce, farinata e altre specialità a consumo giornaliero per destinarlo ai bisognosi. A Pieve di Teco c’è una numerosa comunità di extracomunitari, ma anche persone sole. E’ improbabile che siano tutti abbienti e comunque il primo cittadino con la fortuna di essere il pupillo di Imperia Tv e non certo per la parentela col ‘generale Scajola‘, potrebbe farsi parte diligente, assecondando nei fatti la proposta dei panettieri.
Pieve di Teco che sul sito intenet del Comune ci sono molte pagine in bianco, non rispondono alla decantata ‘trasparenza” laddove si indica “naviga nelle sezioni“. Pieve dovrebbe esercitare il ruolo di capofila dei paesi della Valle. Non perchè in questo periodo di feste è l’unico centro dove si possono comprare ciliege (Cile) a 32 euro il chilo, più care dei branzini ed orate nostrane, se c’è la richiesta è buon segno. Pieve di Teco decantata dalla tivù più popolare per l’attivismo del suo sindaco, lascia alcuni suoi gioielli storici – chiese in particolare e spazi pubblici – con un decoro assai poco decoroso e lo documenteremo con fotografie ‘parlanti’.
Qualcuno sostiene: il giovane Alessandri detiene il record di incarichi (10) in giunta, rispetto ai due degli assessori. Il vice sindaco Angelo Casella sul sito comunale ho lo spazio interamente bianco, pur essendo responsabile delle ‘manifestazioni’. Se Imperia Tv tifa per Alessandri, altri asseriscono che gran parte dei lavori più in vista (vedi l’ex caserma Manfredi, la collegiata ) sarebbero merito del predecessore Renzo Brunengo scivolato sulla buccia di banana della Centrale a biomasse. Una follia in quel contesto. Alessandri assurto a ‘salvatore della patria’, con un responsabile dell’area tecnica eletto sindaco di Montegrosso Pian Latte, l’unione fa la forza. I risultati non sembrano dei più incoraggianti e forse sarà questione di incapacità, di eccesso di presenzialismo televisivo a senso unico da prime donne. Dal dire al fare….?
Pieve di Teco e la ‘Valle Doc’ – recitava il pieghevole di Raffaele Guglierame alle elezioni provinciali con l’avvocato Gianni Giuliano presidente (Forza Italia) – metteranno alla prova le promesse del concittadino Paolo Ceppi, già assessore negli anni 2000. Chiamato nel governo provinciale del presidente Ginetto Sappa (in attesa della soppressione dell’ente o della sopravvivenza) in seguito al rimpasto, imposto dal gruppo ‘Uniti‘ infiocchettato di vecchie volpi della politica, per alcuni a livello professionale. Tra i suoi primi impegni Ceppi ha annunciato, via mass media, un forte impegno per Monesi, il suo rilancio. Inutile, in questa sede, dilungarci sulle cause dello sfacelo e responsabilità. Guardiamo avanti, al progetto pubblico e privato. Con scadenze e fermezza verso tutti. La Regione, in parte, è stata di parola. La Provincia ha ora fallito, ora zoppicato, perso tempo. Ceppi ha il bagaglio della credibilità, l’auspicio è che non deluda e tenga informata a dovere la popolazione.
Luciano Corrado